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2016

Scuffet: «Atletico Madrid? Nessun rimpianto, ecco come andò»

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L’estremo difensore del Como, ma di proprietà dell’Udinese, ha parlato del mancato passaggio all’Atletico e non solo

Che fine ha fatto Simone Scuffet? Il giovane talento dell’Udinese, ancora di proprietà dei bianconeri ma passato in prestito al Como, un paio di anni fa è stato tra i protagonisti assoluti in massima serie, tanto da attirare l’attenzione dell‘Atletico Madrid pronto a tutto per portarlo in Spagna. Il ragazzo però rifiutò, e non c’è alcun rimpianto come dichiarato da lui stesso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole: «Non è vero che dopo quei primi mesi di A ho detto no alla Spagna per finire le superiori. Io ho scelto di restare a Udine per l’ambiente, per i preparatori dei portieri. Volevo continuare a crescere lì. Rimpianti? No, sentivo che era la cosa giusta. Magari in futuro mi servirà più un anno in panchina a Udine che una stagione in Spagna. Chissà che avrei fatto lì».

NON E’ FINITO – «Eppure sono convinto di non aver perso tutto. Questo pensiero che a 19 anni sono quasi finito, solo perché ho fatto un anno in B, non mi riguarda. Ho giocato 34 partite e mi serviva. Sono come un portiere che esce dalla Primavera e va in B: il percorso di un ragazzo normale. Come ho iniziato? Mi hanno portato all’allenamento e quasi non volevo andarci. Mi interessava poco. Sono arrivato e mi sono messo in porta. Non ricordo il momento, ma dev’essere stato istinto. I portieri tutti matti? Falso. Un portiere ora non può essere sbruffone, anche se un po’ di follia c’è. Devi avere qualcosa di non normale». 

I “RIVALI” – «Buffon? Non lo conosco bene. Lo scorso anno, quando ero in panchina, prima della partita è venuto a salutarmi. Mi ha fatto un piacere enorme, io sono cresciuto con lui in testa. Mi ha detto due parole, ma belle: “allenarti sempre bene, tieni duro, arriverà il tuo momento”. Donnarumma? Un grandissimo portiere: se ogni due settimane giochi a San Siro in quel modo, vuol dire che hai grandissima freddezza. Cosa gli consiglio? Di giocare, giocare sempre. Sarebbe sbagliatissimo andare in un club che lo tiene in panchina. Il 99,9% delle squadre lo farebbe giocare. La mia esperienza al Como? Ho fatto degli errori, il più pesante a Latina. C’era vento, ho valutato male un cross e…Cosa farò a fine prestito? La cosa più importante è sempre la stessa: giocare».

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