Un italiano tra Van Basten e Ronaldo: 300 volte Toni - Calcio News 24
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Un italiano tra Van Basten e Ronaldo: 300 volte Toni

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Luca Toni ha centrato quota 300 reti in carriera: la traccia lasciata dall’attuale attaccante del Verona. Uno come pochi

Eusebio, Gerd Muller, Ian Rush, Marco Van Basten, Hugo Sanchez, Hristo Stoichkov, Ronaldo da Lima, Thierry Henry, Diego Forlan, Francesco Totti, Cristiano Ronaldo, Lionel Messi. Qualche nome, qui e lì, per ricordare tra gli altri chi si è iscritto nella lista speciale dei vincitori della Scarpa d’Oro: trofeo che viene riconosciuto al miglior marcatore dei campionati europei, dal 1996 parametrati in base ai rispettivi tassi di competitività dettati dal Coefficiente Uefa.

TONI NELL’OLIMPO – Al fianco di questi celebri esponenti dello sport più amato al mondo siede a pieno merito il nostro Luca Toni, unico italiano con Francesco Totti ad aggiudicarsi l’ambito premio: come potrete facilmente notare buona parte dei prospetti citati sono anche conclamati Palloni d’Oro e dunque risiedenti a pieno titolo nel gotha del calcio mondiale. Il buon Luca, che la classe di Messi o la dominanza di Ronaldo non ha, si è costruito una carriera di altissimo rilievo elevando al massimo le caratteristiche a disposizione: stazza fisica, senso della posizione ed innato fiuto del gol. La Scarpa d’Oro arrivò nel 2006 – ma non solo quello, ne parleremo, ne parleremo – con la maglia della Fiorentina: 31 reti, tante delle quali di ottima fattura, da antipasto agli anni d’oro vissuti con la maglia del Bayern Monaco. Il punto più alto della sua carriera a livello di club: la Bundesliga 2007-08 vinta grazie ai suoi gol – tantissimi, 24 in campionato e ben 39 stagionali – e da centravanti titolare di una delle squadre più forti, titolate e venerate al mondo.

L’ANNO MAGICO – Ma torniamo indietro e fermiamoci all’anno 2006, quello di Luca Toni: famelico con la sua Fiorentina, le 31 marcature in Serie A gli valsero non solo la Scarpa d’Oro ma giocoforza la chiamata di Marcello Lippi sull’aereo che portava a Germania 2006. Il Mondiale che più di ogni altro ha segnato la storia del calcio italiano: il disastro Calciopoli che sembrava anticipare una comparsa o poco più, fattore che al contrario fece scattare la molla dell’orgoglio patriottico nell’anima dei nostri calciatori tanto da portare in dote il risultato che tutti amabilmente ricordiamo. In quell’armata difficilmente replicabile la bocca da fuoco era rappresentata proprio da Luca Toni: un lavoro di enorme sacrificio per gli equilibri offensivi della squadra e due reti all’Ucraina nei quarti di finale – miglior attaccante italiano nella spedizione tedesca – che lo hanno consegnato ai libri di storia dello sport nostrano.

TONI 300 – Il resto lo fa una carriera singolare: a Luca Toni va riconosciuto insindacabilmente il merito di essersi saputo reinventare. E non è affare per tutti. Alle volte ha rallentato, vero, ma è stato in grado di riscoprirsi accettando destinazioni che ad un’analisi precipitosa sembravano precludenti ma che invece lo hanno rilanciato alla grande. L’ultima testimonianza in quel di Verona, dove nella scorsa stagione – a trentasei anni suonati – si è ritagliato un campionato da ben 20 gol: non gli bastavano mai, pensando alla fame con cui ha aggredito ogni pallone ed alla disperazione per ogni occasione mancata. La mente di un ragazzino in un corpo già strutturato, l’ambizione di un novello in un curriculum da 300 reti: le ha centrate domenica, nello scenario del Friuli al cospetto di un altro che parla la sua lingua calcistica, infilando una perla proprio alla Totò Di Natale. Sacrosanto puntare sui migliori giovani del nostro complesso nazionale e chi vi scrive è un oltranzista in tal senso, ma se i vecchietti sono questi, se rispondono ai nomi di Luca Toni ed Antonio Di Natale, beh… meglio tenerseli. Tenerseli stretti per due ragioni: sono il miglior esempio possibile per chi li seguirà ed, egoisticamente per chi li sceglie, funzionano ancora. Altroché se non funzionano.

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