2014
Zona Micheletti: Cambia che non passa
Degli otto esoneri fin ora effettuati in serie A, almeno sei potevano essere evitati e di questi almeno quattro sono colpa della società.
I sei evitabili a mio giudizio sono quelli di Allegri, Liverani, Maran, Pioli, Petkovic e Sannino. Tra questi, quelli imputabili alle società sono i primi quattro.
Allegri non avrebbe dovuto nemmeno iniziarla questa stagione, tanto era stato delegittimato dalla società (leggasi prima Silvio e poi Barbara Berlusconi) tanto da assistere alla esecuzione del meno responsabile di tutti, Ariedo Braida, che signore fino in fondo, come sempre, se ne è andato (forse con un futuro alla Samp) senza dire una parola.
Catania e Genoa sono le società più responsabili di tutte. Sotto la Lanterna Preziosi ha fatto un azzardo enorme nel prendere un inesperto, pur se talentuoso a livello giovanile, come Liverani e ora paga di tasca sua. Pulvirenti, a Catania, prima ha smontato la squadra, poi ha cambiato il tecnico, ma Maran non poteva fare miracoli così come non li può fare De Canio.
Discorso analogo per il Bologna, dove Pioli paga la totale assenza di programmazione, denaro e imprenditorialità sportiva della dirigenza che ora deve fare i conto con una piazza storica del calcio italiano destinata a ritrovarsi in serie B salvo sacrifici economici esagerati: Ballardini è un usato sicuro che però forse non ha quell’animus pugnandi necessario a chi si deve salvare dalla retrocessione.
Diverso invece il discorso per Petkovic e Sannino. Il laziale ha dimostrato quest’anno, ma anche nello scorso campionato, delle grosse lacune di preparazione fisica e tattica per la sua squadra. La Lazio a volte vagava per il campo smarrita senza sapere cosa fare e si è corso il rischio di far macerare giocatori come Klose, che invece sono sempre quelli che salvano la barca. Per Sannino si può parlare di troppa integrità tattica: non abiura al suo credo di gioco pur non avendo a disposizione gli interpreti adatti e finendo forse per entrare in rotta di collisione con lo spogliatoio.
Diversissimi di discorsi per Sampdoria e Livorno. Delio Rossi ha perso di vista tutti i riferimenti necessari a un tecnico per fare il proprio mestiere, ha iniziato dopo la salvezza stupenda dello scorso campionato a rivedere fantasmi e ombre da tutte le parti fino a rendere indispensabile il suo saluto ai blucerchiati, obbligando a una decisione che la famiglia Garrone non avrebbe mai voluto forse prendere. Nicola a Livorno paga invece la regola che vuole una neo promossa pagare dazio in serie A se il mercato non è fatto pensando che gli avversari sono di uno spessore tutto diverso (pur con tutto il rispetto) da Brescia, Spezia, Empoli e via dicendo. Lui, di suo, ci ha messo a mio avviso un po’ troppo coinvolgimento con il territorio, pensando e sperando che fare appello sempre e solo all’impegno e al sacrificio (termini che a Livorno si conoscono a menadito dai tempi dei tempi) potessero bastare al suo primo anno di serie A.