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Ventura: «Scudetto? Inter più forte, ma Juve, Milan e Napoli sono lì. Italia? Spalletti darà la sua impronta. Sul Torino e Buongiorno…» – ESCLUSIVA

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Ventura: «Scudetto? Inter più forte, ma Juve, Milan e Napoli sono lì. Italia? Spalletti darà la sua impronta. Sul Torino e Buongiorno…» – ESCLUSIVA

Dalla Serie B all’Europa League con 100 milioni di utili in soli 3 anni. Il nome stesso di Gian Piero Ventura delinea il contorno dell’archetipo di una certa tipologia di allenatore di un calcio che (forse) non esiste più. Un allenatore capace di dare il via alla propria carriera nel 1982 dalle giovanili della Sampdoria e concluderla, pensare, quarant’anni dopo. Di mezzo ci sono intere stagioni in C2, Serie B, Serie A, fino alla Nazionale Italiana e la prima menzionata impresa realizzata sulla panchina del Torino.

Le sue idee e le sue competenze calcistiche, troppo vaste ed importanti per essere incorniciate con la mera mancata qualificazione degli azzurri ai mondiali del 2018, hanno dunque permeato il panorama calcistico nostrano per quasi mezzo secolo. Oggi a CalcioNews24 abbiamo avuto il piacere e il privilegio di interloquire proprio con l’ex tecnico. Lotta Scudetto tra Inter, Juventus, Napoli e Milan, il Torino con il suo rampollo (papabile futura bandiera) Alessandro Buongiorno, l’Italia dei giovani “Sinner” di Spalletti e tanto altro nella nostra intervista. 

Buongiorno Gian Piero, iniziamo subito parlando del nostro calcio. A fronte di ormai 4 mesi di Serie A, che idea le ha regalato il nostro campionato?

 Ha avuto modo di seguire in particolar modo qualche formazione?

«L’anno scorso a parte quello del Napoli non credo sia stato un calcio divertente. C’è stato un finale in cui l’Inter ha ripreso a giocare tenendo presente le potenzialità della squadra ed è arrivata in finale di Champions. Però a livello di spettacolo per 3/4 di campionato solo il Napoli ha offerto secondo me uno spettacolo godibile. Quest’anno invece c’è un campionato in cui per ora se vogliamo cercare qualche novità ci sono gli sprazzi in cui il Bologna fa calcio. Ma in generale non c’è un qualcosa di straordinario. C’è una squadra che è in assoluto la più forte del campionato che è l’Inter. Per organico, per tutto…è una squadra che può permettersi di avere in panchina Cuadrado, Frattesi, Arnautovic, Pavard. Ha una rosa sopra tutte le altre. Poi c’è il Milan che ora è in difficoltà…perché secondo me negli undici titolari è competitivo, ma quando iniziano a mancare questi perde di competitività. Sono bastati gli infortuni e infatti puntualmente sta pagando. La Juventus invece rimane la solita Juventus, che fa risultato ma sul piano dello spettacolo non è obiettivamente straordinaria. Roma e Lazio sono in difficoltà. Mi aspettavo qualcosa di più dalla Fiorentina, che secondo me ha una buonissima squadra con un allenatore che ha delle idee e ha due anni di lavoro alle spalle. Speriamo che rientri il Napoli (nella lotta Scudetto, ndr) così che il campionato rimanga almeno avvincente sul piano dell’emotività. Stessa cosa per il Milan che se non recupera i giocatori lo perdiamo, così come il Napoli se non ritrova quella voglia di divertirsi e divertire che aveva lo scorso anno. Altrimenti diventerebbe una lotta forse a due e questo campionato verrebbe penalizzato. Questa è la situazione secondo me».

Chi al contrario non sta navigando in buone acque è il Torino. Cosa crede che non stia funzionando per i granata e come pensa che il club sabaudo (che lei conosce molto bene) possa rialzarsi in campionato?

«Come ho detto anche al Presidente (Cairo, ndr) credo questa sia la squadra più forte in assoluto che abbia mai fatto da quando è Presidente. Di questo ne sono assolutamente convinto. Poi è chiaro che avere i giocatori non è sufficiente, è evidente che ci sia qualche problema. Parlando solamente per quello che sto leggendo, perché specifico io non ci sono più dentro quindi mi è difficile fare commenti, però leggo che Juric ha litigato con Milinkovic Savic, con Radonjic, con Ilic…è evidente che qualche problema ci deve essere. Io credo che i risultati siano figli di una serie di situazioni, perché gente come Zapata e Sanabria non ce li hanno in tanti in Serie A. Un centrocampo con Ricci, Ilic, Tameze…sono giocatori assolutamente funzionali a quello che vuole l’allenatore. Lo stesso Bellanova non sarà pronto per stupire il mondo ma potenzialmente è un giocatore che tra due anni costerà una certa cifra se gli dai possibilità di crescere, come tutti i giovani. Io trovo che il Torino sia una squadra assolutamente competitiva, ma presumo che vadano prima risolti i problemi che ci sono dentro. Non si può leggere che tutte le settimane ci sia una diatriba interna: è sinonimo di poca serenità. Io credo che alla base di tutto non sia una mancanza di giocatori ma di serenità ed il motivo per cui manca questa serenità io obiettivamente non lo so e quindi non entro nel merito. Però che il Torino possa e debba fare meglio non c’è il minimo dubbio, perché la squadra è competitiva».

