2012

Zeman e tifosi di fronte all?incubo di un?altra stagione anonima

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La Roma non va. O almeno è questo il giudizio che scaturisce dalla prima fetta di campionato. Una Roma che ha mostrato molto poco di una classica squadra zemaniana, sia nel bene che nel male: le trame offensive latitano, mancano velocità d’esecuzione, inserimenti, sovrapposizioni laterali, manca tutto. Ed anche le reti subite non riflettono i proverbiali disequilibri zemaniani, quanto invece causata da errori tecnici di portieri e difensori non rivelatisi all’altezza della situazione.

LE RESPONSABILITA’ DELLA SOCIETA’ – Il progetto della proprietà americana parte dalla scelta di dirigenti navigati quali Franco Baldini – il vero tramite tra gli statunitensi e l’ambiente romano – e Walter Sabatini, da sempre una figura in grado di scovare giovani di valore nel panorama calcistico mondiale. Ecco, giovani appunto: il diktat societario indica come strada l’acquisto di giovani di calciatori livello, valore aggiunto oggi e potenziali campioni del domani. In due estati sono arrivati una ventina di giocatori: bene Lamela, Osvaldo, e Pjanic, tanti ancora in attesa di giudizio, troppo invece si è rischiato nel pacchetto difensivo. Piris, Marquinhos, Castan e Dodò sono quattro difensori che approdano in Italia dal campionato brasiliano. È evidente che possano risentire dell’adattamento in un torneo molto più complesso. In altre parole, agli stessi prezzi in Italia c’era di meglio.

ZEMAN E STAGIONE ANONIMA – Dopo l’anonimato firmato Luis Enrique, la società non è di certo andata sul sicuro: fiducia a Zeman, il grande ritorno invocato dalla piazza, una scelta per tanti versi molto ambiziosa e non agevole da prendere. Il tecnico boemo impiega un attimo a dire sì alla sua Roma – peraltro città che ama e in cui vive da anni – e, tra le sue dichiarazioni iniziali, a colpire in particolare è una: “Vado via da Pescara perché Roma è l’ultimo treno della mia carriera per provare a vincere qualcosa”. Uno Zeman molto carico e determinato dunque, motivato a fare bene e smentire tutti i suoi detrattori che già indicavano all’orizzonte una classica stagione zemaniana: sprazzi di grande gioco, di goleade, di colpi esterni contro le squadre più forti, ma assenza totale di continuità ed imbarcate continue della difesa. Una stagione da quinto o sesto posto, insomma. Una classica annata anonima. L’incubo di Zeman, allo stato dell’arte, si sta traducendo in realtà.

TIFOSI E STAGIONE ANONIMA – La piazza giallorossa ha vissuto con grande entusiasmo l’avvento della proprietà americana: il rapporto con la famiglia Sensi si era deteriorato, la squadra era in declino e l’approdo della cordata di imprenditori statunitensi risultava convincente in termini di rilancio delle ambizioni. Proprietà che, in prima persona e tramite la dirigenza, ha sempre dichiarato con forza che si sarebbe trattato di un progetto pluriennale. I tifosi, dopo una maturità iniziale e sulla strada di quel salto di qualità richiesto ad una piazza troppe volte rivelatasi instabile, ha girato le spalle al corso di Luis Enrique, vivendo una stagione anonima – mancata qualificazione alle coppe europee – estremamente al di sotto delle aspettative. Un anno fa Roma quarta squadra europea per livello di spesa, milioni probabilmente investiti in parte male. Dopo un anno il ritorno di Zeman, tanto voluto dalla piazza, ma la storia sembra ripetersi. Uno striscione in Curva Sud in occasione di Roma-Palermo – sfida antecedente il derby di domenica scorsa – così recitava: “Continuate ad umiliare questa maglia e chi l’ama, la nostra pazienza dura un’altra settimana”. Il derby è stato amaramente perso, i tifosi sembrano già aver mollato la squadra. Con indifferenza, senza clamore o proteste plateali. Meglio o peggio, questo non si sa.

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