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Ultimissime News Calciopoli, Narducci: «Ecco da dove iniziò tutto». L’avvocato: «Nessun sistema Moggi»

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10 anni da Calciopoli: cosa è cambiato in Italia? Ecco le parole di Narducci e Prioreschi

Sono ormai passati 10 anni da Calciopoli, e in Italia è cambiato ben poco soprattutto per ciò che riguarda la legge 401 del 1989, quella sulla frode sportiva: con questa norma non si potrebbe indagare frodi su partite Uefa o Fifa. A parlarne è Giuseppe Narducci, grande accusatore di Calciopoli e oggi giudice di Perugia. Ecco le sue parole riportate dall’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport: «La cosa più curiosa? Abbiamo lavorato con l’almanacco Panini. Per riscontrare partite, arbitri e varie situazioni. Certo, il fatto di essere appassionato di calcio mi ha aiutato un pò».

L’INIZIO DI TUTTO – Da dove è iniziato tutto: «Da una indagine della Dda di Napoli su camorra e calcio. Avevamo in mano delle intercettazioni in cui si delineava il ruolo preponderante della Gea. Capimmo che quello era un sintomo, ma non il cuore del potere. E così nel 2004 cominciammo una attività di intercettazione, ci affidammo ai Carabinieri di Roma, esperti nel ramo. Accendemmo i fari sul 2004­05 e con la conclusione del campionato, a maggio, chiudemmo anche le intercettazioni. Poi cominciò il lavoro più complicato. Selezionare fra migliaia di ore di registrazioni, quelle che ci servivano per mettere ogni tassello al proprio posto. Scoprimmo anche l’esistenza a Torino di una indagine con altre intercettazioni, ma quando incontrammo i colleghi avevano già deciso di archiviare per i loro riscontri».

IN VISTA DEL FUTURO – «Abbiamo scoperchiato ed estirpato un meccanismo perverso. Grazie anche ai primi provvedimenti di giustizia sportiva che furono rigorosi. Poi è stata elevata la soglia di prova e ne sono seguiti provvedimenti blandi che lasciano perplessi, come quelli relativi alla indagine penale di Cremona. Come si può migliorare? Con una nuova legge che consenta alla Figc di partecipare al fianco delle Procure alla fase istruttoria. Questo darebbe efficacia ai loro inquirenti e anche le Procure si avvantaggerebbero di collaboratori specializzati e competenti».

LA REPLICA – Arriva però la risposta della controparte affidata a Prioreschi, avvocato di Luciano Moggi«Non si condanna qualcuno perché è antipatico, magari arrogante. Moggi a detta di tutti sapeva fare il suo mestiere, poi al telefono esagerava. Certi comportamenti col senno di poi erano da evitare. Le schede? Sono state decisive: senza sim non sarebbe stato possibile dargli l’associazione per l’esclusività di alcuni rapporti. Molte cose non sono state chiarite nella filiera delle schede, ma il punto è un altro. Non ci convincono le motivazioni. Per la Cassazione basta chiamare i designatori e parlare delle griglie per commettere il reato. Mi sembra deboluccio. Noi abbiamo dimostrato che c’erano altri dirigenti ad avere questa abitudine».
 
NESSUN SISTEMA – «Nel ricorso avevamo evidenziato alcune questioni forti, come l’incompatibilità del giudice estensore per un suo passato nella giustizia sportiva: puntavamo a una nuova discussione in Cassazione, mica a bloccare i ricorsi civili. A proposito: ho letto dichiarazioni trionfali di Gazzoni. Spera di lucrare, ma non ha nessun diritto. È stato cacciato dal processo di Napoli. Se il Bologna è fallito è colpa sua, non di Moggi. Sistema Moggi? No, perché non è stata provata l’alterazione dei sorteggi e neppure di atti diretti a taroccare in modo chiaro le gare, come le ammonizioni. Tutte cose presunte, ma è sbagliato dire che il processo era basato sul nulla».

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