2015
Verba volant, scripta Manenti… pure
Da una delle sette sorelle al rischio serie D. Il cielo non è più (giallo)blù su Parma
Un passato roseo con una bacheca che fa luccicare gli occhi, un futuro nero che fa spavento e che fa venire i lacrimoni. Il Parma Calcio sta attraversando uno dei periodi più bui della sua recente storia dopo il crac Parmalat e lo spettro del fallimento che aleggia sulla squadra parmigiana e che sembra essere sempre più probabile. Ma andiamo con ordine, partendo dal principio.
IN PRINCIPIO FU GHIRARDI – Dopo l’era Tanzi, Tommaso Ghirardi si è fatto carico della società ducale acquistando il club nella Primavera del 2006: dopo due anni di amministrazione controllata, il Parma calcio ha finalmente un nuovo proprietario. L’era Ghirardi inizia nel migliore dei modi, con una salvezza insperata, ottenuta grazie all’arrivo di Claudio Ranieri sulla panchina dei gialloblù ma anche dell’acquisto in prestito di Pepito Rossi. L’anno successivo però sarà un calvario che porterà il Parma a retrocedere dopo 18 anni consecutivi di serie A. Il purgatorio dura solo un anno perchè Francesco Guidolin guida la squadra al secondo posto e quindi alla promozione. Il ritorno nella massima serie è scintillante con la formazione ducale che chiude all’ottavo posto, sfiorando l’Europa. Europa raggiunta sul campo nel 2013/2014 ma Europa ‘scippata’ alla squadra di Donadoni a causa dei mancati pagamenti Irpef. E’ l’inizio della fine. Il Parma, che nonostante le dichiarazioni dei diretti interessati, non versa in buone condizioni economiche, inizia una discesa verso il baratro che sembra quasi inarrestabile. Ghiradi dapprima smobilita mezza squadra che ha conquistato un posto in Europa (la seconda metà andrà via nel mercato di gennaio) poi cede il club all’albanese Taçi: «Tranquilli, il Parma è in buone mani. I tifosi mi ringrazieranno». Ipse dixit.
LA PARENTESI TAÇI: IL KODRA NON E’ UN VERO PRESIDENTE – Il Parma viene acquistato dal petroliere Taçi e in pochi giorni cambia ben quattro presidenti perchè da Ghirardi si passa a Pietro Doca, poi a Fabio Giordano e infine a Ermir Kodra. Il 19 dicembre la Dastraso Holding rileva il Parma ma dietro questa fantomatica Holding, nata solo un mese prima, si cela l’ombra di Rezart Taçi. I giocatori della squadra parmigiana non ricevono gli stipendi da oltre 6 mesi, i dipendenti da oltre un anno. Il mercato di gennaio poteva essere l’occasione per dimostrare con i fatti e non solo a parole le potenzialità economiche del nuovo Parma e la volontà della nuova proprietà di investire in maniera copiosa per risollevare le sorti del club gialloblù ma nella sessione invernale arrivano solo giocatori in prestito e la puzza di bruciato si fa sempre più pesante. L’incendio divampa (Cassano e Felipe rescindono) e dopo pochi giorni dalla chiusura del mercato di gennaio arrivano nuove brutte notizie per i tifosi gialloblù: il regno del ‘Petroliere’ dura poco più di un mese perchè l’albanese, che vanta un fatturato da 1,5 miliardi di euro fra Tirana, Ginevra e Londra, cede il Parma – il 6 febbraio – alla cifra simbolica di 1euro all’imprenditore italiano Giampietro Manenti.
PARMANENTI – La nuova proprietà, la terza nel giro di pochi mesi, intende farsi carico dei debiti (c’è chi parla di 50 milioni ma c’è chi dice che siano 200 milioni di euro) e promette di pagare gli stipendi entro pochi giorni. La squadra aveva dato tempo fino al 16 febbraio ma Manenti giura di avere i soldi e riesce ad ottenere un rinvio della messa in mora. Al 21 febbraio i milioni promessi dal nuovo proprietario restano un lontano miraggio e la gara tra Parma e Udinese viene rinviata a data da destinarsi a causa della mancanza di denaro necessaria per garantire la sicurezza allo svolgimento della partita (mancano i soldi per pagare gli steward). Scene incredibili, scene già viste. Ne sanno qualcosa a Brescia. Il patron di Mapi Group (nella sede slovena di Nova Gorica, come testimoniato nei giorni scorsi da un servizio andato in onda su Sky, non vi è traccia di aziende ma solo di una casa privata) mise in scena lo stesso teatrino: promise infatti di avere i soldi, fece vedere i numeri dei bonifici, chiese tempo perchè i soldi dovevano arrivare dall’estero ma alla fine non se ne fece nulla perchè il denaro non arrivò.
E ORA? – C’è il rischio di falsare il campionato ma cosa potrebbe succedere in futuro al Parma? Al momento le ipotesi più plausibili sembrano essere due. Per i tifosi del Parma c’è una notizia brutta e un’altra ancora peggiore. La Procura delle Repubblica ha presentato istanza di fallimento alla società e in caso di fallimento pilotato il club manterebbe il titolo sportivo e – in caso di retrocessione – potrebbe ripartire regolarmente dalla Serie B (in caso di retrocessione). Diversamente c’è lo spettro dei dilettanti.
NON CI RESTA CHE PIANGERE – Non solo i tifosi del Parma ma anche gli amanti del calcio piangono la (sempre più probabile) fine del Parma. Il club gialloblù è passato in pochi anni da provinciale di ‘lusso’ (era una delle sette sorelle in lotta per lo Scudetto tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000) al possibile fallimento pilotato per evitare la serie D. Di chi è la colpa? I colpevoli sono tanti. Non solo Ghirardi. La colpa è anche delle istituzioni che non hanno vigilato sui conti della società ducale prendendo per tempo dei provvedimenti che avrebbero potuto salvare il Parma, la colpa è della Federazione che è scesa in campo solo quando i calciatori hanno deciso di non giocare la partita con l’Udinese a porte chiuse perchè sarebbe stata una sconfitta per il calcio. La nuova, ennesima sconfitta del calcio, che pensa solo ed esclusivamente al business ma che non è capace di gestire tutti quei milioni. E a pagarne le spese sono sempre i veri tifosi…
….ti hanno sgonfiato amico mio. #saveparma#
Una foto pubblicata da Alessandro Lucarelli (@ale6lucarelli) in data: 21 Feb 2015 alle ore 05:01 PST