2019

VAR, come funziona il sistema di analisi delle situazioni dubbie

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Tutto quello che c’è da sapere sul VAR: che cos’è, come funziona, chi sono gli addetti, il silent check, quando si usa e le proposte per migliorarlo

Fin dal suo debutto il VAR è stato il tema predominante di ogni giornata di Serie A finora trascorsa, quasi ancor prima dei risultati sportivi. Polemiche e critiche hanno condizionato gran parte del campionato, coinvolgendo quasi tutte le formazioni. Se da un lato, è inutile negare come ci siano stati errori e decisioni dubbie, dall’altro la cosiddetta moviola in campo ha concretamente e indiscutibilmente, ridotto la quantità di sviste, equivoci e clamorosi sbagli commessi dai direttori di gara nelle stagioni precedenti. Trattandosi di un esperimento continentale, cominciato la scorsa stagione, di pari passo con la Bundesliga ma con qualche differenza rispetto a essa (che andremo ad analizzare in seguito), era scontato attendersi situazioni ad alto rischio di critica, ma la strada adottata sembra essere quella giusta.

Certo il ricorso al VAR, per il tempo impiegato (costantemente ridotto nel corso della stagione) e la necessaria interruzione del gioco, ha indubbiamente moderato o “costretto” a limitare l’immediata e istantanea esplosione di emozione di un gol, aumentandone, spesso a dismisura, l’attesa. C’è però la consapevolezza che si sia intrapresa una strada dalla quale sarà impossibile tornare indietro, nonostante le tante polemiche che specie nella stagione in corso, si sono verificate.

Proprio a dimostrazione di quest’ultima tesi, il VAR è stato “sdoganato” anche negli ultimi Mondiali, in molte altre competizioni nazionali (Liga e Ligue 1 tra le altre, ma non ancora in Premier League, per citare i massimi campionati europei) e a partire dagli Ottavi di Champions League, nell’edizione in corso. Al termine dei campionati, presumibilmente nel corso della prossima estate e prima dell’inizio della nuova stagione, dopo tutti gli esperimenti biennali effettuati, la FIFA deciderà se introdurlo definitivamente nel gioco, basandosi anche su analisi condotte dall’Università belga di Leuven incaricata di valutare l’effettiva affidabilità del VAR.

Che cos’è il VAR: Video Assistant Referee

Sebbene ormai tutti sappiano cosa sia, è bene fornire in ogni caso alcune linee guida essenziali: il VAR – acronimo di Video Assistant Referee (letteralmente, l’assistente arbitro al video o il video assistente arbitrale), preceduto dall’articolo maschile “il” e non da quello femminile “la” – è il sistema tecnologico sperimentalmente adottato dalla Serie A a partire dalla stagione 2017/2018. Si tratta di un metodo di arbitraggio, definito Sistema VAR appunto, presieduto da due arbitri, o assistenti addizionali: il VAR e l’AVAR (dove la “a” iniziale di parola del secondo sta per assistente del VAR); in altre parole, un supporto a disposizione del direttore di gara, in campo, per prendere decisioni corrette nel corso della partita.

Autorizzata dall’International Football Association Board (IFAB) nel giugno 2016, la “moviola in campo” è stata sdoganata in prestigiosi tornei internazionali come la finale della Coppa del mondo per club FIFA 2016 o quelli dello scorso anno come i Mondiali Under 20, la Confederations Cup e la Supercoppa Europea, fino alla scelta, da parte della FIFA, di utilizzarlo, per la prima volta, in campionati come la Bundesliga e la Serie A, con la concomitante conseguenza dell’abolizione degli addizionali di porta. In Italia la prima applicazione della tecnologia è avvenuta nelle fase finali del Campionato Primavera 2016-2017. Dai quarti di finale, sono state designate terne arbitrali con annessi addetti al sistema VAR. Il sistema è entrato poi in vigore nel campionato di Serie A 2017-18, ed è stato usato per la prima volta in assoluto nell’assegnazione di un rigore alla prima giornata di campionato, nel corso del match Juventus-Cagliari.

