2014
Zona Micheletti: Lacrime napoletane
Le lacrime di Balotelli dopo la sostituzione di Napoli me ne hanno fatte venire in mente altre. Quelle di Cambiasso dopo una sostituzione a Milano e i fischi che avevano sancito la fine dell’Inter del triplete e dei suoi senatori argentini. Quelle di Ronaldo, a Roma, sempre in maglia Inter, dopo la famosa partita contro la Lazio. Quelle di Paolo Maldini, versate il giorno del suo addio al calcio, davanti a uno stadio che lo omaggiava e a una curva che lo fischiava. Quelle più recenti di Hernanes, che saluta i tifosi della Lazio che ne restano così colpiti tanto da consolarlo.
Le lacrime credo che siano la confessione di sofferenza maggiore che un essere umano possa palesare: dolore fisico ma anche interiore, urgenza di qualche cosa che da dentro chiede e pretende di uscire e che tu non puoi fare niente per frenare. Questa impotenza nell’immaginario comune non viene avvicinata ai cosiddetti eroi della domenica, a quelli che hanno macchine soldi donne e fama. Si fa fatica anche ad accettarla nella vita di tutti i giorni (piangere è concesso con parsimonia solo alle donne) perché ti spiazza: quando uno piange non sai mai come comportarti. Eppure credo che sia la rivelazione più intima che ognuno possa fare verso l’altro. Ecco perché le lacrime di Balotelli me lo hanno restituito per quello che è: un ragazzo prima che un giocatore, una persona prima che un atleta, un essere umano prima che un personaggio pubblico. Uno che ha messo in pubblico un momento estremamente privato senza vergogna cercando sì di dissimularlo ma nemmeno tanto.
Questo, ai miei occhi, non lo assolve da tanti altri atteggiamenti avuti in passato, ma lo ridisegna, se volete lo ridimensiona anche: sarei curioso di sapere che ne pensano ora i tantissimi ragazzini che lo hanno eletto a loro icona, cosa dicono del loro idolo che si è comportato come forse anche loro fanno, però al chiuso delle loro stanze dopo un litigio con la fidanzatina o con i genitori per un brutto voto a scuola, se magari ripenseranno ad alcuni loro atteggiamenti e li rivaluteranno alla luce del suo. Non voglio santificare Balotelli, lo ripeto, ma credo che le sue lacrime siano state davvero vere e provino che alla fine la sua scorza tanto decantata e i suoi muscoli esibiti a ogni piè sospinto e a ogni gol (ma da quanto non li vediamo?) fossero solo una corazza dietro la quale si è nascosto finora.
Avere il coraggio di mostrare le proprie emozioni e far capire agli altri quello che si prova in quel momento credo che sia la manifestazione di forza maggiore che ogni essere umano possa fare dopo il quale ci si sente e si appare ancora più forti ma soprattutto più veri.