Vannucchi: «L'Empoli è stata la moglie, la Salernitana l'amante. Di VaIio, Di Michele e Gattuso, che squadra! Ho smesso col calcio a 50 anni e la mia passione è pescare»
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Vannucchi: «L’Empoli è stata la moglie, la Salernitana l’amante. Di VaIio, Di Michele e Gattuso, che squadra! Ho smesso col calcio a 50 anni e la mia passione è pescare»

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Igli Vannucchi si racconta a la Gazzetta dello Sport: gli anni tra Empoli, Salerno, Venezia e Palermo, il ritiro e la passione per la pesca

Igli Vannucchi è stato un talento di provincia. Empoli, Venezia e Salernitana dono state le sue esperienze più significative. L’ex fantasista si è raccontato oggi su La Gazzetta dello Sport, raccontando soprattutto la passione per la pesca.

A PALERMO IN RITIRO CON LA CANNA DA PESCA – «Mi guardarono come un alieno. Dopo cena infatti andai in un ruscello a pescare, che pace. Era un antistress. Prima delle partite uscivo di notte per fare delle gare coi tifosi o coi magazzinieri».

A PESCARE A EMPOLI – «A Empoli mi divertivo sull’Arno, vicino al Castellani, e a volte venivano anche i compagni».

DA HOBBY A PROFESSIONE – «Io e Gianfranco Monti, il mio socio, giriamo l’Italia filmando. Oggi il nostro canale Youtube, Buonapesca, ha quasi 15mila iscritti. Il segreto è divertirsi».

IN CAMPO – «Ho smesso di giocare a quasi cinquant’anni dopo aver vinto i playoff per salire in Seconda categoria. E l’ho fatto con mio figlio. Il calcio è passione, divertimento e regole. A Lucca, in Serie B, se osavi entrare in doccia prima dei veterani venivi sbattuto fuori».

IL DEBUTTO – «Novembre 1996, Stadio Adriatico, Pescara-Lucchese. Avevo 19 anni, ero sbarbato ed esuberante. Avevo appena fatto il militare insieme a Totò Di Natale, che palleggiava con le arance come Maradona. Provai un tunnel al primo pallone. Perdevamo 2-0, i compagni mi massacrarono».

LA SALERNITANA – «La Salernitana è stata l’amante, l’Empoli la moglie. Ricordo i gol di Di Vaio e i dribbling di Di Michele col 44 di piede, Sembrava uno gnomo con gli stivali, ma quanto era forte. E poi Gattuso: spappolava caviglie e polpacci. Nel 2000, dopo aver vinto l’Europeo U21 con l’Italia, sarei potuto andare ovunque, anche alla Lazio di Cragnotti, ma rimasi all’Arechi».

I TIFOSI LO AMAVANO – «L’anno della Serie A, 1998-99, battemmo Inter e Juve in casa. Alla penultima giornata segnai un gol storico contro il Vicenza. È come “Benvenuti al sud”: quando arrivi a Salerno piangi due volte, all’arrivo e all’addio. La mancata salvezza resta un rimpianto enorme, ma l’affetto della gente è immortale».

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