2018

Non è un campionato per giovani: pochissimi gli Under23 presenti in Serie A

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Il ct Mancini ha lanciato l’allarme sullo scarso utilizzo dei nostri giovani in Serie A e gli ultimi 5 anni lo confermano

Non è un campionato per giovani. E non da quest’anno. Mancini, in fondo, aveva ragione. I nostri giovani talenti azzurri non trovano spazio negli undici delle squadre di Serie A. Il problema è che la situazione si trascina ormai da anni. Analizzando gli ultimi cinque campionati di Serie A, per scoprire a vedere quanti Under 23 italiani hanno fatto giocare gli attuali allenatori delle venti squadre (più altri cinque big), risulta una situazione terrificante. Sono comunque molti i passaggi della filiera delle squadre italiane che non funzionano. Spesso le società non investono nei settori giovanili, preferiscono comprare l’usato sicuro e l’esperienza, altre volte sono i ragazzi stessi a non rivelarsi all’altezza. Ma se non giocano un motivo ci sarà. Nessuno li schiera in campo. Ecco perché la Gazzetta dello Sport ha voluto puntare il dito contro gli allenatori, colpevoli (non tutti) di non far giocare i giovani.

Chi ci prova: Gasperini, Di Francesco e Mihajlovic

Gasperini è uno di quelli che ci ha provato di più. Come nella serata di Atalanta-Napoli di due anni fa, prima di far giocare dall’inizio i pressoché debuttanti Caldara, Gagliardini e Petagna. Al Genoa aveva già dato partite a Perin, Sampirisi, Bertolacci, Sturaro, Izzo, Mandragora (debuttante da titolare a 17 anni nella vittoria a sorpresa contro la Juventus). In cinque stagioni, Gasperini ha assegnato 347 maglie ai suoi Under. Sembrano tantissime, eppure restano poche se si considera il dato complessivo: neanche il 17%. Questo rende ancora più scura la fotografia del resto del campionato. Si salvano anche Eusebio Di Francesco e Sinisa Mihajlovic. L’attuale tecnico della Roma ha potuto speri- mentare, con successo, nel laboratorio di Sassuolo, poi alla Roma si è portato dietro Lorenzo Pellegrini. Nell’arco di cinque anni ha fatto ancora meglio Sinisa Mihajlovic, un altro che quanto a coraggio gli si può dire poco, ripensando a come impose lo sbarbato Donnarumma. Ma già prima alla Samp e dopo al Torino il serbo non si era tirato indietro.

Chi rinuncia: Spalletti, Mazzarri e Allegri

Troppo spesso i ragazzi diventano soltanto merce di scambio senza aver mai avuto neanche la possibilità di assaggiare la prima squadra. Torino, Roma e Inter hanno vinto gli ultimi quattro campionati Primavera: eppure Spalletti e Mazzarri sono al fondo nella classifica dell’utilizzo dei giovani. Pioli se la cava con l’oro-Chiesa e il collaudato Benassi. E gli altri big? Sarri, dopo l’audacia coi giovani a Empoli, si è fermato a Napoli, Allegri ha centelli- nato i suoi. L’alibi del «dover vincere» regge? Mica tanto: Kimmich, Asensio, Foden, Saul Niguez, per fare qualche esem- pio, sono tutti entrati da giovanissimi in squadre di primissimo piano. Arrivando fino alle piccole della nostra Serie A, il coraggio non aumenta. Maran in cinque stagioni ha dato appena 36 partite da titolari ai giovani (peraltro quasi tutte a due giocatori, Biraghi a Catania e Depaoli al Chievo), Donadoni non molte di più: 50. E Giampaolo? Qualcosina a Empoli, poi praticamente nulla alla Sampdoria. Mancini aveva ragione? La situazione è molto chiara e avvilente.

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