2015
Ventura: «Sogno la Nazionale»
Il tecnico del Torino si candida per il post-Conte
Dopo un inizio di stagione complicato è riuscito a risollevare il Torino, portandolo al settimo posto in classifica: un’altra opera firmata da Giampiero Ventura, che potrebbe migliorare i risultati conseguiti nella passata stagione. «Non è questo l’obiettivo, anche se non tutti l’hanno capito. Abbiamo cambiato moltissimo, a livello di uomini e come modo di stare in campo. Pensiamo a dare continuità alla crescita individuale di chi è qui da tempo, inserendo e valorizzano i giovani. Poi, tanto di guadagnato se sapremo fare meglio del passato, ma l’importante è crescere su basi solide», ha dichiarato il tecnico granata a La Gazzetta dello Sport.
EUROPA – Ventura si è poi detto fiducioso in vista della sfida di Europa League contro l’Athletic Bilbao: «C’è tanto orgoglio per una sfida che ci siamo guadagnati sul campo. Se saremo gli stessi delle gare interne con Bruges e Sampdoria, ce la giocheremo alla grande».
SOGNI E TRENI – Nel futuro a lungo termine, però, c’è il sogno azzurro: «Mi piacerebbe sedere sulla panchina di una Nazionale… L’Italia sarebbe il massimo, credo di poter dare qualcosa di importante anche su questo fronte». La panchina della Nazionale è un treno che prenderebbe al volo, ma altri importanti ne ha mancati: «Sono stato a un passo dalla Fiorentina, erano i tempi di Cecchi Gori e Sconcerti. E la Juventus? Sì, più o meno in quegli stessi anni ci fu un loro interesse. Rimpianto? Aver accettato la Sampdoria nel 1999, dopo un periodo bellissimo al Cagliari. Lo feci per affetto, per la mia città, non avrei dovuto, finì male: quella scelta mi precluse molte buone occasioni».
COLLEGHI – A Bari ricordano anche il pareggio contro l’Inter di Mourinho: «Venne a farci i complimenti per quel 2-2 a Bari. E tempo dopo, alla Panchina d’oro, mi disse: ‘Se l’anno prossimo sarò ancora in Italia, voterò per te”. Parole sincere: eravamo lontani dalle telecamere». A proposito di colleghi: «Di Francesco sta proponendo qualcosa di interessante. All’estero mi piacerebbe guardare il lavoro di Guardiola. E credo che anche il Bruges sia un fenomeno da seguire».
INTESA – Infine, sul rapporto col presidente granata Urbano Cairo: «Molto bene, sempre meglio, è un rapporto che si consolida giorno dopo giorno. D’altronde, senza la giusta intesa non si resta insieme per quattro anni. Prima di lasciare il Toro mi piacerebbe davvero dirigere almeno un allenamento al Filadelfia. Deve risorgere quell’impianto, è un pezzo di storia d’Italia. Il Grande Torino non fu solo una squadra di calcio, rappresentò di fatto l’inizio concreto del riscatto anche internazionale del popolo italiano tutto, fiaccato e a tratti umiliato dalla guerra».