2015
Zamparini: «Galliani figlio di papà Silvio»
Il patron del Palermo si accende: «Fa solo interessi del Milan»
Placido e sereno, Maurizio Zamparini può diventare impulsivo e arrabbiato a seconda dell’argomento che si ritrova a trattare. Il suo massimo vizio è il calcio, ma guai a chiedergli di Adriano Galliani visto che domani è in programma la sfida contro il Milan, perché il presidente del Palermo scoppia: «E’ figlio di suo papà, e non c’è bisogno che le spieghi chi è suo papà. Lo aiutai a diventare presidente della Lega, ma gli dissi “adesso devi fare gli interessi di tutti”. Col cavolo: fece solo gli interessi del Milan. Come Berlusconi ha sempre fatto solo quelli di Mediaset», ha dichiarato il patron rosanero ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
COMPIACIMENTO – Il calcio in ogni caso può regalare la felicità, sebbene sia un vizio costoso: «Quando nelle mie preghiere chiedo scusa per quanti soldi ho buttato con questo giochino, mi sento meno in colpa pensando di aver dato attimi di godimento a tanta gente. Il vizio del calcio sta nell’autopiacersi: siamo, o perlomeno sono, vanitoso, amo apparire, essere riconosciuto per strada. Il Venezia lo presi per passione, comprare il Palermo è stata anche una questione di vetrina: se non ci fosse neanche quella sarei un cretino, perché ci metto soldi, non vedo le partite se non registrate, soffro se si perde», ha raccontato Zamparini.
CALCIO GIOCATO – Non ci sono state altre passioni se non quella per questo sport per Maurizio Zamparini, che da ragazzino ha provato a sfondare da calciatore: «Non ce ne sono stati altri, al di là del calcio. Avevo le gambe come stuzzicadenti, ma ero un grande colpitore di testa – l’elevazione non è tutto, conta di più il tempismo – e avevo una buona tecnica. Giocavo mezzala, a volte punta: oggi sarei un trequartista, ma allora quel ruolo non esisteva. Ho smesso con il calcio giocato che ero in Interregionale, avevo solo vent’anni ma il sogno di mio padre era che facessi l’imprenditore: alla Bovisa c’era un’officina di marmitte per automezzi che mi aspettava».