2016

Ze’ Roberto: «A Genoa mi dissero, sei morto»

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«Prezioso mi ha fatto diventare un giocare di m…»

Ze Eduardo, ex calciatore di Genoa e Siena, ha parlato in esclusiva a Socialcf.it. Il brasiliano che adesso gioca a Dubai, è chiamato anche Zé love, soprannome ricevuto ai tempi del Palmeiras perché era in camera con Vagner Love, che quando partì lasciò in eredità a Ze Eduardo il soprannome di “Love” per una particolare in comune, che lo stesso calciatore racconta: «Quale? Firmare le magliette delle tifose con il numero di cellulare, così da poter essere ricontattati. Ma questa è una storia vecchia, ero un ragazzino, non l’uomo e il padre di oggi». Oggi Ze’ Eduardo è infatti padre e quando parla della famiglia prova molta emozione: «Tornare a casa è trovare mio figlio è la cosa più bella che mi portesse capitare. Senza lui e mia moglie Luciana, non potrei vivere. Luciana era agente immobiliare a Curitiba, in Brasile e sapete come l’ho conosciuta? Be’ comprando due case, ma non mi servivano, furono solo una scusa per poterla conoscere. E’ una delle cose migliori che ho fatto, come la “latteria” che ho regalato ai miei genitori ed ora fa lavorare la mia famiglia, mio fratello e altri dipendenti. L’ho detto già, sono cambiato, oggi sono un uomo maturo».

LA CARRIERAZe’ Eduardo in seguito parla della propria carriera calcistica: «Di sicuro ho avuto qualche colpa nei miei fallimenti. In Brasile ho pensato tanto alle ragazze, ma come tutti i giovani calciatori. Se ne ho avute quante Cassano? Diciamo che ci siamo vicini. Però sono stato anche un calciatore molto forte, dovreste chiederlo ai tifosi del Santos, ai miei compagni o anche i giornalisti. Entravo e segnavo sempre. In un anno mi ritoccarono il contratto per ben 6 volte perché continuato a stupire. Così arrivai in italia, al Genoa, dove sono passato per un giocatore di m… E’ vero che io non ho fatto molto, ma mi infortunai subito il primo anno, mentre per il calvario inspiegabile del secondo, un giorno qualcuno mi dovrà dare delle spiegazioni…»

IL RIFIUTO AL MILAN – Quando Ze’ Eduardo salutò l’Italia, venne salutato dai titoloni che parlavano di un suo rifiuto al Milan, che gli propose sette giorni di prova. Queste le parole del calciatore sulla questione: «Sono anni che sento questa storia. Anche in Brasile dicono che ho rifiutato i rossoneri, ma non è la verita. Ricordo che mancavano 15 giorni all’inizio del campionato e Prezioso mi disse di andare al Milan, perché mi volevano. Firmammo subito, poi, però, Galliani mi chiese di stare un giorno in albergo. Il giorno dopo arrivò Allegri che in modo superbo mi disse che voleva Bojan e che stava provando a prenderlo. Se Bojan fosse arrivato, il sarei tornato a Genoa, però intanto avrei dovuto allenarmi con il Milan per una settimana. Perché avrei dovuto rispettare quel discorso odioso? Così tolsi il disturbo subito e me ne andai. Pensavo che al Genoa mi avrebbero capito, invece mi hanno detto che non avrei giocato più, che ero morto. So che nessuno mi crederà, ma è andata così. Ancora oggi non so perché il genoa ha speso così tanti soldi per me, e in seguito ha voluto stroncarmi la carriera».

PREZIOSI E IL SIENA- Il discorso del calciatore si sposta poi sul presidente del Genoa: «Preziosi mi ha fatto diventare un giocatore di m… . Non ha accettato il mio no al Milan e mi mise fuori rosa senza un motivo. Se oggi dovessi incontrarlo, gli chiederei il perché, ma dovrei di sicuro trattenermi perché provo ancora rabbia. Di Canio, il Mister, non fece nulla, si schierò con la società. Mi hanno pagato tutto il contratto, ma non mi hanno più permesso di giocare. Addirittura arrivarono a prendere Stoian e mi mandarono a giocare a Siena. Metà stipendio me lo pagava il Genoa, che era la cifra che davano a Stoian. Davvero assurdo. Al Siena, cominciai bene, poi proprio contro i rossoblù m’infortunai. A volte nella vita quando le cose vanno male, non cambiano più. E pensare che per il Genoa rifiutai il Werder Brema, poichè dopo l’avventura al Santos mi volevano tutti. In Liguria tornei subito per il calore dei tifosi, sono sempre stati speciali. Non smetterò mai di ringraziarli e un giorno mi piacerebbe andare in Gradinata Nord per dire a tutti loro che io non dimentico. La mia squadra del cuore resta il Santos, e non posso negarlo, ma il Genoa ha un posto speciale nel mio cuore. Il Genoa, Preziosi no però».

