2016
Euro 2016, Prandelli: «Italia tra le favorite, occhio al Belgio!»
Sul futuro: «No alla Nazionale, meglio la Serie A che l’estero»
Cesare Prandelli è vicino al ritorno in panchina. Il suo nome circola molto nelle indiscrezioni di calciomercato, con la Lazio interessata a lui per il post-Inzaghi. L’ex allenatore della Fiorentina è reduce dalle delusioni con la Nazionale e con il Galatasaray ed è pronto a ripartire. Intanto, intervistato da La Nazione, Prandelli commenta la situazione del calcio italiano, Euro 2016 ma non solo: «Spero davvero di tornare presto in panchina, allenare è il mio lavoro ma è soprattutto la mia grande passione. Mi manca molto e ho voglia di rimettermi in gioco. Tornare in Nazionale? Sono stato quattro anni ct, è stata un’esperienza bellissima e snervante, un bis non è proponibile. Se si continua così faccio fatica a vedere un futuro per gli azzurri. I nostri giocatori arrivano a 20 anni e non sono protagonisti in serie A: qualche problema, in prospettiva, ce lo avremo. Europeo? È di certo tra le favorite, anche se sarà molto importante capire in quali condizioni fisiche arriveranno gli azzurri. In un torneo breve è fondamentale la condizione e i tanti, troppi, infortuni non stanno di certo aiutando Conte. Bisogna augurarsi che non si faccia male più nessuno».
FRANCIA E GERMANIA FAVORITE AD EURO 2016 – «Chi sono le favorite? Ne dico due, forse scontate. La Francia che è padrona di casa e sta crescendo moltissimo, poi la Germania campione del mondo che ci ha fatto vedere di recente quanto è quadrata. La sorpresa? Il Belgio secondo me farà soffrire molte nazionali, a partire dalla nostra. I problemi dell’Italia? Il concetto è abbastanza semplice. Se tutti considerassero davvero la Nazionale la squadra più importante, come succede per esempio in Germania, avremmo risolto gran parte dei problemi. Il futuro si potrebbe programmare con le società. E invece? Invece basta prendere l’esempio della finale di Coppa Italia. Conte ha chiesto di poterla anticipare per avere qualche giorno in più per lavorare con la squadra e gli hanno risposto picche. La questione è che non si può amare la Nazionale solo quando ci sono i grandi tornei internazionali. I club hanno troppo potere e inevitabilmente impongono i loro interessi economici. Io lo so bene perché ci sono passato: non c’è voglia di risanare un calcio che è malato perché non riusciamo a produrre nostri giocatori. C’è una soluzione? Ricostruire dalle fondamenta i settori giovanili. Se non si investe è normale che poi ci ritroviamo squadre composte completamente da stranieri. I tifosi si stanno abituando, perché non fanno fatica a tifare per un club che ha solo nomi stranieri. Però poi la nazionale soffre».
PREFERISCO L’ITALIA ALL’ESTERO – «Il fatto che Conte arrivi in Francia da dimissionario può togliere motivazioni? Non credo, perché tutto è stato fatto con grande chiarezza e quindi i giocatori e l’allenatore sanno bene cosa fare. Avranno di certo un approccio molto professionale, non ho dubbi. Polemiche dopo le mie dimissioni? Polemiche ridicole e offensive. Io mi sono assunto tutte le responsabilità, soprattutto le mie, perché il È l’anno degli italiani all’estero, come Ranieri, o degli allenatori vincenti che comunque hanno giocato in Italia, come i due finalisti di Champions Zidane e Simeone. Il calcio italiano fatica fuori i confini? Assolutamente no. Vedo grandi cali di intensità che nei campionati stranieri top non esistono. Sento invece parlare spesso di splendide emozioni nel nostro campionato, io francamente ne ho vissute poche di emozioni…. Perché siamo indietro rispetto agli altri? Perché giocare a ritmi alti per novanta minuti è naturalmente più rischioso. Dalle nostre parti il risultato è vita o morte, l’ho vissuto sulla mia pelle. Mi piacerebbe più tornare ad allenare in Italia o all’estero? Sarebbe una bella esperienza, dopo quella del Galatasaray ma qui sarebbe più facile comprendere quali sono i progetti e le condizioni. Preferisco l’Italia».