2012

Un presidente con le ali tarpate

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Massimo Cellino non sta certo passando un bel momento. Nemmeno i soddisfacenti risultati conseguiti sul campo dalla formazione riaffidata a Davide Ballardini, di questi tempi, riescono più a smuoverlo. Bottino pieno in entrambe le ultime uscite della squadra al Sant’Elia eppure il numero uno rossoblu si è sempre presentato davanti ai microfoni desolato e stufo. Stufo di non vedere trovare riscontri positivi al proprio operato, trasparente ed efficace, che ha permesso al club di ricoprire uno status di habituè nella massima serie, risultato non da poco in provincia, soprattutto in una realtà  sportiva come quella sarda dove su Casteddu rappresenta il vanto e l’identità  di un’isola intera.

L’idea di regalare una nuova casa alla squadra Cellino la nutre da parecchio tempo, ma diversi ostacoli gli hanno sempre impedito di portarla a compimento. Elmas sembrava potesse rappresentare la svolta: terreni acquistati e pronti per metterci mano. Invece no. La troppa vicinanza all’aeroporto attiguo al capoluogo hanno imposto all’imprenditore di Sanluri una guerra burocratica, poi sfociata in campo legale, contro la Sogaer, che gestice lo scalo, e soprattutto l’Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile), che hanno rivendicato l’esclusiva operatività  sugli ettari, acquisiti regolarmente dalla Cagliari Calcio, per farne i propri interessi, anche se ormai non sono più di loro competenza. Dopo averli lasciati abbandonati al proprio destino per decenni, chiesa di Santa Caterina connessa, la cui zona di ubicazione sarebbe poi stata riqualificata a spese della società  isolana.

Nonostante i piccoli passi in avanti percorsi dalla presentazione del progetto in poi, fino alla decisione di cominciare a far costruire l’impianto modulare in modo da farlo arrivare in Sardegna pronto per essere montato, i problemi con i “boss del volo” sono rimasti in perenne stallo. Fino a quella che poi forse è stata l’ultima goccia. Quella che ha portato Massimo Cellino a doversi presentare in tribunale e sottoporsi a cinque ore di interrogatorio per rispondere alle questioni legate alla contesa dei terreni, quelli dove stava per nascere un sogno, suo e di tutti i sostenitori rossoblu, desiderosi di lasciare quanto prima il decadente Sant’Elia.

La parole fine non è ancora stata incisa in questa triste storia, ma il forte segnale inviato dal patron cagliaritano presentando le proprie dimissioni dalla carica di presidente (respinte dal cda) potrebbe aver sancito la conclusione della vicenda, e nel modo peggiore. A meno che qualcuno gli venga incontro, per il bene suo, della società  e dell’ambiente.

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