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Vlahovic e Gosens, un mercato d’altri tempi: e i milanisti si deprimono…

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Da BAGGIO a VLAHOVIC: le 5 TOP INCA**ATURE del popolo viola

L’improvvisa esplosione del mercato porterà in dote Vlahovic e Gosens a Juve e Inter, con buona pace dei milanisti

Il mercato, per antonomasia, è fantasia, colpi di scena, sorprese: i trasferimenti di Vlahovic e Gosens risvegliano di botto un calcio italiano al limite della depressione tra caos covid e crisi economica senza fine. Un gennaio d’altri tempi, quando a suon di milioni (o di miliardi di Lire) si rattoppavano situazioni deficitarie che nel concetto di “calciomercato di riparazione” venivano esaltate.

In questo senso l’Inter è stata spesso specialista in inverno, vuoi anche perché spesso nel recente passato le soddisfazioni sul campo erano pochine. Stankovic, Adriano, Seedorf, Cordoba, Eriksen, Pandev, Gagliardini, Brozovic per citare alla rinfusa alcuni grossi nomi.

Quello che porterà Robin Gosens all’ombra della Madonnina si incastra alla perfezione tra i grandi colpi della storia interista. Per il valore assoluto del giocatore, per l’utilità indiscutibile nello scacchiere presente e futuro di Simone Inzaghi e per le condizioni economiche strappate da Beppe Marotta alla Dea. Una venticinquina di milioni suppergiù è cifra assai abbordabile per uno tra i migliori esterni mancini del panorama europeo.

Più compassato, negli anni, è stato invece l’atteggiamento della Juventus al guado di metà stagione. L’acquisto di Vlahovic è quindi graditissimo e inatteso cadeau per il popolo bianconero, pronto ad esaltarsi per il suo nuovo totem e gaudente per aver soffiato l’ennesimo campione alla Fiorentina. Con tanto di, ormai consueta, incazzatura più che legittima dei tifosi gigliati.

Ma a fare da contraltare all’entusiasmo di interisti e juventini c’è invece il gennaio dei milanisti. Mentre da un lato si affonda il colpo per due top player, dall’altro il Diavolo persegue senza smarrimenti la sua filosofia e conclude l’affare Lazetic. Di professione centravanti e giovanissimo talento da svezzare e affinare.

Probabilmente troppo poco per chi necessitava di forze fresche in difesa e da quasi due anni naviga costantemente a ridosso della vetta con il sogno di scalare l’ultimo gradino. Inoppugnabile delusione dei cuori rossoneri, imbufaliti, frustrati e avviliti come non li si percepiva da tempo.

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