2016

Mazzini: «Calciopoli è stata un’occasione per riformare il calcio»

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Continua: «Io troppo superficiale, tornassi indietro non rifarei tutto»

Torna a parlare a distanza di anni Innocenzo Mazzini, ex vice presidente Figc radiato dopo i fatti di Calciopoli. Il fu designatore arbitrale al Corriere dello Sport ha ripercorso l’amara vicenda: «Storia che inizia a maggio 2006? Sentori, più che altro, ma certo non ci si immaginava l’impatto che avrebbe avuto. Io stavo preparando la spedizione in Germania, lo stavo facendo anche quando arrivarono i Carabinieri a Coverciano per gli avvisi di garanzia. Ero al primo piano del palazzo degli uffici federali. Presi il plico, mi contestavano addirittura l’associazione a delinquere. Ma già lo sapevano tutti, a Coverciano arrivò anche mia moglie, preoccupata di capire cosa fosse successo. Tornai a casa con lei. Per un giorno sono rimasto attonito, come se un pugile mi avesse dato due cazzotti da ko. Tutto si ferma, resti sospeso, come se qualcosa azzerasse la tua capacità di comprendere e giudicare. Da quel giorno, per due mesi, non sono più riuscito a guardare la vita a colori. Le intercettazioni? Le prime riguardavano l’inchiesta di Torino, rimasi colpito, non pensavo che il calcio, che ingenuamente ritenevo solo un diversivo giocoso, meritasse tanta attenzione. Poi arrivarono le altre, che coinvolgevano anche me. Ma i miei colloqui telefonici avevano sempre un comun denominatore: toni scherzosi e canzonatori, goliardici. Associazione a delinquere? Una mazzata. Ho pensato a cosa avrebbero potuto dire i miei genitori, le mie due figlie. Elisa ed Elena, le uniche a strapparmi un sorriso. “Lo vedi babbo, fai sempre battute, ma non tutti capiscono il senso” mi dissero. Avrò avuto colpe? Altroché. Sono stato superficiale, magari facendo certe battute, come quelle con l’arbitro De Santis. E forse ne ho fatte troppe, magari fuori luogo, mi sono vantato con i dirigenti di qualcosa che però era già avvenuto, sempre dopo e mai prima. No, tornassi indietro non rifarei tutto».  

CONTINUA MAZZINI«Il momento più brutto? Quando circolò voce di arresti imminenti. Arrestato per aver parlato troppo? La mia mamma mi diceva sempre che “pur facendo del bene, prenderai sempre ceffoni”. Aveva ragione. Quando ho iniziato a rivedere il sole? Quando ho deciso di ritirarmi a San Godenzo, in campagna: la natura, la famiglia, vedere gli amici veri, quelli che avevano voglia di arrivarci, curare come figli le mie 110 piante da frutto. Io radiato? La giustizia – se vogliamo chiamarla così – è Da maggio a ottobre le tappe dello scandalo stata molto, incredibilmente severa con me e mi chiedo ancora perché con altri, invece, sia stato diverso. Ruperto, alla Caf, condannò tutti con pene molto pesanti. L’Appello, Corte federale, ridusse tutte le pene tranne la mia, che invece fu aggravata con la proposta di radiazione. Eppure il Governo di quella Federcalcio era fatto di tre persone, col cerino in mano sono rimasto solo io. Sono stato costretto a farmene una ragione, non mi sono state concesse tante possibilità di difendermi, io da Borrelli non sono mai stato interrogato… Calciopoli è stata un’occasione per riformare il calcio. Nuove regole ai comportamenti, prima di tutto. Bisognava dare all’Aia, agli arbitri, una totale indipendenza, anche economica. Ditemi, è stato fatto tutto? Ormai è passata. Però: non c’è un giocatore coinvolto, un singolo giocatore coinvolto. Lo scandalo scommesse, qualche anno dopo, ci ha detto che per alterare le partite servono i giocatori. E poi manca il passaggio di denaro, in tutti gli scandali ci sono i soldi in mezzo». 

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