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A tutto van der Sar: «De Ligt? Non abbiamo bisogno di vendere. Su Agnelli, la Juve e Ronaldo…»
Le dichiarazioni di Edwin van der Sar sul futuro di de Ligt ma anche sul suo rapporto con Andrea Agnelli e con Cristiano Ronaldo
Matthijs de Ligt ma anche Ajax–Juve, la sua esperienza in bianconero e il rapporto con Andrea Agnelli: questo e molto altro nell’intervista rilasciata da Edwin van der Sar alla Gazzetta dello Sport. Il dirigente dei Lancieri ha parlato del futuro del gioiello classe ’99 cercato anche dalla Juve: «Noi sappiamo che i giocatori a un certo punto accumulano abbastanza esperienza e vogliono una sfida più grande, Matthijs è stato straordinario per l’Ajax, il più giovane capitano e il più giovane a giocare una finale europea per noi. So che i grandi club sono dietro di lui, è ovvio. Prezzo? Questo dovete chiederlo a Overmars ma noi finanziariamente siamo stabili, non abbiamo bisogno di vendere».
Van der Sar è poi tornato sulla sua esperienza alla Juventus, un’esperienza non particolarmente positiva, probabilmente l’unica negativa della sua carriera: «Non ho giocato al mio livello, ma ho imparato una lingua, un modo di mangiare. Andavo al ristorante alle sei, sei e mezza di sera. Ovviamente mi dicevano di tornare alle 9 ed era incredibile, in Olanda alle cinque e mezza già cenavo. Poi i miei figli: andavano all’asilo, parlavano italiano, mia figlia è nata da voi». Poi sul rapporto con Agnelli: «Conosco Andrea da tanto, quando giocavo alla Juve veniva in bus alle partite e a volte parlavamo. E’ intelligente, alla Juve ha fatto molte cose buone e ora il lavoro all’Eca gli prende molto tempo».
Infine un retroscena su Cristiano Ronaldo, suo compagno di squadra allo United: «Ho giocato con lui fino al 2009. Tanti giovani dicono di voler di ventare il migliore ma lui lavorava per esserlo. Quando gli altri andavano sotto la doccia, mi chiamava: “Edwin, vieni a pararmi un po’ di punizioni”. Io gli dicevo di prendere il secondo o il terzo portiere, perché io ormai avevo 35 anni, ma lui niente: “Vieni tu, voglio segnare al più forte”. Allora andavo. Calciava con la rincorsa a gambe allargate e la palla prendeva una traiettoria impossibile. Ora è diverso, non è più un’ala, corre meno ma segna sempre molto».