A proposito del costruire per il futuro. Crede che Buongiorno (il granata militava nelle giovanili quando Ventura allenava il Torino, ndr) abbia le potenzialità per diventare una bandiera del club?

«Io penso che ci siano i presupposti, anche se oggi il calcio è cambiato. Una volta Rivera stava 20 anni, Mazzola stava 25, Del Piero e Totti stavano tutta la vita nello stesso club. Oggi invece non esistono più calciatori che stanno tutta la vita in una società. Però il gesto di Buongiorno (il difensore ha rifiutato in estate le offerte di mercato, ndr) è un segnale fortissimo che ha dato. Buongiorno oltre essere un ottimo calciatore è un ottimo ragazzo. Una persona assolutamente seria, accompagnata da una famiglia alle spalle altrettanto seria. Quindi ci sono tutti i presupposti affinché Buongiorno possa diventare l’inizio di un qualcosa di veramente granata dentro. Però vedi, quando prima dicevo che il Torino è una squadra che ritengo assolutamente competitiva…ti faccio l’esempio: Buongiorno quanti anni ha? 22-23, Zima? Bellanova? Ricci? Ilic? Schuurs? Quindi stiamo parlando di giocatori che lavorando e dandogli il tempo di maturare attraverso una programmazione possono crescere. Programmazione significa: lavoro quotidiano, lavoro annuale e capire dove c’è la possibilità di migliorare in alcuni ruoli. Tu hai una base assolutamente straordinaria, in cui puoi costruire il Torino dei prossimi anni, ma ci vuole il tempo. Penso a quando abbiamo preso Darmian, mi dicevano: ‘Ma come si fa a fare giocare quello lì’, oppure quando abbiamo preso Glik dicevano: ‘Puó andare a scaricare i camion ma non a giocare’. Glik è diventato Capitano della Nazionale polacca e ha fatto due Mondiali. Darmian l’abbiamo dato al Manchester ed oggi è uno dei migliori giocatori che ha l’Inter. Ma non sono nati così. Hanno dovuto lavorare per diventare così e abbiamo dovuto lavorare per farli diventare così. Se vogliamo parlare di calcio concreto, di costruire dove manca bisogna avere un’ottica leggermente diversa. Tutto qui. Ma non è una critica a nessuno, sia chiaro».

Spostandosi invece sul lato Nazionale. Crede che Spalletti sia già riuscito a dare la sua impronta agli azzurri e nel caso, che idea si è fatto sul gruppo del ct ex Napoli?

«Il tempo è stato abbastanza limitato. L’obiettivo in quel momento era di andare a giocarsi gli Europei. Il tempo per dare la sua impronta ci sarà nei prossimi mesi ed in preparazione degli Europei. In questo caso per fortuna che non è stato visto quel rigore, altrimenti…rischiavamo di non andare nemmeno agli Europei. Spalletti è un grande allenatore, oltre che un mio amico è stato anche un mio giocatore a cui voglio tutto il bene di questo mondo, però ha avuto ancora poco tempo. Tu pensa se gli danno il rigore al 93’ e non centra la qualificazione: sarebbe stata una catastrofe, per lo stesso allenatore che sino a 3 mesi fa aveva stupito tutta Italia per come giocava il Napoli. Questo per dire che tra le parole e i fatti c’è sempre quella differenza di chi sa di che cosa parliamo e chi parla tanto per parlare. Io credo che non abbia avuto ancora il tempo per dare la sua impronta, si è intravisto qualcosa, ma in palio c’era una posta troppo importante. Ora con più serenità e avendo la qualificazione in tasca c’è la possibilità in questi mesi per dare il suo sigillo ed è l’augurio che gli faccio siccome ci sono molto affezionato».

Negli ultimi giorni a più allenatori della Serie A è stato domandato chi possa essere il Sinner della propria squadra. Con uno sguardo più in generale, su quali giocatori potranno puntare gli azzurri per il futuro?

«È chiaro che ci sono alcuni giocatori che sono imprescindibili. Chiesa è imprescindibile rispetto alla Nazionale, è uno dei pochi giocatori che veramente quando accelera…accelera e stacca. Quello è uno, ma io credo che per Spalletti sia imprescindibile Di Lorenzo, che è stato il suo capitano ed oltre che essere un buon giocatore è una persona assolutamente e straordinariamente positiva. Ci sono dei giocatori che hanno qualità assolute e valori importanti. Ho detto Chiesa, ma credo ci sarà spazio per Frattesi, per Barella che ha già dimostrato di essere un giocatore assolutamente importante per questa Nazionale. Ce ne saranno tanti altri. Lo stesso Berardi se avrà continuità. Non c’è Il giocatore, c’è un gruppo di ottimi giocatori con dei valori tecnici, morali o entrambi che messi insieme possono costituire l’ossatura per la Nazionale del futuro. Ed è l’augurio che faccio».

Si ringrazia Gian Piero Ventura per l’immensa cortesia, la competenza e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista

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