2014
Walter, ma è così difficile cambiare?
INTER MAZZARRI SERIE A – Trentatré punti dopo ventidue giornate, sette in meno rispetto all’Inter di Stramaccioni e addirittura a ventisei lunghezze dalla capolista del campionato. Numeri inquietanti per Walter Mazzarri, l’allenatore, insieme a Rafa Benitez, più pagato della Serie A. Pochi, a dir la verità, si sarebbero aspettati risultati di questo genere: dopo un avvio più che positivo, la banda nerazzurra ha cominciato a perdere colpi, proprio sulla falsariga del calo vertiginoso accusato nel girone di ritorno della scorsa stagione.
DISCOLPE – Va detto, però, che molte situazioni esterne hanno contribuito a minare la serenirà dell’ambiente interista. Anzitutto il travagliato e turbolento passaggio di società, con la resa dello storico Presidente Massimo Moratti, in carica per poco meno di 19 anni. E la conseguenza non può che essere ovvia: mercato estivo fermo, soprattutto in entrata, se non per i colpi che erano già stati definiti nei mesi precedenti al cambio presidenziale e qualche altro ‘colpo di genio’ del sempreverde Marco Branca, tipo l’acquisto della metà del cartellino di Belfodil per una cifra intorno ai 10 milioni di euro più Antonio Cassano. Un prodigio, insomma.
COLPE – Purtroppo per Mazzarri, però, ciò non basta a giustificare sei mesi più che scadenti. Il presupposto è d’obbligo: la qualità della rosa è molto bassa, ma – e questo è sacrosanto – non inferiore a Verona, Torino o Parma. C’è dell’altro, ovviamente, tra cui alcune scelte tecniche poco convincenti. Per chi, come il tecnico livornese, ha fatto le proprie fortune con un modulo ben preciso – il 3-5-2, nello specifico – diventa difficile abbandonarlo, soprattutto dopo aver trascorso un’estate intera a spiegare quelli che sono i meccanismi specifici legati a tale modulo. Ma quando i risultati non arrivano, diventa quasi doveroso per l’allenatore cercare nuove soluzioni o rimedi: e qua casca l’asino. Difesa colabrodo, centrocampo in grande difficoltà e attacco che è diventato con il passare dele giornate lo specchio della squadra: trasparente.
CORAGGIO – Tralasciando la partita dello Juventus Stadium, dove sono cadute tutte le squadre passatevi sin qui, Napoli e Roma comprese, ciò che colpisce di più è la mancanza di coraggio – se così si può chiamare – di Mazzarri, che non ha saputo – o voluto – provare uno schieramento a trazione offensiva nemmeno contro Chievo e Catania, per di più a San Siro. Risultato? Tanta noia, due miseri pareggi racimolati e la vittoria che manca dal 22 dicembre, il giorno del derby. Da allora 3 sconfitte e 2 pareggi in campionato, senza contare il ko in Coppa Italia a Udine, che è valso anche l’eliminazione agli ottavi.
SINGOLI – A risentirne sono anche i singoli: Andrea Ranocchia, per esempio. Da baluardo difensivo con Ventura – insieme a Bonucci – a clamoroso flop: vuoi vedere che, in una difesa a quattro, anche il centrale azzurro può tornare sui livelli mostrati negli anni scorsi? Difficile da dire, almeno finché ciò non sarà testato sul campo. Come la gestione di Kovacic, a cui spesso e volentieri è preferito – chissà perché, tra l’altro, visto il rendimento.. – Kuzmanovic. Con l’acquisto di Botta e il ritorno di Icardi, Mazzarri avrà una grossa possibilità di cambiare modulo, passando ad un 4-3-3 più coraggioso. Ammesso che si la voglia di farlo, però. Ventura e Conte, due ‘maniaci’ del 4-2-4, hanno saputo adattare le proprie idee alle esigenze della squadra, passando al 4-3-3 prima e al 3-5-2 poi. E i risultati li hanno premiati: uno è Campione d’Italia, l’altro vola con il Torino. Caro Walter, volente o nolente una situazione va trovata, e velocemente: i tifosi hanno finito la pazienza. Al contrario dei fischi….