2016

Udinese, Domizzi: «Non so dove andrò, ma a fine carriera…»

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Il difensore sicuro: «Proverò a fare l’allenatore»

Dopo otto anni di Udinese Maurizio Domizzi dice addio, ma rivive gli anni passati con la maglia bianconera. Lunga la sua intervista rilasciata all’edizione odierna del Messaggero Veneto, ecco le sue dichiarazioni sul come è arrivato in Friuli: «Quasi per caso. Era l’ultimo giorno di mercato. Il dg del Napoli Marino mi dice di salire a Milano. Io vado senza sapere quale squadra mi voleva. In estate avevo ricevuto offerte, ma il Napoli le aveva rifiutate tutte. Ho accettato quasi a scatola chiusa. L’esordio? Una delle più bella partite dell’Udinese in Europa, avremmo potuto vincere 4-0, non 2-0. E nel ritorno ci qualificammo ai rigori. Io che a Napoli non ne avevo sbagliato uno fallii il primo».

UN TUFFO NEL PASSATO – «Rimpianti per l’eliminazione? No, anche se fossimo passati avremmo trovato in semifinale Amburgo o Shakhtar. Il mio rimpianto è per la semifinale di Coppa Italia con la Fiorentina l’ultimo anno di Guidolin. Vincemmo 2-1 a Udine e perdemmo 2-0 il ritorno, ma giocando bene e creando molte occasioni. La finale sarebbe stato un giusto premio. La miglior Udinese nel 2010/11? Diciamo che se la gioca con quella della prima mia stagione a Udine. Sanchez e Asamoah erano più giovani, ma in quella squadra c’erano Quagliarella, D’Agostino, Lukovic, Pepe. La rosa era sicuramente più ricca».

UN OSGUARDO AL FUTURO – «Il quarto anno di Guidolin? Diciamo che se la gioca con quella della prima mia stagione a Udine. Sanchez e Asamoah erano più giovani, ma in quella squadra c’erano Quagliarella, D’Agostino, Lukovic, Pepe. La rosa era sicuramente più ricca. Stramaccioni e Colantuono? Ho vissuto peggio la seconda anche perchè non ho giocator praticamente mai. Un discorso è fare quattro partite in una squadra che arriva quinta un altro in una che arriva quart’ultima. E poi con Stramaccioni avevamo fatto comunque un buon girone d’andata e a febbraio eravamo salvi. Dove giocherò? Non lo so, dico che sarà una scelta di pancia, una sfumatura mi spingerà in un posto piuttosto che in un altro. A fine carriera? Proverò a fare l’allenatore».

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