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2015

A cosa serve un Profeta quando non hai più il Messia?

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La parabola (discendente) della regina italiana degli ultimi 4 anni

Dal Vangelo secondo Andrea Agnelli, Beppe Marotta e Fabio Paratici: «Fratelli juventini, in questi giorni di grande crisi e di pochi investimenti abbiamo deciso di rinnovare la nostra rosa cedendo gratis Andrea Pirlo, un giocatore ormai logoro e finito, e di lasciar partire Tevez per poco più di un tozzo di pane e Vidal per qualche spicciolo in più per fare piazza pulita dei nostri campioni e trascinatori degli ultimi 4 anni per permetterci di costruire una Juventus vincente che possa mettere della solide basi per il futuro. La nostra strategia non sarà apprezzata al momento ma i nostri sforzi verranno ripagati nell’avvenire, solo il tempo dirà se siamo stati lungimiranti. Siate fedeli, o bianconeri: la stella della Vecchia Signora tornerà a brillare».

VIA TRE MOSTRI SACRI – Non vogliamo (s)cadere nel profano ma questo messaggio potrebbe essere simbolicamente quello scritto e pensato dalla dirigenza bianconera nei tre mesi estivi che hanno caratterizzato il recente passato. La Juventus ha deciso di privarsi di tre leader, fondamentali e imprescindibili nell’era Conte: via Andrea Pirlo, il fulcro del gioco; via Vidal, colui che aveva costretto Antonio Conte a rivedere il suo 4-2-4 per passare prima a un 4-3-3 e poi al 3-5-2; via Carlos Tevez, il giocatore che ha cambiato volto e dimensione alla Juventus, portando i bianconeri a suon di gol ma grazie anche al suo carisma a battere ogni record in serie A e a sfiorare il sogno di una Champions League che sembrava impossibile solo qualche mese prima. La grande Juventus di Conte e di Allegri non c’è più. La dirigenza bianconera ha deciso di rifondare la formazione prima che fosse troppo tardi ma a giudicare dai risultati, forse, si sarebbe potuto aspettare ancora un anno o perlomeno si potevano cedere i campioni uno alla volta ma soprattutto si doveva sostituirli con altri grandi calciatori, dotati di carisma ed esperienza. 

IL MERCATO – Come ogni anno sono stati accostati grandi nomi all’attacco della Juventus e mai come quest’anno c’erano le premesse per vedere un mercato di spessore. I soldi della Champions hanno portato nuova linfa alle casse bianconere, senza contare gli introiti derivati dallo Juventus Stadium e dalle cessioni (i vari Coman, Ogbonna, Sorensen, Isla, De Ceglie, Llorente) e dal risparmio sugli ingaggi dovuto alle partenze di Pirlo, Vidal e Tevez. La dirigenza bianconera ha investito pesantemente sul mercato ingaggiando per 40 milioni (32 + 8 di bonus) Paulo Dybala dal Palermo, uno dei migliori giovani dello scorso anno, Mario Mandzukic, un centravanti prolifico in Germania e Spagna, Sami Khedira, campione del Mondo con la Germania nel 2014, arrivato a parametro zero ma fermato spesso e volentieri dagli infortuni negli ultimi anni (25 presenze totali negli ultimi due anni con i Blancos), Alex Sandro, terzino del Porto, Cuadrado dal Chelsea con la formula del prestito oneroso con diritto di riscatto, più i vari Rugani, Zaza, Neto, Lemina ed Hernanes. La Juventus ha deciso di ringiovanire la rosa che ora ha una media età di 26 anni (2 in meno rispetto allo scorso anno) affidando la leadership al giovane campione con la 10 sulla schiena Paul Pogba e agli uomini della vecchia guardia come Buffon, Bonucci, Chiellini e Marchisio.

DAL MESSIA AL PROFETA, DAL SACRO AL PROFANO – Allegri ha chiesto un trequartista, lo chiede dal suo arrivo sulla panchina juventina ma la dirigenza non ha saputo accontentare le richieste del tecnico che ha guidato la Juventus al double (e ha sfiorato il triplete!). Serviva anche un regista e un po’ come al discount, la Juventus ha preferito acquistare, l’ultimo giorno di mercato, un calciatore che potesse agire in entrambi i ruoli, due al prezzo di uno, ovvero: Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima, meglio noto come Hernanes. Il giocatore brasiliano nasce centrocampista ma col suo approdo in Italia ha avanzato la sua posizione agendo principalmente da trequartista. Hernanes è cresciuto con il passare degli anni finendo sempre in doppia cifra (12, 11, 14 i suoi gol nei primi 3 anni in biancoceleste, 4 negli ultimi sei mesi a Roma sulla sponda laziale del Tevere) e con il passaggio all’Inter ci si aspettava il salto di qualità. Che non c’è stato. In due anni all’Inter Hernanes ha collezionato 50 presenze (+2 ad agosto 2015 prima del trasferimento alla Juventus) mettendo a segno 7 gol e stentando per personalità e carattere, faticando a imporsi come vero leader nella formazione di Mazzarri prima e di Mancini poi. La Juventus ha deciso di puntare su di lui ma i primi risultati stagionali sono stati deludenti. Hernanes, partito trequartista, ha arretrato la sua posizione in cabina di regia con alterne fortune: bene con i ritmi bassi e con tanto spazio a disposizione, male con il pressing degli avversari a tutto campo (vedi la trasferta del San Paolo di Napoli) e con il ritmo più alto. La Juventus aveva a disposizione il miglior regista in circolazione e lo ha tradito, preferendogli una sbiadita imitazione, passando dal Messia, colui che vede quello che altri non vedono, al Profeta, colui che racconta quello che ha visto.

LA PARABOLA DISCENDENTE – Hernanes non è la causa delle sconfitte della Juventus e nemmeno il capro espiatorio del brutto momento dei bianconeri ma è semplicemente il simbolo della scarsa programmazione avuta quest’anno dalla dirigenza juventina. La morale della favola o se siete credenti l’insegnamento potrebbe essere questo: è giusto rinnovare una formazione che ha dato tanto negli ultimi anni per puntare a successi futuri ma è meno giusto distruggere un’armata affondandosi con le proprie mani e rendendo così la vita più facile alle altre contendenti. Questo forse potrebbe non essere l’anno della Juventus, al momento i bianconeri sono lontanissimi dalla vetta (-8) e nella storia solo due volte una squadra è riuscita a vincere lo Scudetto avendo maturato 3 sconfitte nelle prime 8 giornate e a questo punto, per restare in tema, servirebbe un miracolo. Ai posteri l’ardua sentenza.

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