Hanno Detto
Zhang: «Un orgoglio aver vinto lo Scudetto. Su Conte e Inzaghi…»
Steven Zhang ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: queste le parole del presidente nerazzurro
Steven Zhang ha concesso una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. Le parole del presidente nerazzurro.
SCUDETTO – «È un grande orgoglio aver raggiunto questo obiettivo dieci anni dopo l’ultimo titolo, interrompendo una striscia di 9 scudetti consecutivi della Juve. Era uno dei nostri sogni quando abbiamo comprato l’Inter. È una soddisfazione che viene dal profondo del cuore, ringrazio la squadra e lo staff tecnico e societario per essere riusciti a regalare ai nostri tifosi una gioia che aspettavano da tanto tempo e aver riportato Milano sul tetto del calcio italiano. Aver donato questa soddisfazione al popolo nerazzurro in un periodo storico così difficile e drammatico ha un valore ulteriore. Siamo consapevoli di quanto impegno e quanti sforzi siano stati necessari per riuscirci. Il duro lavoro ha pagato e oggi sappiamo che nell’Inter ci sono le competenze, le qualità e le capacità per vincere e continuare a programmare un futuro solido e ricco di soddisfazioni».
STRUTTURA SOLIDA – «Quello che più mi piace evidenziare è come negli anni sia stata rafforzata la struttura aziendale. Ovviamente lo sguardo di molti si posa sui nomi di tecnici e giocatori importanti che hanno vestito e vestono la maglia dell’Inter, ma questo aspetto, benché importantissimo è la conseguenza della crescita del club, che vanta tantissime professionalità in ogni settore e grandi manager. Quella dell’Inter è oggi una realtà tra le più forti e organizzate a livello europeo. Questo è il mio più grande orgoglio. E con una struttura così solida anche il lavoro del presidente diventa molto più facile».
MANAGEMENT ITALIANO – «Ad essere onesti, quando scegliamo le professionalità non guardiamo alla nazionalità, quello che conta è la qualità delle persone. Ma il calcio è un’azienda particolare: quando abbiamo rilevato l’Inter avevo solo 24 anni e non conoscevo il campionato italiano e la cultura italiana dall’interno. Avevo bisogno di apprendere come si gestisce un club italiano, i meccanismi, le aspettative, la cultura sportiva e anche storia e Dna della società e del sistema calcio. Dovevo entrare nel mondo del’Inter e delle sue radici a Milano. Nessuno poteva spiegarmelo meglio degli italiani. Faccio un esempio tecnico-tattico: ho dovuto capire che storicamente le vittorie in Italia si costruiscono partendo dalla solidità della difesa. Mi ricordo quando Piero Ausilio mi ha spiegato l’importanza di avere delle fondamenta solide e la sua soddisfazione il giorno in cui riuscì a prendere insieme Bastoni e Skriniar per aggiungerli a de Vrij».
PRESTITO OAKTREE – «Il Covid ha creato enormi difficoltà. Le principali a livello economico. Per un anno e mezzo gli stadi sono rimasti chiusi con il ricasco negativo per gli introiti da botteghino e da contratti commerciali. Nella stagione 2019-2020 la perdita per i grandi club europei, tra cui l’Inter, è arrivato a due miliardi di euro. Tutti questi fattori ci costringono a rivedere i piani e a guardare verso l’esterno per ottenere nuove risorse. Ci sono state tante voci e speculazioni non vere, ma non potevamo smentirle tutti i giorni. A gennaio l’Inter è stata molto chiara sulle sue necessità: abbiamo valutato le opzioni e scelto quella che meglio si sposava con la nostra strategia finanziaria per il club a medio-lungo termine».
OFFERTA PER COMPRARE L’INTER – «Non è vero, non c’è stata alcuna offerta per l’acquisto del club. E d’altra parte noi cercavamo altro. In questa fase post pandemica non è facile trovare gruppi disposti a investire nel calcio, che è attualmente un sistema in cui si perdono molti soldi ogni anno. Il nostro obiettivo adesso è ritrovare un equilibrio finanziario attraverso il ridimensionamento dei costi, altrimenti non si troveranno mai nuovi investitori».
