2015

You’ll never walk alone, Steven

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Liverpool ammaina ma non abbandona la sua bandiera

«È stata dura quando ho saputo che uno dei miei cugini aveva perso la vita, vedere la reazione della sua famiglia mi ha spinto a diventare il giocatore che sono oggi», ha rivelato nel 2009 Steven George Gerrard in riferimento a Jon-Paul Gilhooley, morto all’età di dieci anni nella strage di Hillsborough del 15 aprile 1989. Un dramma familiare ha contributo alla crescita di un bambino che sarebbe diventato poi uno dei migliori centrocampisti della storia del calcio. Un retroscena che fotografa la personalità di un giocatore straordinario non solo per le sue qualità tecniche, ma anche per la sua determinazione.

Un legame ha segnato la sua ascesa, una lunga storia d’amore si interrompe con il suo addio al Liverpool: Gerrard, infatti, a fine stagione saluterà i Reds ed i suoi tifosi dopo 17 anni (e gli altri 11 trascorsi nel settore giovanile) che possono essere sintetizzati con 695 presenze, 180 gol di cui 41 in Europa, 92 assist in Premier League e quella fascia di capitano indossata dall’ottobre 2003. Un curriculum da campione per Gerrard, che ha vinto due Coppa d’Inghilterra, tre Coppa di Lega, due Community Shield, una Coppa Uefa, due Supercoppa Uefa ed una Champions League (vinta contro il Milan ad Istanbul), senza però riuscire a mettere le mani sulla Premier League.

Snocciolare i numeri che hanno caratterizzato la sua lunga avventura nel Liverpool non ci permette di comprendere appieno la figura di Steven Gerrard. «Sono pronto a tutto per il bene del Liverpool», è il mantra che ha accompagnato l’inglese cresciuto in fretta non solo in senso sportivo, ma anche fisico, perché il noto medico Hans-Wilhelm Müller-Wohlfahrt nel 2000 diagnosticò alcuni problemi alla schiena, legati ad una crescita accelerata. Ma Gerrard ha scritto innanzitutto una leggenda, la sua. «Il Liverpool è una parte importante della mia vita e per questa ragione non giocherò in un club che possa essere avversario del mio passato», ha scritto nel suo messaggio di addio l’uomo simbolo trasformatosi poi in una delle ultime bandiere del calcio.

Il dramma umano prima, quello sportivo poi per via di quell’errore contro il Chelsea (che spalancò la porta a Demba Ba) alla terz’ultima giornata di campionato della scorsa stagione che ha spento i suoi sogni di gloria e quelli di tutto il popolo “rosso”: una storia non perfetta, ma reale, di tanti alti e altrettanti bassi, di delusioni e trionfi. Una storia che in estate conoscerà il suo finale definitivo, quando Gerrard metterà la firma ad un libro glorioso per avventurarsi al di fuori di un mondo che ha conquistato con straordinaria normalità.

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