2019

Vieira: «Juve, non potevo andare in B. Inter club che manca di rigore». Poi bordata a Bonucci

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Patrick Vieira, tecnico del Nizza, ha parlato della sua esperienza in Italia con le maglie di Inter e Juve e del razzismo

Patrick Vieira, allenatore del Nizza, ex giocatore di Inter e Juventus, ha parlato alla Gazzetta dello Sport sulla sua avventura in Italia ma ha detto la sua anche sulla sfida di questa sera: «Sarà una battaglia. Nessuno vuole perdere. In ballo c’è pure l’onore, in campo e sugli spalti. Magari l’Inter rischia di più, ma la Juve non farà la distratta. Serie A? Sta tornando agli antichi splendori. Ma è soprattutto la Nazionale di Mancini a indicare la giusta direzione: gioca in modo offensivo, per vincere con i giovani. Che di solito hanno poco spazio in Serie A perché c’è molta pressione, paura di sbagliare e rischiare. Di talento invece ne avete».

Vieira ha parlato anche del suo addio alla Juve con conseguente passaggio all’Inter: «Lo seguirò con attenzione. La Juventus è la società più strutturata tra quelle dove ho giocato. Dalla dirigenza ai tifosi, tutti hanno chiaro il ruolo. E i giocatori sanno di venire dopo l’istituzione. E’ una forza che permette al club di restare ai vertici. Da Torino me ne andai subito, ma a fine carriera non volevo giocare in B. Ho avuto la fortuna di andare all’Inter, un club più familiare ma che manca di rigore».

Vieira ha poi parlato del caso razzismo: «Non è cambiato niente dai miei tempi. Quando un Tavecchio da presidente federale fa certe dichiarazioni, è impossibile che si cambi. C’è molta ignoranza e poca educazione. La tecnologia negli stadi permette di identificare e punire i razzisti. Se i club non lo fanno, vanno tolti punti. Le multe non servono. Giusto fermare le partite? Si, ma spetta anche a noi neri essere più solidali. Anche da avversari. Se un nero si fa insultare, tutti i neri dovrebbero uscire. E i bianchi? Anche, ma non credo succeda, viste le dichiarazioni di Bonucci dopo gli insulti a Kean a Cagliari. Io simbolo di una Francia multietnica e in Italia figli di immigrati nati nel vostro paese non sono italiani? E’ un’assurdità».

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