2017
Ultrà Lazio: per la Procura i manichini al Colosseo erano uno sfottò
La Procura di Roma verso il termine delle indagini per i manichini con le maglie dei giocatori della Roma appesi dagli ultras della Curva Nord davanti al Colosseo: si chiede l’archiviazione
Lo avevano detto sin da subito con un comunicato i diretti interessati, gli Irriducibili ultras della Curva Nord biancoceleste, che si era trattato di un «sano sfottò che genera il derby capitolino». E ora, dopo quasi due mesi di indagini aperte per minacce, anche la Procura di Roma va verso l’archiviazione, derubricando il fatto a semplice schermaglia ironica tra tifoserie rivali. Come riporta Il Messaggero, è stata chiesta la chiusura delle indagini preliminari al gip su quanto accaduto quella notte tra il 4 e il 5 Maggio nel pieno centro della Capitale, quando un gruppo di laziali ha esposto su un ponte di fronte all’Anfiteatro Flavio (a tutti meglio noto come il Colosseo) quattro fantocci impiccati con le maglie dei giocatori più rappresentativi della Roma (De Rossi, Nainggolan e Salah) e uno striscione recante la frase «Un consiglio senza offesa, dormite con la luce accesa».
LE PAROLE DEGLI AUTORI- La natura del fatto, giudicato da tutti come grave e minatorio, aveva sollevato le ferme condanne dell’opinione pubblica, ivi compresa quella della stessa società Lazio che in una nota sul sito aveva ribadito la sua difesa della legalità. Gli ultras avevano subito ammesso la responsabilità dell’accaduto, giustificandosi però così «Nessuna minaccia a nessun giocatore della Roma, le bambole gonfiabili, rappresentano una metafora che vuole rimarcare lo stato depressivo in cui versano i tifosi e i giocatori dell’altra sponda del Tevere (…) l’invito alla luce accesa è per evitare che di notte gli incubi possano disturbare i loro sonni, come accade dal 26 Maggio 2013. Non riteniamo scusarci con nessuno in quanto, seppur di cattivo gusto per alcuni, rientra tutto nel sano diritto a deridere l’avversario calcistico di sempre». Una versione alla quale, evidentemente, ha creduto la Procura.