Detto tutto ciò, non va sottovalutata un’altra componente fondamentale e imprescindibile: quella umana. L’arbitro continuerà a svolgere il suo ruolo in completa autonomia, decidendo, a seconda dei casi, se interrompere lo sviluppo del match e servirsi del supporto tecnologico.

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Come funziona il VAR

Il principio fondante del ricorso al VAR è semplice e duplice:

  • Cercare di correggere decisioni del direttore di gara evidentemente sbagliate
  • Segnalare episodi gravi o particolarmente degni di nota sfuggiti all’arbitro

Dal terreno di gioco, il direttore di gara, collegato tramite auricolare agli assistenti (VAR e AVAR) posizionati in un locale all’interno dello stadio (Video Operation Room), comunica costantemente con essi, i quali hanno, appunto, il compito di risolvere le situazioni più controverse. In sintesi, tre sono le fasi previste da tale procedura:

  • il VAR e l’AVAR informano l’arbitro riguardo a una decisione dubbia e, quindi, da rivedere oppure l’arbitro chiede che una situazione dubbia sia rivista alla moviola
  • il VAR e l’AVAR riguardano le immagini video, spiegando all’arbitro cosa sia successo
  • l’arbitro, per decidere, potrà rivedere il video a bordo campo nella Referee Review Area – interrompendo il gioco e mimando il gesto del video – e prendere la decisione corretta oppure fidarsi del giudizio dei colleghi (e attenzione: un’azione non può essere cambiata se questo segnale non viene stato mostrato)

Se il direttore di gara decide di non interrompere il gioco per una presunta infrazione, la decisione non può essere riesaminata con l’ausilio degli assistenti, che intervengono esclusivamente dopo che l’arbitro ha assunto una prima decisione: farà sempre fede, allora, la sua valutazione iniziale a meno che le immagini video dimostrino che essa era evidentemente errata. In Serie A, dunque, la decisione ultima e finale spetta sempre e rigorosamente all’arbitro. Diventa necessario segnalare questa precisazione perché in Bundesliga, l’altro top campionato europeo che, per primo, aveva adottato la video assistenza arbitrale, la metodologia d’applicazione del VAR è diversa. Tra le differenze, ne spicca, infatti, una fondamentale: in Germania, il gioco non viene interrotto dal direttore di gara, ma è solo il VAR, in caso di evidente errore da parte dell’arbitro, a richiamare quest’ultimo e a permettergli di tornare sulla sua decisione.

Se dopo una review, il gioco prosegue, qualsiasi provvedimento adottato durante quella frazione di tempo non verrà annullato, a meno che non si tratti di espulsioni per DOGSO (Deny an Obvious Goal Scoring Opportunity, cioè tutte quelle infrazioni che negano la possibilità di un gol e sono avvenute all’interno o all’esterno dell’area di rigore e che comportano la potenziale estrazione di un cartellino da parte dell’arbitro) o di ammonizioni per l’interruzione di una potenziale azione da gol. Infine, nel caso in cui il VAR non dovesse funzionare per qualsiasi motivo – mancanza di corrente o problemi tecnici – non si andrebbe incontro ad alcuna interruzione di gioco e l’arbitro continuerebbe a dirigere la partita con l’aiuto degli assistenti presenti sul terreno di gioco.

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Chi chiede l’utilizzo del VAR

Un altro punto fondamentale della “moviola in campo” è l’esclusività della chiamata: solo ed esclusivamente il direttore di gara può iniziare una review mentre tutti gli altri ufficiali di gara, inclusi i VAR, possono solo suggerire che sia iniziata una review. Durante la fase di revisione (la cui azione può essere rivista sia in slow-motion, sia a velocità normale) e, a maggior ragione, durante la consultazione del video, l’arbitro deve rimanere il più “visibile” possibile, in modo da garantire la massima trasparenza di giudizio.

