2015
Zanetti: «Lavezzi? E’ dura, vorrei Touré»
E sul futuro di Icardi: «Nel calcio non si sa mai»
Ha appeso gli scarpini al chiodo, ma non si ferma Javier Zanetti, che continua a correre tutti giorni e ogni tanto gioca a calcetto. L’occupazione principale dell’ex capitano dell’Inter, però, ora è quella di vicepresidente, che lo ha inizialmente tenuto lontano dalla Pinetina: «Ma i primi mesi era previsto che facessi un master alla Bocconi e stessi di più in sede: per prendere confidenza con tutte le aree della società», ha dichiarato Zanetti a La Gazzetta dello Sport, smentendo che fosse meno presente per Walter Mazzarri. L’argentino, che sta imparando l’inglese, ha parlato poi della proposta biennale presentatagli dal presidente Erick Thohir: «E’ la sua filosofia: mi ha trattato come un manager. Quello che mi interessava era sentire la sua fiducia ed essere considerato un veicolo importante per lanciare l’immagine dell’Inter anche a livello internazionale. E poi era normale: Moratti mi conosce da una vita, lui no». Zanetti, che ha evidenziato poi l’importanza immutata di Massimo Moratti, ha ammesso di sentirsi più coinvolto con l’arrivo di Roberto Mancini: «Normale: io e Roberto ci conoscevamo già. Ma lui sembra un altro rispetto ad allora: più tranquillo, più consapevole. E ha cambiato in parte pure il modo di allenare: molta più intensità, adesso. Ci confrontiamo spesso e se lo ritiene giusto parlo con i giocatori. E’ successo soprattutto nei giorni difficili: so cosa vuol dire attraversare certi momenti».
LUCI E OMBRE – A proposito di confronti, c’è stato quello con l’attuale capitano, Andrea Ranocchia, che sta attraversando un momento difficile: «Andrea ha dei valori e i compagni lo rispettano per questo. Però deve avere più fiducia in se stesso, non sentirsi crollare il mondo addosso: i compagni lo guardano e il rispetto te lo guadagni anche così». Poi ha preso le difese di Mauro Icardi, il cui diverbio con i tifosi è considerato meno grave del gesto di Mario Balotelli di lanciare la maglia per terra: «Più grave Mario, ma due cose sgradevoli. Sta a noi aiutarlo, sta a lui capire come bisogna comportarsi in una grande squadra. La prima cosa, e ci teniamo tanto, è il rispetto per i tifosi. Resterà? E’ la nostra intenzione e il rinnovo del contratto a cui stiamo lavorando va in questa direzione. Poi, si sa, nel calcio non c’è nulla di scontato», ha spiegato Zanetti. Un altro giocatore su cui l’Inter punta tanto è Mateo Kovavic, che ultimamente però va spesso in panchina: «In pochi possono cambiare una partita come sa fare lui e può servire anche sbagliare: ecco, l’unica paura che non deve avere è quella, la paura di sbagliare», ha proseguito Zanetti, che poi ha parlato di Shaqiri, Guarin e Osvaldo: «Shaqiri mi ricorda Sneijder per la capacità di pensare la cosa giusta un po’ prima degli altri. Guarin? Gli è servito tempo, ma può succedere: è difficile trovare continuità quando giochi in una squadra che non ha continuità. Deluso o arrabbiato per Osvaldo? Più arrabbiato, ma lo è anche lui: con se stesso, perché si è reso conto che provare a mettere le mani addosso all’allenatore è stato un grave errore. E che ha sprecato una grande chance».
LE MOSSE – Spazio poi al mercato, dal possibile addio anticipato di Tevez alla Juventus alle mosse nerazzurre: «E conoscendo Carlitos, fossi nella Juve un po’ preoccupato lo sarei: anche che possa accadere prima del previsto, già a giugno. Rinforzi? Il Pocho è difficile, anche se è mio amico. Touré non è un mio amico ma lo prenderei subito: con lui può pesare molto il Mancio, nella scelta di un giocatore è fondamentale poter arrivare dove ti vogliono a tutti i costi».
OBIETTIVI – Infine, le valutazioni sportive, dal pareggio contro il Celtic agli obiettivi stagionali: «Farsi riprendere sul 2-2 ci sta, meno sul 3-3. Siamo vicini al top, ma recidivi: non può essere sempre sfortuna, bisogna lavorare sulla gestione degli ultimi minuti. Pagelle preventive? Da sei con 4°-5° posto, buona con la semifinale di Europa League, molto buona se dovessimo vincerla, perché arrivare terzi mi pare molto complicato. Ma la Champions deve essere sempre la nostra frontiera, se vogliamo tornare fra i primi 10 club al mondo come vuole Thohir».