2016
Allegri: «Che tecnico sono? Amico no, carceriere mai»
Il tecnico della Juventus si racconta a GQ: «Detesto gli yes-men»
Massimiliano Allegri si confida in un’intervista rilasciata al mensile GQ, parlando della propria vita, della propria famiglia ma più in generale del suo modo di concepire la vita. Lui, nato e cresciuto a Livorno: «La cosa bella della mia città è la sua inconsapevolezza: chi ha un euro in tasca affronta la giornata con la stessa serenità di un principe».
NO AGLI YES-MEN – Già, ma che tipo di allenatore è Massimiliano Allegri e che tipo di rapporto instaura con i propri calciatori? Ecco la risposta: «Amico no, carceriere mai. Non recludo i calciatori, li responsabilizzo. Le soluzioni devono trovarle da soli. Altrimenti quando saranno senza aiuto non sapranno a che santo votarsi». E ancora: «Detesto gli yes-men e cambio idea perché non la considero una debolezza, ma un modo di crescere. So di non avere sempre ragione. Se ce l’avessi e dicessi solo cose giuste, sa che palle?».
CADUTA E RISALITA – Qualcuno lo prese per matto dopo le dichiarazioni in seguito alla sconfitta contro il Napoli nel girone d’andata (“Quando tutti pensano di farmi il funerale poi si ricredono, adesso inizio a divertirmi io” disse il tecnico, ndr) e, un girone dopo, le prospettive si sono ribaltate eccome: «Ma non porto mai rancore, è una fatica inutile. Il calcio è una chiacchiera da bar. Fanno tutti i professori, parlano di tattiche e schemi, ma la verità è che nel pallone non si inventa nulla dal ’92, dall’abolizione del passaggio indietro al portiere. Il resto sono puttanate».