Nessun giocatore, membro dello staff tecnico o dirigente deve, categoricamente, circondare, influenzare o pressare il direttore di gara. Nel caso in cui si verificasse questa eventualità, l’arbitro centrale è tenuto ad allontanare il dirigente o membro dello staff oppure a estrarre il cartellino giallo se il giocatore mima il gesto del review signal, che riproduce il contorno di una televisione, oppure entra nella referee review area, la zona da cui l’arbitro centrale rivede le azioni.

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Il fattore tempo nel VAR

Finora, non è stato stabilito alcun limite di tempo per la consultazione della review: il direttore di gara non deve, infatti, aver fretta di decidere. Al contrario, però, esiste un limite massimo di tempo entro cui una certa decisione può essere rivista: per stabilire se sia necessario annullare un goal, per esempio, o si verifichi un episodio da penalty o da DOGSO è possibile tornare indietro nella review solo fino all’inizio della APP (attacking possession phase), fino al momento in cui, cioè, la squadra attaccante ha conquistato il possesso di palla necessario a far partire l’azione che ha portato all’episodio da rivedere.

Quando si usa il VAR

Non tutte le situazioni di gioco, però, saranno disponibili all’ausilio della nuova tecnologia. Esistono, infatti, solo quattro categorie in cui il VAR può intervenire, definite game-changing situations e sono:

  1. Stabilire la regolarità di un goal
  2. Assegnazione di un calcio di rigore
  3. Espulsioni che richiedono l’estrazione diretta del cartellino rosso
  4. Errore di identità (scambio del giocatore da ammonire o espellere con un altro)

Per quanto riguarda il primo punto – stabilire la regolarità di un goal – si fa ricorso al VAR qualora un goal sia stato convalidato ma presenti un irregolarità oppure, nell’eventualità opposta, qualora non sia stato ingiustamente convalidato (per un fallo di mano non visto un fuorigioco).

Per quanto riguarda il secondo – assegnazione di un calcio di rigore – l’ausilio del VAR può avvenire per segnalare all’arbitro se assegnare un penalty non visto oppure se correggere l’assegnazione dello stesso.

Punto terzo: espulsioni dirette. Se il VAR non potrà mai essere utilizzato per assegnare ammonizioni, al contrario, si potrà fare ricorso a esso qualora si verifichi il caso di una mancata espulsione, causata da una svista (episodio a palla lontana, per esempio) o da un errore di valutazione dell’arbitro centrale.

Punto quarto: errore di identità. Questa evenienza si verifica quando l’arbitro centrale ammonisce o espelle un giocatore scambiandolo per un altro.

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Che cos’è il Silent Check

Uno dei termini a cui siamo stati più abituati sentire fin qui è il termine di “Silent check”, ma che cos’è? Per Silent check s’intende un episodio ravvisato e rivisto dal VAR ma non sottoposto all’attenzione dell’arbitro centrale; in altre parole, si può definire come un semplice silenzio-assenso, cioè una sostanziale conferma da parte dei VAR della scelta assunta in campo dal direttore di gara, sia essa un fischio o un non fischio.

VAR, che cosa ha funzionato?

Nonostante le numerose critiche è indubbio che il VAR abbia ridotto drasticamente, se non eliminato, alcune situazioni che, in passato, avrebbero destato critiche e perplessità. Lampante è il caso del goal in fuorigioco. Stando alle statistiche, l’ausilio della nuova tecnologia ha, praticamente, esaurito ogni tipo di protesta, polemica o dubbio. Nella maggior parte dei casi, anche qualora si sia trattato di un fuorigioco millimetrico, ogni azione che si conclude con un goal viene ravvisata e segnalata in tempo reale dai VAR.

Anche il numero di falli commessi lontano dagli occhi dell’arbitro – giocate antisportive e scorrettezze a gioco fermo o in movimento – si è ridotto, in virtù della maggiore e migliore attenzione posta dai VAR anche su questi tipologie di episodi. Conseguentemente, si sono ridotte anche le proteste di giocatori e membri degli staff tecnici; minori sono stati, infatti, in questi primi sei mesi gli accerchiamenti all’arbitro, così come gli insulti, gli atteggiamenti intimidatori, gli ostruzionismi e, anche, le simulazioni.

