Il tecnico dello Swansea: «I medici mi hanno consigliato una ripartenza soft»

Le condizioni di Francesco Guidolin, allenatore dello Swansea, migliorano giorno dopo giorno dopo il ricovero in ospedale di mercoledì scorso a causa di un’infezione toracica. Il tecnico friulano, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato di questo e molto altro: «Ho parlato con i giocatori, partecipato a una riunione e svolto alcune pratiche in ufficio. Ho vissuto una giornata da manager in stile inglese, ma io continuo a preferire il campo. I medici mi hanno consigliato una ripartenza soft. Non so se andrò in panchina con il Bournemouth, deciderò all’ultimo momento, ma la prossima settimana si tornerà alla normalità».

LA FORZA DELLA JUVENTUS – Sguardo al campionato italiano, con una Juventus che nel giro di 19 partite è tornata in vetta alla classifica: «La Juventus non è mai sazia. Se vince diciotto gare su diciannove, ha compiuto un’impresa leggendaria. Il segreto? La grandezza dei campioni. Vincere è difficile. Rivincere ancora di più. Bisogna avere la capacità di moltiplicare le motivazioni. La Juventus sotto quest’aspetto è eccezionale. Mi colpirono le dichiarazioni di Buffon dopo la sconfitta di Sassuolo. E se hanno fatto effetto a me a distanza, immagino quale scossa possa aver dato allo spogliatoio. Buffon è un vero leader».

CORSA SCUDETTO – Juventus, Napoli e Roma: chi vince lo Scudetto? «La Juve, per la sua forza e per i punti di vantaggio. Ma il Napoli è incollato alla sua ruota e può approfittare di una distrazione per piazzare la pedalata vincente. Per me si decide tutto negli ultimi cento metri. La Roma? È staccata, ma può ancora recuperare e infastidire la coppia in fuga. Spalletti sta lavorando benissimo. Non si vincono sette gare di fila per caso».

CAOS PALERMO – Chiusura, infine, sulla situazione del Palermo di Zamparini, che si appresta a vivere l’ottavo cambio in panchina della stagione con l’addio di Iachini e l’arrivo di Walter Novellino: «Visto da lontano è ancora peggio di quello che si può percepire da vicino. Anche in Inghilterra il mestiere dell’allenatore non è facile, ma l’aria è completamente diversa. I manager vengono rispettati e nessuno s’intromette nel suo lavoro. In Italia va sempre peggio».