2020

Vannucchi: «Taglio stipendi? Ho la mia idea. Gattuso sembra mio padre» – ESCLUSIVA

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Ighli Vannucchi si racconta: ecco le sue considerazioni tra l’emergenza Coronavirus e il passato sui campi di calcio

Ighli Vannucchi ha regalato tante magie sul rettangolo verde, soprattutto con le maglie di Empoli e Salernitana. Il fantasista toscano è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Calcionews24. Ecco le sue parole tra emergenza Coronavirus, Serie A e i suoi ricordi sul campo di calcio.

Salve Ighli. Prima di tutto, come sta? Come sta vivendo questo periodo di chiusura forzata in casa per l’emergenza Coronavirus, visto che non può andare nemmeno a pesca?

«La famiglia è sana, a parte mio suocero che ora però sta meglio, ma come famiglia Vannucchi stiamo bene. Pesca? Adesso l’ho presa nel fiocco, come si suol dire. Se fosse passata almeno questa possibilità di andarsi a svagare un attimino, sarebbe stata una pandemia più leggera. Tornando seri, è un momento complicato per tutti quindi cerchiamo di fare i bravi e aspettare che tutto termini».

Sono al vaglio tante ipotesi per la ripresa del campionato, che vive comunque nell’incertezza. Scongiurata l’alternativa playoff, sembra si vada ad oltranza fino all’estate. Qual è la soluzione migliore?

«L’ipotesi migliore in una situazione del genere non si può sapere, credo che sia tutta un’incognita finché non riusciamo a vedere una via d’uscita, secondo me è anche difficile prendere delle decisioni. Tutto quello che sta passando sul web è un controsenso, perché le notizie cambiano continuamente. Poi sicuramente ci sono gli esperti del settore che troveranno la soluzione migliore per tutti anche a livello economico».

I giocatori stanno provando a fare la loro parte, attraverso il taglio degli stipendi? Come vede questa iniziativa, considerando anche le serie minori?

«Il taglio dello stipendio alla fin fine va a favorire la società, e come se un operaio rinunciasse allo stipendio per dare un sostegno all’azienda. Molti hanno pubblicato elogi sul taglio degli stipendi, ma non è che quei soldi vanno investiti in altre cose. Sono soldi risparmiati per la società. La Serie C penso sia messa veramente male. Ricordo che già dalle mie ultime esperienze tanti anni fa la situazione economica era molto precaria. Decurtare dei soldi a dei giocatori che già guadagnano uno stipendio minimo, che devono mantenere casa e famiglia… la vedo dura».

Questa crisi potrebbe riguardare anche il calciomercato e la quotazione dei giocatori che sembrerebbe andare verso il ribasso. Vede delle difficoltà economiche nel prossimo calcio?

«Siamo in una situazione di bolla. Sicuramente ne verremo fuori bene, perché siamo italiani, noi nelle difficoltà riusciamo a vincere un Mondiale, per dirla nel gergo calcistico. Quindi sicuramente anche il Paese troverà spunto per rilanciarsi, anche se all’inizio sarà molto dura. Speriamo che lo Stato, le banche e tutti quelli che possono dare una mano, lo facciano».

Passando al campo. In Italia stanno crescendo tanti centrocampisti interessanti, ma non c’è un fantasista come lei. Si sta perdendo quel ruolo idealizzato nel classico numero 10 che lo ha fatto diventare grande?

«Non seguo moltissimo i campionati, seguo di più il mio calcio giocato. Adesso che non gioco più, o più correttamente lo faccio in terza categoria e sono motivato nella mia avventura, quello che esce fuori dagli altri campionati lo seguo pochissimo. Il ruolo del fantasista si è perso, è un dato di fatto ed è di fronte a tutti. Purtroppo quel ruolo è stato ghettizzato, un ruolo di scomodo che però allo stesso tempo fa innamorare milioni di appassionati. Baggio, un esempio su tutti, ha dovuto lottare contro moltissimi allenatori per dimostrare quello che era, e poi alla fine tantissimi tifosi del calcio mondiale lo amano. È una figura che fa innamorare. Il fatto che sia stato gambizzato va a discapito di questa passione».

Baggio, Del Piero, Totti e anche lei, uniti dalla fantasia e dal numero 10. Lei però in diverse esperienze, come ad esempio alla Salernitana, ha indossato il numero 23. C’è qualche motivazione dietro a quel numero?

«Io arrivavo come nuovo calciatore a Salerno ed essendo il 10 già impegnato (da Giacomo Tedesco ndr), ho optato per il 23 che avevo già indossato a Lucca nella Lucchese. Ho continuato la stagione con quel numero al quale sono molto affezionato. Poi quando c’è stata l’opportunità di indossare il 10, perché si sono liberati gli spazi, me lo sono ripreso».

Quella Salernitana del 1998/1999 è rimasto nell’immaginario collettivo dei tifosi italiani come una squadra di culto. Oltre a lei, c’era Di Michele, Di Vaio, Fresi e Gattuso. Si sarebbe aspettato un Gattuso così in panchina?

«Ah, quella squadra era davvero speciale. Gattuso è un personaggio straordinario nel mondo del calcio, già da quando eravamo compagni di squadra e lo è ora come allenatore. Un carismatico, l’unica cosa che mi dispiace che è invecchiato tantissimo perché il ruolo dell’allenatore per come lo vive lui è stressante. Mi sembra mio papà (ride ndr), anzi mio papà è più giovane. Chiaramente sono battute però conoscendolo so che ci mette veramente qualcosa oltre le sue forze. Secondo me per questo sarà un grande allenatore. È un carismatico».

Per finire, parliamo dello Scudetto. Nel caso in cui si riprenda la stagione e si concluda il campionato in modo classico, quale squadra vedrebbe favorita per il titolo?

«Non lo so, io penso e prevedo la Juve perché potenzialmente è molto più forte. In scia la Lazio. L’Inter ha fatto il massimo di quello che poteva fare fino ad adesso rimanendo in scia, però penso che alla fine l’immensa qualità della Juve e la forza che ha, le darà qualche vantaggio. Poi secondo me con Conte all’Inter, è diventata più simpatica anche la Juve, non so perché ma in tanti me lo confermano».

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