2012
Undicesimo comandamento: non tweettare
Nell’antico testamento che Moratti ha porto ad Andrea Stramaccioni sul monte della Pinetina, sorge un nuovo comandamento: non “tweettare“. Nelle prime dieci, sacrosante regole imposte dal patron, tra le altre, troviamo anche quelle di non fare serate in discoteca, di non arrivare in ritardo agli allenamenti, di non rispondere male all’allenatore, ovvero colui che queste regole deve far rispettare, ed ora arriva anche l’undicesimo, categorico, ed imprescindibile comandamento: vietato “tweettare”.
Intanto, in molti si chiedono: che fine ha fatto Sneijder? Non lo vediamo sul campo dal 26 Settembre, e adesso non lo possiamo nemmeno più seguire su Twitter; che amarezza. Il “diktat” della società neroazzurra è stato chiaro: niente più “tweet” per l’olandese. Lascia qualche perplessità la decisione di Moratti, il quale ha pensato di varare questa legge “ad personam”, che impedisce unicamente a Sneijder di sfruttare il social network.
Che sia l’ennesimo segno di rottura? La bella e simpatica Yolanthe Cabau, moglie del calciatore, non certo una neofita del social network, ha espresso la sua opinione in merito, sollevando un piccolo polverone polemico: “Mio marito non può più scrivere su Twitter. Scelte della società. Strano perché solo lui non può scrivere”.
Un caso, quello di Sneijder e la censura su “Twitter”, che sembra cascare “a fagiolo” di questi tempi, dove si fa sempre più affidamento su un’identità virtuale. La legge è coercizione e tortura, mentre la rete è libera e di tutti. Grillo grida a gran voce come Internet rappresenterà la soluzione ai conflitti razziali, ideologici e religiosi (tranne che per il povero Wes, s’intende). La comunicazione, strumento che per secoli è stata veicolo di potere, espansione, dominio, organizzazione e associazione, non sarà concessa a Sneijder, il quale non potrà più comunicare con i propri sostenitori, tifosi ed amici, così come non potranno fare loro con lui, almeno tramite cinguettii.
Prima dell’invenzione di internet (e di Twitter), le comunicazioni, la conoscenza e l’organizzazione appartenevano al potere. Con la rete, invece, esse appartengono al popolo. Tuttavia, il mondo rimane ancora diviso in due: una parte consistente ha libero accesso ad internet, mentre un’altra parte, altrettanto numerosa, può accedere alla rete solamente in maniera limitata.
Se internet diventerà di libero accesso a tutti, per esistere, ognuno di noi dovrà essere registrato sulla rete e, di conseguenza, spariranno partiti politici, ideologie, differenziazioni di ogni genere; forse qualcuno dovrà ringraziare Massimo Moratti se questo non accadrà.
Quanto al patron dell’Inter, ascolti bene quanto dice Matteo Renzi e ne faccia tesoro: ”Inter(net) può rivoluzionare la politica e la politica non deve guardare la rete come se fosse il lupo cattivo. Bisogna scommettere su Inter(net) e fare capire ai cittadini che può migliorare la politica e promuovere la trasparenza. L’Italia deve scommettere sulle nuove tecnologie e così può diventare la prima start-up del mondo”.
Forse non tramite Twitter, ma per via privata, non pensate che perlomeno un sms Wes lo abbia mandato al suo beneamato mentore, Mourinho, per capire che aria tira a Madrid? Quantomeno, là non vigono frustranti comandamenti per cui vengono repressi gli strama-zzanti cinguettii di un povero calciatore.