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IL MEGLIO DEL 2023 – Un ‘Momento Chiellini’: ecco i nostri preferiti

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Giorgio Chiellini nella sua carriera ha vissuto alcuni momenti iconici che lo raccontano: i nostri preferiti per ricordarlo dopo il ritiro

Da martedì Giorgio Chiellini non è più un calciatore. L’ex difensore della Juve e della nazionale italiana, dopo la finale persa del campionato MLS con Los Angeles aveva detto che forse quella sarebbe stata la sua ultima partita, decisione confermata nel giro di ventiquattr’ore dopo con un messaggio sui social. In molti su internet, compagni in bianconero e in azzurro e avversari, lo hanno voluto salutare.

Con nove scudetti e un Europeo è stato uno dei calciatori italiani più vincenti di sempre, un difensore vecchia scuola che si esaltava nell’idea dello scontro, e che si lascia alle spalle un immaginario di duelli finiti quasi letteralmente nel sangue, coperto da un turbante diventato nel tempo parte integrante della sua figura. Giorgio ci ha regalato tanti momenti della sua carriera che sono diventati iconici a modo loro e ognuno di noi ha interiorizzato un “Momento Chiellini”, un ideale platonico del difensore con il numero 3. Andiamo a ripercorrerne alcuni.

JUVE-MESSINA 2005 – (di Carlo Pranzoni) Spiegare in poche parole cosa abbia rappresentato Giorgio Chiellini per un tifoso della Juventus è impossibile, ma ci proveremo. Chiellini è quel ragazzino che in punta di piedi entra nelle nostre casa in un ottobre del 2005, prendendo il posto di Nedved in una sfida col Messina ormai nota anche a chi ha poca memoria. Nessuno quella sera, probabilmente, avrebbe immaginato che Chiello sarebbe entrato nei nostri cuori, prendendosi un suo posto importante come in pochi hanno saputo fare. Scomodare paragoni con mostri sacri è sempre proibitivo, ma non in questo caso. Non dopo 561 presenze in bianconero, nove Scudetti consecutivi (unico sempre presente in quegli anni) e la capacità di raccogliere la pesante eredità della fascia di capitano dopo che, per ultimo, l’aveva indossata quel Gianluigi Buffon miglior portiere di tutti i tempi.

E se pensi a Gigi, inseparabile compagno di mille vittorie, pensi anche alla BBC, quel trio difensivo che è diventato un mantra per i sostenitori di Madama ed è stato la base della dittatura bianconera nell’ultimo decennio. Ma Chiellini è anche quel ragazzino che nel 2006 accetta di scendere in B nonostante le tante offerte o quell’ormai uomo che entra dritto su Cristiano Ronaldo nella semifinale di Champions del 2014, noncurante di un turbante in testa che gli cingeva la fronte come un elmo o di chi avesse di fronte. Anche questo, in poche parole, è stato Giorgio Chiellini per tutti noi, che ci auguriamo ora di rivederlo un giorno in quel di Torino a difendere la sua Juve anche dietro la scrivania.

JUVE-LAZIO 2008 (di Paolo Rossi) Certo che uno ci pensa che quelli come lui siano monumenti. Calcisticamente parlando lo diventi mettendo tutti quei numeri in fila, ma soprattutto regalando immagini statuarie e perlopiù eroiche. Insomma, Giorgio con fascia in testa, come si fa a non metterlo al centro di una piazza? Ma a me piace un Chiellini “minore”, dimenticato, come quello del 27 aprile 2008. Giornata calda e totalmente inutile, quella di un Juventus-Lazio di fine stagione. Lui che firma una doppietta su invenzioni di Camoranesi. Due gol, esattamente come ad Arezzo un anno prima: non c’è bisogno di dire cosa fosse quella partita, se non che faceva già sentire il domani.

