2014
Zebina e l’Arte: «Totti – Bernini, Allegri – Modì»
Il difensore francese racconta la gara a modo suo
JUVENTUS ZEBINA ROMA SERIE A – Nell’arte ha trovato la propria dimensione ideale. Jonathan Zebina, ex difensore, tra le altre, di Juventus e Roma, si sente «un uomo migliore» dopo aver chiuso una dignitosa carriera da calciatore e averne iniziata un’altra da esperto d’arte. Un paradosso, volendo scherzare, perché il francese, almeno sul campo, sembrava totalmente estraneo alle ‘pennellate’ d’artista.
PICASSO– Il suo giocatore preferito Zebina lo ha individuato ben presto: è Zinedine Zidane, francese come lui. «In campo credo nell’apparizione del genio. In Zidane, capolavoro vivente, unico di fronte al quale durante il gioco mi sono bloccato quasi in adorazione. Vedeva prima, anticipava i comuni mortali: come Picasso, ha influenzato i generi e segnato un’epoca, cosa rara nel calcio o nell’arte».
IL MAESTRO – A far l’esperto d’arte, il francese – che nel frattempo ha aperto e chiuso una galleria a Brera – ci è arrivato grazie a Capello, che gli ha indicato la strada: «Ho un pregio e un difetto insieme: fuggo dalla massa, sono diverso e sempre me stesso, così non ho mai sofferto il problema. Tanto, nell’arte sarei atterrato comunque: Capello ha solo accelerato, come i maestri ha avuto l’intuizione. La nostra Roma? Dallo strapotere fisico di Samuel e Batistuta alla rapidità di Cafu, fino a certe giocate del capitano: era muscolare ma pure raffinata, come i corpi magnifici di Michelangelo nella Cappella Sistina».
PRESENTE – Il presente, invece, parla di Francesco Totti contro Gigi Buffon, i due capitani e campioni con cui Zebina ha potuto giocare per diversi anni: «Gigi è l’unico portiere che abbia mai davvero meritato il Pallone d’oro. Carisma e sensibilità, l’essenza del ruolo, un omaggio vivente a Jerry Siegel, il fumettista che ha inventato Superman. Francesco, invece, è l’efficienza. Lui fa la cosa giusta, sempre. Ab- braccia la città che ama, è come il Bernini che ha progettato il Colonnato di San Pietro».
I TECNICI – Sulle panchine due volti nuovi: Rudi Garcia, il connazionale che avanza, e Massimiliano Allegri, che ha il difficile compito di prendere l’eredità di Antonio Conte: «Rudi è stato un artista di talento già qui, ma ero scettico perché Roma è un’arena: vita o morte. E lui ha imparato a vivere in equilibrio, è come il Napoleone di Jacques Louis David: un conquistatore. Allegri con quella forma asciutta mi ricorda un Modigliani. Non gli si può chiedere di essere Capello o Conte, furioso sul campo. Però l’eleganza e il bel gioco sono le sua carte: fare meglio di ieri sarebbe un capolavoro da esposizione».