2014

Waterloo rossonera. Che Clarence non meritava

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Il caos del Milan dall’esonero di Allegri ad oggi

SERIE A MILAN SEEDORF – Al tecnico olandese due partite per invertire rotta e fugare i dubbi insorti nel recente passato sul suo futuro alla guida della panchina rossonera. Sembra assurdo pensando allo scorso 12 gennaio, quando il clamoroso 4-3 subito in casa del Sassuolo costò l’esonero a Massimiliano Allegri e sancì l’inizio dell’era Seedorf. Ma sarà effettivamente un’era?

LE PROMESSE ALL’OLANDESE – Un cambio in corsa, fattore estremamente raro per un club che non toglie la fiducia ai propri allenatori: il Milan ha da sempre rappresentato in tal senso un elemento di stabilità – e se vogliamo in controtendenza rispetto alle cattive abitudini nostrane – e lo strappo alla regola proprio in quanto tale si era riempito di significato. Tanta voglia di Seedorf insomma, l’uomo del Presidente, quello giusto per rilanciare le ambizioni di una squadra signora in Europa nell’ultimo ventennio. Del club più titolato al mondo. Alzi la mano chi allora aveva pensato che le sorti di Seedorf avrebbero potuto dipendere dai risultati di una seconda metà di stagione già di per sé condizionata dalla falsa partenza. O, ad ogni modo, che con l’arrivo dell’olandese non si volesse anticipare i tempi di ambientamento in vista di un progetto futuro.

RISULTATI E TUTOR – Il cammino di Seedorf non è stato brillante ma a sorprendere è proprio lo stupore per quanto accaduto: nove partite di campionato con un pareggio, quattro vittorie ed altrettante sconfitte, tre delle quali nelle ultime tre giornate ad aprire definitivamente la prima crisi dell’era Seedorf. Il bilancio non può essere positivo perché sommato all’andamento nelle coppe, dove all’inattesa eliminazione subita in Coppa Italia dall’Udinese si è aggiunto il pesante passivo della doppia sfida europea con l’Atletico Madrid di Simeone. Da qui la decisione di affiancare il già precario Galliani alla squadra nella tre giorni chiave per il futuro dell’olandese, quando saranno le complesse trasferte sui campi di Lazio e Fiorentina a schiarire le idee ad una proprietà forse mai in uno stato tanto confusionale.

CERCASI LOGICA – Partiamo dalle decisione di cambiare guida tecnica in corsa, in una stagione già pacificamente segnata: si è cercata la svolta shock? Difficile con una rosa strutturalmente inadeguata in sue diverse componenti, ma tentativo lecito. A patto di difendere con ardore la posizione di Clarence Seedorf, sgombrando il campo da qualsiasi dubbio sulla sua figura, non concedendo neanche spazio a discorsi del genere. Ed invece al primo filotto di risultati negativi ecco la svolta, tutta negativa, su un futuro tutto in bilico. Le riflessioni della dirigenza, le incertezze della proprietà, le voci su uno spogliatoio non convinto dalle strategie dell’olandese. Impensabile dover insegnare ad una società di tale calibro il rischio insito in quella scelta: bruciare Seedorf. Se ora lo esoneri è eufemisticamente illogico, se lo confermi ne hai comunque condizionato la ripartenza nella prossima stagione: dove l’olandese non sarà il nuovo ma quello già parzialmente vecchio. Una Waterloo. Che il buon Clarence non meritava: meritoriamente o meno è stato scelto. E non per questo massacro.

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