Ecco, lui è stato esattamente questo: un monumento al futuro, strano a dirsi per uno segnato da cicatrici, così poco giovanile anche nei primi anni. Eppure mi ha sempre dato questa idea, anche quando si è ribattezzato come Chiello, disegnandosi come King-Kong sulla Mole Antonelliana dopo essersi battuto i pugni sul petto per un gol in un derby. Futuro anche perché non mi è mai sembrato uguale a nessuno di quelli che c’erano prima. Che a ben pensarci, mi sembra un complimento di non avergli mai fatto e mi spiace che mi sia venuto in mente solo ora, che lo vorrei al centro della nostra dirigenza a restituirci un po’ di autorevolezza.

FINALE DI CHAMPIONS 2015 PARTE 1(di Alberto Mauro) Contro il Barcellona Chiellini purtroppo non c’era, infortunato, e chissà se quella partita avrebbe avuto un esito diverso con Chiello in campo, proprio come Nedved a Manchester contro il Milan 2003. Ma c’è un retroscena che racconta meglio di molti episodi sul campo il personaggio Chiellini. Pochi giorni prima della finale, a Torino, una sera mi fermai in auto davanti al dehors di un noto ristorante in pieno centro. In uno dei tavoli c’era Giorgio, insieme ad alcuni amici. Era immobile, incrociai il suo sguardo totalmente assente, vuoto.

Gli altri sorridevano e scherzavano, lui invece era da un’altra parte, si capiva lontano chilometri che stava soffrendo. Non riusciva a togliersi dalla testa quella finale che non avrebbe potuto giocare, dopo averla rincorsa ed essersela conquistata sul campo. Senza la certezza che gli sarebbe capitata un’altra occasione del genere. Ecco, è solo un piccolo episodio di vita vissuta che però fa tutta la differenza del mondo, e distingue chi vive il suo mestiere di calciatore con la passione e la determinazione del vero campione da tutti gli altri.

FINALE DI CHAMPIONS 2015 PARTE 2(di Massimo Zampini) Il mio momento Chiellini è quando Giorgio non c’era. Non un gol dei tanti fatti di testa, non la possente esultanza alla King Kong, non quell’attenzione e determinazione in marcatura così difficili da ritrovare. Il mio ricordo è affrontare la finale di Champions più attesa a Berlino, un quarto con Ronaldo contro l’Ajax nell’anno in cui forse tutto era possibile, la sfida con il Lione dell’anno successivo e sapere che Giorgio non c’è. Capire che senza di lui sarà tutto più difficile. Verificare che quelle sensazioni non sbagliavano, perché c’era una Juve con Chiellini e una senza. E la prima, fidatevi di me, era quasi imbattibile.

ITALIA-SPAGNA 2021 (di Nicola Veneziano) Non solo Juve. Giorgio, con 117 presenze, è il quinto per numero di presenze in nazionale, al pari di De Rossi. L’11 luglio 2021 alza al cielo di Wembley l’Europeo da capitano, aprendo così un’estate in cui come paese ci siamo scoperti capaci di vincere tutto nello sport. Per arrivare a quella vittoria il percorso è stato perentorio: dominiamo il girone, soffriamo con l’Austria, mettiamo in riga il Belgio senza troppi patemi e in semifinale eliminiamo la Spagna. Proprio in quella partita Chiellini si prende la scena in un modo tutto suo. La sfida finisce in parità, con le reti di Chiesa e Morata e gli spagnoli nel finale dei supplementari ci mettono sotto, ma la difesa regge e si andrà ai rigori.

L’arbitro Brych chiama i due capitani per il sorteggio, da una parte Chiellini e dall’altra Jordi Alba: una sfida tra due Giorgio. Rubando qualcosa ad Amici Miei (film toscano come lui), cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione. Mentre Alba sembra sull’orlo di una crisi di nervi, Chiellini è come il conte Mascetti, ironico e crudele. Gli stringe la mano, lo abbraccia, gli dà un buffetto urlando mentiroso, tutto con un sorriso che sa di beffa. C’è “noio vulevan savouar” di Totò, c’è Rumore della Carrà, ci sono i pizzicotti di una zia a natale, c’è l’Italia in quel momento. Lo tocca fino all’esasperazione e, come nella più classica delle commedie italiane, con uno scherzo manda al manicomio un intero paese. Quella sera sappiamo che vinceremo l’europeo: con il suo tackle più micidiale, mascherato da abbraccio.

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