VAR, che cosa migliorare?

  • Uno dei punti più contestati finora è stata, senza dubbio, la discrezionalità dell’arbitro sulle chiamate e, quindi, la volontà di alcuni arbitri di non far ricorso al mezzo tecnologico, dando precedenza alla valutazione personale dell’episodio. L’introduzione del VAR è stata concepita proprio con l’idea di una sempre più crescente riduzione delle situazioni ad alto rischio di errore e critica; per questo, è necessario che ogni azione venga valutata in maniera sempre più possibile oggettiva e trasparente, con un’indice di discrezionalità sempre minore; a maggior ragione, dal momento che in Italia vige una cultura del sospetto, profondamente radicata nel nostro tifo. Servirebbe, allora, un maggior equilibrio nell’utilizzo della nuova tecnologia. Ci sono direttori di gara che fanno, costantemente, affidamento a essa mentre ce ne sono altri che, per molte decisioni, si fidano del proprio occhio, andando a sbattere, a volte, contro il muro di un evidente errore. Se è stato messo in campo come strumento di aiuto e soccorso, forse, andrebbe utilizzato per tutti i casi nei quali regna il dubbio di una decisione che, se presa in maniera affrettata, potrebbe appunto condurre all’errore.
  • Tempo. La quantità di tempo impiegata per prendere una decisione, con l’intervento del VAR, sebbene si sia notevolmente ridotta rispetto alle prime giornate di campionato (a parte qualche caso eclatante), va, in qualche modo, regolamentata. Nonostante l’attesa, in vista della decisione finale, crei suspense, il rischio di farla diventare estremamente esagerata ed esasperante si è verificato più volte e, per questo, andrebbe in un certo senso ridotta e regolamentata.
  • Per quanto riguarda il silent check, sempre nell’ottica di garantire una maggiore trasparenza, si potrebbe avvertire come il contatto tra VAR e arbitro centrale sia effettivamente avvenuto, magari segnalandolo a livello televisivo.
  • Infine, si potrebbe promuovere la possibilità di concedere alle panchine l’opportunità di chiamare due volte a partita, magari una per tempo, l’intervento del VAR. In questo modo, forse, verrebbe eliminata del tutto, o quanto meno ridotta, la presunta “malafede” legata alla discrezionalità degli arbitri

I video immediatamente disponibili per Var e Avar

In uno stadio ci possono essere 12, 14 o 16 telecamere a seconda dell’importanza del match. A queste possono essere aggiunte quelle di Sky o Mediaset ma tutte le immagini arrivano in tempo reale nella control room. Cosa differenzia Var e Avar? Il primo analizza nello specifico l’episodio guarda le immagini e le può mandare avanti indietro o rallentare. Il secondo invece deve continuare a guardare la diretta, soprattutto se il gioco prosegue perchè potrebbero ricapitare episodi da analizzare.

I casi più eclatanti e discussi al debutto del VAR in Serie A

Proviamo a prendere in considerazione allora, alcuni tra i casi più eclatanti nell’anno del debutto del VAR in Serie A. Ci sono stati, tra il girone d’andata e le prime giornate del girone di ritorno, molte situazioni discutibili, per varie ragioni, per le quali sarebbe necessario aprire più di un dibattito. Si è scelto, tuttavia, di selezionarne soltanto alcuni.

