Sassuolo, Di Francesco: «Vi racconto la mia carriera» - Calcio News 24
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2016

Sassuolo, Di Francesco: «Vi racconto la mia carriera»

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di francesco indicazioni sassuolo gennaio 2016 ifa

Il tecnico neroverde si racconta ai microfoni de “Il Corriere dello Sport”

Eusebio Di Francesco, ora allenatore del Sassuolo, è stato anche un giocatore di calcio. Di Francesco, tra le altre, ha vestito la maglia della Roma, vincendo uno Scudetto con i giallorossi. L’attuale tecnico dei neroverdi si è raccontato ai microfoni de “Il Corriere dello Sport“: «Il mio nome un segno del destino? Mio padre era un grande tifoso di Eusebio, mia madre voleva un nome normale e così mi ritrovo con due nomi, infatti mi chiamo Eusebio Luca. Il mio sport era il ciclismo, da piccolo correvo per le Frecce Azzurre però mi piaceva giocare a calcio e quando il tecnico della squadra di ciclismo mi propose di scegliere tra i due sport io scelsi il calcio. Feci un provino per l’Empoli, ne feci un altro con la Fiorentina ma avevo dato la parola all’Empoli e fui acquistato per 12,5 milioni di lire, una bella cifra all’epoca. E, per di più, fu stabilito che se avessi fatto tre partite in prima squadra, al Sambuceto sarebbero andati altri dieci milioni».

ANCORA DI FRANCESCO – Prosegue Di Francesco ripercorrendo gli esordi: «Montefusco, Vitali, Cagni, Lippi, Scoglio, Orrico, Fascetti, Cagni ma un punto di riferimento fondamentale per me è stato Zeman, non solo per la preparazione atletica, davvero devastante, ma per l’intelligenza tecnico-tattica del suo gioco. Un grande, davvero. Zeman non è un vincente? Non possono vincere tutti, ai suoi tempi c’erano squadre più forti della sua. Io sono un allenatore e gioco per vincere ed è bellissimo aiutare i ragazzi a crescere. Lo Scudetto con la Roma? Eravamo un grande gruppo con un grandissimo Batistuta, io lo paragono per forza atletica, per talento e carisma ad Higuain».

SASSUOLO – «L’esonero? Non eravamo pronti, i demeriti vanno divisi ma io ero il responsabile tecnico. Dopo l’esonero ho sofferto ho fatto un mese a casa senza vedere calcio, ho ricaricato le batterie. Sono ripartito più positivo, dovevo dare sicurezza ai miei giocatori e poi ci siamo salvati. Io alla Roma? Se ne è parlato troppo. A Roma mi sono trovato bene, e quando torno mi sembra di non essere mai andato via».

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