Il regista del PSG ha parlato di Champions, Nazionale e mercato

Anche a Stamford Bridge si è confermato uno dei migliori, il valore in più del Paris St Germain: sta accumulando maturità ed esperienza Marco Verratti, che scalpita per avere un ruolo centrale all’interno della Nazionale di Antonio Conte. Il regista, però, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport parte dal pareggio con il Chelsea: «Era un ottavo dal valore di una semifinale o di una finale. L’abbiamo preparato con cura, meglio dello scorso anno. Questa vittoria ci dà molta fiducia per il resto della stagione. Mourinho? Aveva detto che preferiva il Psg, ma stavolta è andata meglio a noi. La rivincita però era contro il Chelsea, non contro Mourinho che resta un grande allenatore. Premio da 250 mila euro? Quando giochi a questi livelli e sei uscito ai quarti per due anni di seguito senza perdere, pensi solamente a vincere. Certo, i soldi poi fanno comodo a fine stagione», ha dichiarato Verratti, secondo cui la sua squadra ce la metterà tutta per vincere la Champions League.

LA CRESCITA – Il PSG, che aveva avuto troppo rispetto e timore del Chelsea l’anno scorso, è diventato più cattivo per Verratti, che ha percepito una nuova energia nello spogliatoio: «Anch’io mi sento migliore, sia nel preparare la partita che in campo. Non c’è un segreto: più giochi, più ti senti sicuro. E poi posso ispirarmi sia dai miei compagni, tutti grandi giocatori, che da avversari di valore». Il centrocampista ha poi commentato l’espulsione di Zlatan Ibrahimovic: «Dal campo mi era sembrata un’entrata cattiva, poi con le immagini si è capito che il rosso era esagerato e ingiusto. Non si può giudicare su trenta minuti. E poi stiamo parlando di un grande giocatore».  Verratti, che vorrebbe evitare di incrociare Bayern Monaco, Real Madrid e Barcellona ai quarti di finale, ha parlato poi della sfida tra il Borussia Dortmund di Ciro Immobile e la Juventus: «L’ultima volta ho detto Juve e lui mi ha mandato un messaggio per dirmi che sono scemo. Da italiano dico 2-2 con doppietta di Ciro, e passa la Juve. Sfida con la Juve? Sarebbe solo più emozionante perché giocherei contro tanti amici».

LA NAZIONALE – E poi tocca il capitolo azzurro, quello relativo alla Nazionale: «I giovani devono conquistarsi il posto. Per me è stato così anche qui a Parigi. E in Nazionale ci sono gerarchie da rispettare. Anche perché l’allenatore vede poco i giocatori e deve avere riferimenti certi. Davanti a me ci sono grandi giocatori. Ma se mi è data la possibilità di esprimermi, cerco di dare il massimo. Finora le occasioni Conte me le ha date. Spetta a me sfruttarle sempre. Nessun giocatore si dovrebbe sentire il solo a potersi prendere la responsabilità di squadra sulle spalle. Non spetta neanche a me farlo. Siamo un gruppo e Conte sta costruendo una grande squadra secondo una filosofia diversa, un calcio più particolare. Vogliamo fare un grande Europeo». Verratti, che non si preoccupa dell’eventuale convocazione di Franco Vazquez, ha spiegato di volersi adeguare alle idee del ct azzurro, pur consapevole che da mezzala o davanti alla difesa possa dare il massimo.

SECONDA PATRIA – Infine, le considerazioni sull’esperienza a Parigi e sulle voci di mercato, anche quelle che parlano di uno scambio con Paul Pogba: «Quando firmai per il Psg, mi dissi che venendo dalla provincia italiana sarei scappato dopo due mesi. Invece dopo tre anni sono ancora qui, e a Parigi è nato pure mio figlio. È la mia seconda patria. Ma non sono così lontano da casa. Mercato? Sono voci che ignoro. Se un giorno invece il Psg non mi volesse più, le ascolterò con più attenzione. Pogba? L’obiettivo è vincere la Champions e per farlo servono grandi giocatori. Se non avessi voluto la concorrenza non sarei venuto al Psg. E poi, quando vinci non ti metti poi a contare le panchine. L’idea dello scambio non mi piace a priori. Se una squadra mi vuole davvero, mi prende e basta. Poi, se il Psg mi obbligasse ad andarmene via per far spazio a Pogba è tutto un altro discorso. Comunque la questione non è sicuramente all’ordine del giorno».