2016

Ventura come Conte, gemelli nella tattica

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Rubrica “Italia Anno Zero”: dove Conte e Ventura sono di fatto uguali!

Archiviata, con il dispiacere di molti, la breve quanto emotivamente esaltante epoca Conte, l’Italia riparte da Giampiero Ventura: un allenatore che, dopo una carriera quarantennale alla guida di club, è indubbiamente pronto per il salto finale al timone della nazionale del suo Paese. Poche storie, è una scelta che ci sta tutta: non lasciatevi ingannare dalla litania dei paragoni.

DISCONTINUITA’ CONTE – Sì, perché l’eccezione è proprio Antonio Conte e non Giampiero Ventura: lo racconta innanzitutto lo stipendio che la federazione ha dovuto riconoscere all’allenatore allora campione in carica (tre scudetti consecutivi) ed oggi sulla panchina del milionario Chelsea di Abramovich, lo descrive la traiettoria di un allenatore nel pieno vortice della sua evoluzione. Basta guardarsi intorno per comprendere come – anche nelle nazionali al momento ben più accreditate della nostra – il profilo da commissario tecnico sia ben differente da quello che spetta riconoscere ad Antonio Conte. La scelta Ventura dunque ci sta tutta: esperienza, serenità giusta per trattare con calciatori di notevole spessore senza lasciarsi ingannare dalla grandezza della situazione, manca probabilmente la proiezione internazionale ma è un fattore che in ottica nazionale pesa meno che nella continuità di un club.

ASPETTO TATTICO – Ma la considerazione che più avvicina ex ed attuale commissario tecnico dell’Italia è di natura strettamente tattica: ricordate il 4-2-4 con cui Ventura si è rilanciato prima in quel di Pisa (dal 2007 al 2009) e poi a Bari (dal 2009 al 2011)? Non è lo stesso impianto tattico grazie al quale Antonio Conte si è affermato da Arezzo a Siena passando anche lui per Bari? Certamente sì. E ricordate anche i 3-5-2 con cui entrambi hanno virato nelle rispettive esperienze piemontesi alla guida di Torino e Juventus? Certamente ricorderete. Cosa vuol dire tutto ciò? La risposta è una garanzia: Ventura, proprio come Conte, è tecnico in grado di muoversi agevolmente su più moduli, non si arrocca su posizioni prestabilite ma agisce in funzione della valorizzazione del proprio organico. Valuta i suoi calciatori e si muove di conseguenza. Un fattore che, in ottica nazionale, assume un significato ancor più cruciale: quando non hai a disposizione con continuità i tuoi calciatori e sei chiamato ad immediate e reattive virate per non perdere alcunché in termini di efficienza.

FUTURO – E’ il presente di un Mondiale tutto da guadagnare. Sintetizzando: avversari Spagna, Albania, Israele, Macedonia e Liechtenstein. Tutto nella norma, se non fosse che ad accedere direttamente a Russia 2018 sarà soltanto la prima forza del raggruppamento, mentre per la seconda sarà tempo di playoff. L’aggiornamento rispetto alla data – 25 luglio del 2015 – in cui furono sorteggiati i gironi di qualificazione al prossimo Mondiale sta tutto in quanto accaduto ad Euro 2016: l’Italia che batte la Spagna e che, se non superiore come livello complessivo, dimostra quantomeno di potersela giocare anche in futuro. Perché, per essere certi di salire sull’aereo che porta in Russia, si dovrà essere migliori della Spagna: un punto interrogativo evidente, considerato il serbatoio di talento da cui continua ad attingere il movimento calcistico spagnolo, ma un’impresa che Conte ha reso più terrena. Prima di ogni altro ragionamento, a Ventura ed alla sua banda toccherà guadagnarsi la pagnotta: mai come in questa occasione la pagnotta però è tutt’altro che una formalità. La nostra forza: ora guardiamo avanti con uno spirito ritrovato. E con entusiasmo le scalate diventano meno ripide.

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