IL RAPPORTO CON ZENGAZe’ Roberto ora gioca a Dubai, allenato dall’ex tecnico della Sampdoria: «Mi ha chiamato per sapere se volevo andare a casa sua a Capodanno, si preoccupava che ero qui da solo, appena arrivano e che non conoscevo nessuno. Queste piccole cose fanno la differenza. Ti fanno capire l’umanitàdella persone. Zenga è uno dei migliori allenatori che ho conosciuto in campo, ma anche fuori. Se qualcuno mi parlasse male di lui, lo zittirei immediamente perché l’ho conosciuto ed ho visto che persona è. A Genova, invece, non mi aiutarono neanche con un traduttore appena arrivai. Quand’ero fuori rosa, mi allenavo solo dalle 13 alle 13:50 e c’era chi andava a dire che non facevo la “vita da atleta” perché ero in giro. Ma cosa dovevo fare? Mi avevano impedito di essere un atleta e poi mi criticavano se andavo in giro. Dovevo stare in casa tutto il giorno?».

GASPERINI – Tra le tante critiche, però, l’ex calciatore rossoblù, ha parole positive per un tecnico: «Gasperini è sempre stato onesto con me, vedeva che mi allenavo da solo, con intensità per cercare di avere un’altra chance. Mi disse che non poteva fare nulla per aiutarmi, ma che se volevo mi avrebbe messo in contatto con un suo amico procuratore. Quella persona che mi presentò è tutt’oggi il mio procuratore, un secondo padre con me, con cui ho un feeling assoluto. Mi segue ovunque, non come il mio vero padre che ha paura dell’aereo e quindi non mi ha mai visto giocare al di fuori del Brasile»

L’AMICIZIA CON NEYMAR – Ze’ Roberto al Santos giocò con Neymar e tanti altri campioni con i quali strinse un’amicizia che dura ancora oggi: «Sì, siamo ancora amici.. D’estate ci vediamo sempre a casa in Brasile. Non giochiamo più a poker perché i livelli ora sono troppo diversi. Non ti puoi mettere a tavolo con 5 mila euro quando davanti hai uno con 100 mila. Junior è un vero talento, io sono stato nel suo Santos, ma non ci sono paragoni tra quelli come lui o Messi, e quelli come me. Parlo con onestà, ho sempre detto quello che penso e forse è questo quello che non è mai piaciuto. Sono più forte del calciatore visto in Italia, ma non a livelli dei fenomeni come Neymar o Messi». 

IL RAPPORTO CON LA FAMIGLIA – Ze’ Love è cresciuto nei dintori di San Paolo, dove la povertà e la fatica la fanno da padrone. I suoi genitori, lavoravno in un’azienda, che produceva latte, che lui chiama “latteria“; due anni e mezzo fa, Ze’ Roberto ha cominciato a comrpare una parte dell’allevamento, finché non ha preso il possesso dell’intera Latteria, regalando la gestione ai suoi genitori e suo fratello: «Questa latteria è il mio oroglio ed è anche l’attività in cui lavorerò quando smetterò con il calcio. Tra tanti anni, però, perché ne ho solo 28 e voglio giocare ancora a lungo. Noi calciatori siamo di base soli, abbiamo i soldo ma ci sposiamo presto perché vogliamo qualcuno vicino. Lasciamo la famiglia da giovani ed io con questa azienda ho voluto ringraziare i miei genitori, perché senza di loro la mia carriera non sarebbe stata possibile. Non sapete come mi fa stare bene pensare a loro, finalmente, posso godermi un po’ della mia fortuna che è soprattutto merito loro».

IL RAPPORTO CON SUO FRATELLO – Il vero Ze’ Roberto, però, lo conosce solo suo fratello: «A 20 anni giocavo ancora nella Serie B brasiliana e volevo ritirarmi. Ero stanco perché giravo da un prestito all’altro e i soldi non arrivavano. Mio fratello, invece, lavorava tanto e divideva il suo stipendio con me per aiutare il mio sogno di essere calciatore. Prendeva circa l’equivalente di mille euro, e lo dividevamo metà. Mi diceva che voleva farmi continuare a vivere il mio sogno. Pochi mesi dopo segnai tanti goal, è un giorno venne a vedermi un’osservatore del Santos. Feci una partita pazzesca e l’osservatore venne negli spogliatoi a dirmi che mi avrebbe portato al Santos, ma in prova per 6 mesi.  Andai dunque a giocare per il Santos, dove cominciavo sempre dalla panchina, ma ogni volta che entravo segnavo. Decisero di blindarmi. Questo è il vero Ze’ Love, non quello che qualcuno a voluto descrivere».

UN RITORNO IN EUROPA? – Ze’ Roberto parla anche di un possibile ritorno in Europa: «Qui in Arabia Saudita non vivono il calcio con passione come in Italia o in Brasile. Spesso la sera organizzo partite a poker con i miei connazionali. Vi ricordate Maicosuel? L’ex Udinese organizza sempre grandi rimpatriate a casa sua per giocare al Texas hold’em. Però qui a Dubai, si sta davvero bene, non come in Cina, dove dopo pochi mesi sono venuto via. Non mi piaceva e poi se mio figlio nasceva con gli occhi a mandorla avrei dovuto ucciderlo (ride) ».

UNA VITA DIVERSA – Quella di Ze’ Love, ora è una vita completamente differente da quella fatta in Italia: «Dovete credermi, ero meno felice di ora. A noi calciatori le donne, i soldi, le macchine arrivano molto presto, ma non siamo in grado di viverle bene. A Genova, una volta, comprai una Lamborghini, era il mio sogno, ci andavo a Montecarlo e mi divertivo. Ma poi? Era una persona diversa? No, ero sempre lo stesso, lontano da casa e triste. Oggi, invece, torno a casa a Dubai, vedo mio figlio che sorride dopo l’allenamento e ringrazio Dio per avermi regalato questa famiglia».

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