SOCI DI MINORANZA – «Da parte nostra ragioniamo sempre a medio-lungo termine e siamo sempre aperti a partner commerciali o finanziari che possano aumentare i ricavi ed essere sinergici al nostro progetto per il bene dell’Inter. Cosa si intende per medio lungo termine? Medio termine almeno 5 anni, lungo termine andiamo dai 10 ai… 100».
SUPERLEGA – «Io penso che i problemi economici esistevano anche prima, ma la pandemia li ha accelerati. C’è necessità di rivedere il sistema calcio, avere cambiamenti nella tecnologizzazione, digitalizzazione e aumentare la capacità attrattiva del fenomeno calcio per le nuove generazioni. Dobbiamo innovare, guardare al futuro. Bisogna provare. Ovviamente questo va fatto in accordo con Fifa e Uefa. La Superleague era solo uno esempio di questi tentativi da fare. Non esistono progetti che non vengano concordati con Fifa e Uefa».
STADIO – «Un nuovo stadio è fondamentale non solo per aumentare i ricavi e la solidità economica che può portare al club, anche attraverso sponsorizzazioni e partnership commerciali, ma per la possibilità che offrirebbe ai tifosi dell’Inter di vivere a 360° l’evento sportivo».
ADDIO CONTE – «Sin dal primo momento in cui abbiamo rilevato l’Inter abbiamo pensato che Conte sarebbe stato il tecnico migliore per il nostro progetto. Due anni fa siamo riusciti finalmente a portarlo in nerazzurro. Io ero e resto convinto che Conte sia un tecnico vincente: è la ragione che ci ha portato a investire tanto su di lui e sulla squadra negli ultimi due anni. Già la scorsa estate la pandemia aveva notevolmente colpito i nostri ricavi ma abbiamo continuato con lui, concentrandoci sulla stagione convinti che potessimo vincere. La decisione è stata giusta. Ma ora il conto portato dalla pandemia è tale che non possiamo non rivedere la situazione cercando dei risparmi che riportino a un prossimo equilibrio di bilancio. Dobbiamo necessariamente ridurre i costi e controllare i rischi. Questo ovviamente influenza anche le strategie di calciomercato. I nostri differenti punti di vista sulla situazione hanno portato alla separazione. Quello che non era fondamentale per lui, lo era per il club. E viceversa. Conte è un top coach, ma come presidente devo pensare alla solidità della società».
INZAGHI – «Simone ha dimostrato in questi anni di essere un tecnico di valore e di esperienza, ha le qualità per tenere competitivo il nostro club, che è ciò che vogliamo, ma cooperando con noi per far si che l’Inter resti una società solida e senza rischi. Conosce il nostro progetto, lo ha sposato e siamo molto felici di averlo qui sperando di poter vincere insieme».
LUKAKU – «Non è giusto né elegante eleggere un solo giocatore come uomo immagine di un club. Il calcio è uno sport di 11 giocatori scelti da una rosa molto più ampia e tutti collaborano, lottano e sono importanti per arrivare agli obiettivi. Gli scudetti si vincono insieme e non grazie a un singolo. Ma certamente posso dire che Romelu ha una forte personalità, è un giocatore che gli altri compagni rispettano. Non è solo un grande giocatore, ma un uomo con un grande cuore».
OBIETTIVI ECONOMICI – «Quelli economici li abbiamo detti. C’è bisogno di un’ampia plusvalenza alla fine di questo calciomercato, ma vogliamo mantenere molto competitiva la squadra per permetterle di fare bene in Champions e ovviamente di riconquistarla il prossimo anno, perché vogliamo stabilmente stare tra i grandi club europei».
RIVINCERE LO SCUDETTO – «Non è facile. Sei sette club sognano di vincere lo scudetto ogni anno, poi la realtà è diversa. Godiamoci quello conquistato».