  • Bologna-Torino. Siamo alla 1° giornata di Serie A 2017/2018, che segna anche il giorno del debutto del VAR. In una serata condizionata dai problemi tecnici tra il direttore di gara e la cabina di moviola, l’arbitro Massa si rende protagonista di un errore evidente. La partita è indirizzata sul 1-1 ma al 38′ accade l’episodio che ha suscitato parecchie polemiche tra le fila granata: in area di rigore felsinea, una maldestra respinta di un difensore fa carambolare il pallone sui piedi di Rincon che, anticipato nettamente da Destro, mette Belotti nelle condizioni di segnare (e il goal, effettivamente, arriva qualche istante dopo con Berenguer). Massa, però, annulla tutto senza consultare il VAR, ritenendo la posizione di Belotti in fuorigioco. Ammesso che il VAR in questo caso non sarebbe potuto intervenire, perché l’azione era già stata fermata dall’arbitro (se il gioco è fermo la revisione va fatta prima che riprenda, altrimenti non si potrà tornare indietro), Massa ha sbagliato a interrompere il gioco, optando per una scelta erronea: piuttosto, avrebbe dovuto assegnare la rete e, poi, eventualmente, consultare la review e decidere.
  • Atalanta-Juventus. Siamo alla 7° giornata del girone d’andata di Serie A 2017/2018. Il match si concluderà 2-2: dopo il doppio vantaggio bianconero con Bernardeschi e Higuain, l’Atalanta accorcia le distanze con Caldara. Al minuto 58′, però, accade un episodio che avrebbe potuto indirizzare la partita in una direzione diversa da quella poi intrapresa. In prossimità della linea centrale del campo, sulla fascia destra, il terzino svizzero Lichtsteiner, nel tentativo di evitare il contrasto con Gomez, apre il braccio sinistro, rifilando una gomitata all’argentino. Damato non considera il fallo più che un semplice contrasto di gioco e fa proseguire l’azione, che si conclude con la rete del 1-3 di Mandzukic. Evidentemente richiamato dal VAR, Damato si convince a consultare il replay nella Referee Review Area. Dalla review, il direttore di gara ribalta la sua iniziale decisione: annulla il goal e ammonisce Lichtsteiner. La polemica è scattata nel momento in cui, dopo aver annullato la rete, Damato non ha estratto il cartellino rosso, poiché non ha evidentemente ricondotto il fallo a un’azione mossa da condotta violenta e antisportiva.

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  • Lazio-Torino. Siamo alla 16° giornata di Serie A 2017/2018. Ammesso che la Lazio sia stata, per sua sfortuna, una delle squadre che dal VAR ha ricevuto più “torti”, la sconfitta con il Torino è stata, effettivamente, segnata da più di un errore. L’ultimo minuto del primo tempo, quando la partita era ancora sullo 0-0, Giacomelli si rende protagonista di scelte assai discutibili. Su cross di Immobile in area di rigore granata, il pallone finisce sul braccio, molto distante dal corpo, di Iago Falque, modificando inevitabilmente la traiettoria dello stesso. Nonostante la distanza ravvicinata, il braccio è molto largo ma Giacomelli, con evidenti gesti, esprime la sua decisione, favorita anche dal Silent Check di Di Bello. Sul prosieguo dell’azione, la palla arriva nuovamente a Immobile che, su assist di Milinkovic-Savic, fa partire un potente tiro che si infrange sui cartelloni pubblicitari a fianco della porta difesa da Sirigu. L’attenzione si catalizza, però, sul diverbio nato immediatamente dopo l’azione tra lo stesso attaccante e Burdisso e finito con un abbozzo testata di Immobile sul difensore. Giacomelli non vede ma viene avvisato da Di Bello, invitando l’arbitro centrale ad andare a rivedere l’azione. Sul consulto del video, Giacomelli estrae immediatamente il cartellino rosso, nonostante avrebbe potuto tener conto anche della provocazione dell’argentino e procedere con la semplice ammonizione, dovuta a un comportamento antisportivo dell’attaccante, ma di certo non poi eccessivamente violento.

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  • Crotone-Napoli. 19° giornata di Serie A 2017/2018. L’episodio più controverso di un match non così semplice per il Napoli, si verifica al minuto 61′. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il cross messo indirizzato verso l’area di rigore partenopea, finisce a Mertens che, posizionato in prossimità del primo palo, colpisce la palla con un tocco braccio-petto che ha fatto infuriare Zenga e i giocatori rossoblù. Il direttore di gara Mariani lascia correre, ritenendo il braccio vicino al busto e, comunque, non sufficiente per aumentare il volume in maniera determinante. Il VAR Doveri non interviene – si verifica, allora, il cosiddetto Silent Check -, dando fiducia ed evidentemente ragione al giudizio dell’arbitro centrale che ha visto, ma non ha ritenuto necessario concedere il calcio di rigore.

