2014

Vieri: «Inter? Trattato da mafioso, ma…»

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L’ex attaccante verso la carriera di allenatore: «Mi iscriverò al corso»

INTER JUVENTUS VIERI – Si divide tra Italia e Stati Uniti, dove è apprezzato come opinionista di soccer: si tratta di Christian Vieri, che è stato uno dei più grandi attaccanti italiani e che presto potrebbe diventare un allenatore. «Presto mi iscriverò al corso allenatori negli Stati Uniti, mi sto informando. Beh, ormai vivo lì, a Miami. Lavoro a beIN Sports, ho appena rinnovato il contratto per altri tre anni. Sono felice di questa esperienza, il canale è gestito dai padroni del Psg, gente fantastica, mi trovo davvero bene», ha raccontato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, a cui ha rivelato di essere ancora in contatto con Juventus e Milan: «Sento spesso Andrea Agnelli, grande dirigente. Da quando ha preso in mano la situazione, la Juve è tornata ai massimi livelli, sia in Italia sia oltre confine. Il Milan? Beh, lì mi trattano come se avessi giocato con loro per un decennio, e ringrazio in particolare Alessandro Spagnolo, Mauro Tavola e Flavio Farè».

IL RACCONTO – Il mirino poi si sposta sull’Inter, con cui è finita male e più precisamente con una battaglia legale: «Amavo l’Inter, ho dato tutto, mi sono ammazzato per la maglia nerazzurra, ogni giorno. Agli allenamenti ero il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Non mi sono mai tirato indietro e a volte ho giocato nonostante non stessi in piedi. E io accettavo, perché ci tenevo davvero, anche a costo di fare figure di merda… Il mio rapporto con Moratti era speciale, forte, decisamente forte. Ci sentivamo parecchie volte durante il giorno, anche alle 3 del mattino, ci confrontavamo su ogni cosa. Mi faceva sentire uno di famiglia. Capite bene la terribile delusione nel momento in cui è emerso che mi pedinavano e addirittura intercettavano. Cavolo, queste sono cose che si fanno coi mafiosi…», ha raccontato Vieri, che non avrebbe avuto problemi ad andar via in buoni rapporti vista l’aria di rinnovamento che si cominciava a respirare nel club. Ed infatti rivela un altro retroscena: «Un giorno dissi: “Presidente, non ti preoccupare, se devo andarmene basta che me lo dici, non ci sono problemi”. E lui: “No, no. L’Inter siamo io e te, le colpe sono sempre nostre per gli altri, le responsabilità ce le prendiamo sempre noi due. Ti voglio al mio fianco…”. Io allora insisto, per essere sicuro: “Davvero presidente, se ci sono problemi…”. Risposta secca: “Va tutto bene!”. Altro che tutto bene quando poi vieni a scoprire di essere intercettato…».

LA RICONOSCENZA – Vieri, che non ha trattato la sua rescissione direttamente, ma ha delegato il suo procuratore, il quale ha svolto la pratica con Ghelfi e Branca, ha parlato poi di un eventuale incontro con Massimo Moratti: «Lo ringrazierò comunque sempre: mi acquistò a peso d’oro dalla Lazio e mi ha permesso di vivere sei anni meravigliosi, travolto a lungo dall’amore della gente nerazzurra. Penso addirittura che mi amassero troppo. Però mi piaceva essere il loro simbolo, sentivo la pressione ma mi esaltava vederli tanto orgogliosi di me». Non prova rancore Vieri, che ha spiegato di non odiare l’Inter, dove ha vissuto emozioni uniche. L’unico grande rimpianto riguarda il non aver giocato a lungo con Ronaldo. Quando andò via poi scoppio il caos di Calciopoli, ma per l’ex attaccante Juventus e Milan allora erano le più forti: «Noi sprecammo la grande occasione nel 2002…».

LA NAZIONALE – Oltre ai colori nerazzurri, Vieri è però legato a quelli… azzurri. Un infortunio gli ha tolto la gioia di partecipare ai Mondiali 2006, che l’Italia ha vinto in casa della Germania: «Lo sa che non riuscii a guardare nessuna partita degli azzurri? Dio, quanto ho sofferto… Ero distrutto, inizialmente evitavo anche solo di pensarci. Mi dicevo: ho faticato per anni, ho segnato 9 gol ai Mondiali e mi perdo il sogno di una vita. Poi, però, nel mio cuore ho gioito con tutti quei ragazzi, compagni di sempre in azzurro: era la nostra generazione, avevamo giocato insieme dai 17 anni in avanti, eravamo stati campioni d’Europa anche con l’Under 21. Certo, quella sera a Berlino era tutto perfetto, mancavo solo io…». Un amore vero quello di Vieri per la Nazionale, che ha inseguito da quando a 14 anni ha lasciato l’Australia e la sua famiglia e per cui ha “sputato sangue”, uscendo distrutto da ogni partita.

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