2015
2015, un anno da Gonzalo furioso: la svolta con il signor nessuno
Higuain dal suo punto più basso a quello più alto: la mano di Sarri nel clamoroso 2015 del Pipita
Difficile trovare altrove un anno solare che, per un singolo calciatore, abbia significato così tanto: di solito le cose vanno bene o male, parecchio bene o parecchio male, non però cosi tanto male e così tanto bene simultaneamente. E’ la storia di Gonzalo Higuain e di un 2015 da raccontare: un anno che ha stravolto tutto quando il tutto appariva definitivamente smarrito.
IL FONDO DEL POZZO – La chiusura della stagione 2014-15 di Gonzalo Higuain è da incubo: manca almeno cinque buone occasioni nella doppia semifinale di Europa League con il Dnipro e deve rinunciare a scrivere la storia del Napoli, ragione per cui aveva scelto di trasferirsi dal Real Madrid dei sogni alla pur romantica ombra del Vesuvio. Divenire artefice del suo destino e protagonista nella storia di un popolo che aveva vinto soltanto grazie ad un suo illustre connazionale. Ma l’ombra di Boyko ha un seguito sportivamente drammatico: match-ball Champions con la Lazio, Higuain recupera il doppio svantaggio salvo poi mandare alle stelle il rigore del sorpasso. Sarà Europa League. La chiamata in nazionale per rinascere: c’è la Copa America con la sua Argentina che approderà in finale con i padroni di casa del Cile, lotteria dei rigori ed altro errore del Pipita che – con la maglia della Seleccion – fa rima con quanto accaduto un anno prima a tu per tu con Neuer nell’altra grande finale disputata e persa dalla sua Argentina in Brasile. Siamo insomma al punto più basso.
RINASCITA ED ESPLOSIONE – Tutto lascia ipotizzare un addio: Higuain ha bisogno di cambiare aria per ritrovarsi, viene da pensare. Non giocherà un’altra Europa League e non lo farà con Sarri, allenatore (signor nessuno?) che non gode di quel curriculum internazionale proprio invece al predecessore Benitez e che secondo tanti avrebbe convinto il centravanti argentino a trasferirsi in quel di Napoli. Da qui qualcosa che chiamare svolta è riduttivo: El Pipita, dopo una turbolenta pausa estiva sponda Ibiza, sbarca nel ritiro di Dimaro con alcuni giorni di anticipo sulla tabella prevista. Si incontra con il signor nessuno e – per sua candida ammissione – bastano cinque minuti per restituirgli la gioia di esprimersi nell’arte che meglio gli riesce: il calciatore. E per giunta a Napoli: Higuain non si muove, è l’epicentro, l’ombelico del mondo Napoli, il volto dell’ambizione. Il resto è attualità: 16 reti in 17 gare di Serie A, praticamente quante ne aveva realizzate (17 e 18) nei suoi primi due campionati italiani. Un tornado. Ah, avercene di quei signor nessuno lì.
E IL 2016? – Non bastano soltanto i numeri a spiegare il nuovo Higuain: siamo di fronte a qualcosa che per questo calciatore non è mai esistito prima, ossia l’incarnazione della leadership. Intendiamoci: classe ed espressione di un grande talento non erano mai mancati, del resto il Real Madrid non viene ad acquistarti in Argentina, ti tiene lì per sette stagioni e ti vende a 40 milioni di euro e soltanto di fronte alla tua manifesta volontà di cambiare aria. Mancava però l’extra campo: lì dove s’intende quell’abilità – ce l’hanno pochi eh – di prendersi sulle spalle una squadra e trainarla oltre i propri limiti, dove non è mai stata se non impersonificata da chi da tanti è considerato il Dio del calcio. Per ricalcare tali orme però siamo appena all’inizio: Gonzalo Higuain si è messo nelle condizioni di poter riuscire nell’impresa, ma l’impresa stessa è tutta da centrare. Ed è un cammino che per mille ragioni conta un ostacolo dopo l’altro. Il popolo partenopeo intanto sogna ma ad occhi aperti: sarà pure tutto irrazionale, ma un motivo per sperare c’è. O anche due, considerando come si esprime la squadra con il signor nessuno.