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  • Cagliari-Juventus. Siamo alla 20° giornata di Serie A 2017/2018 e si verifica un episodio analogo a quello precedentemente analizzato. Su un cross proveniente dalla fascia effettuato dall’ex Padoin, Bernardeschi, posizionato sulla linea perimetrale dell’area di rigore, devia in maniera piuttosto goffa il pallone, colpendolo con il braccio sinistro, frutto di un mobimento non proprio naturale. Nonostante le accese e immediate proteste dei cagliaritani, il direttore di gara Calvarese decide di non assegnare il calcio di rigore, ritenendo il tocco involontario. Di per sé, il VAR non è necessitato a intervenire perché l’azione rientra nella sfera del “non intervento” e, ancora una volta, Silent Check, in quanto l’arbitro ha visto l’azione e ha espresso la sua decisione, essendo lui il “detentore” della decisione finale. Prima di far riprendere il gioco (con il pallone finito in calcio d’angolo), Calvarese sembra, però, tentennare, per via del probabile consulto con il VAR Banti, non tornando più indietro nella sua decisione, in quanto, probabilmente, supportato dal consiglio del VAR.

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  • Milan-Lazio. Siamo alla 22° giornata 2017/2018. Al minuto 15 della prima frazione di gioco, su cross di Chalanoglu, Cutrone colpisce il pallone in area di rigore e infila, a prima vista, di testa il portiere laziale. Irrati convalida e dalla postazione VAR non arriva nessuna chiamata: il silent check è di nuovo protagonista. La torsione della testa, effettivamente, piuttosto ingannevole, non aiuta l’arbitro centrale ma dal replay, il colpo di mano sembrava potesse essere evidente.

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  • Frosinone-Parma. Siamo alla 30° giornata di Serie A, stagione in corso, 2018/2019. In prossimità dello scadere del recupero, l’arbitro Manganiello assegna un rigore netto causato da un ingenuo fallo del parmense neo entrato Gobbi su Paganini, durante una mischia in area di rigore emiliana. L’arbitro di Pinerolo non ha dubbi e assegna il calcio di rigore ma, sebbene all’inizio non sia chiaro il motivo del procrastinare dell’apparente ovvia conferma, il VAR esita a causa di un possibile fuorigioco. I minuti passano inesorabili, al punto che dalla curva ciociara parte un giustificato e ironico coro: “A mezzanotte, finiamo a mezzanotte…”. Dopo ben 8 minuti di imbarazzo e consulto, senza che Manganiello sia andato personalmente a visionare, il rigore viene assegnato e, conseguentemente, trasformato da Ciofani. Il record di minuti d’attesa battuto in quest’occasione è significativo della necessità di intervenire a regolamentare snervanti ed eccessive perdite di tempo.

Il caso più eclatante in Bundesliga

Nella scorsa stagione, alla 30° giornata di Bundesliga, si è verificato uno dei casi più particolari e degni di nota di questa brevissima storia del VAR, durante l’incontro salvezza tra Mainz e Friburgo. Allo scadere della prima frazione di gioco, Brosinski entra in area di rigore e prova a mettere al centro dell’area un invitante pallone per qualche compagno. Il suo tentativo di cross viene deviato da un evidente tocco con la mano sinistra da Kempf. L’arbitro Winkmann non fischia il calcio di rigore e manda tutti i giocatori negli spogliatoi per l’intervallo. A questo punto, tra il direttore di gara e il VAR Bibiana Steinhaus inizia una rapida riunione a distanza, tramite auricolari, seguita da un personale consulto video, al termine della quale si decide di assegnare il rigore. Gran parte degli ospiti, e non solo, però era già scesa negli spogliatoi. Allora, richiamati “comicamente”, ad uno ad uno, tutti i giocatori in campo, Winkmann comanda la battuta del penalty: De Blasis prende il pallone sotto braccio e dagli undici metri batte Schwolow.

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