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2015

Lo ami o lo odi

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Jose Mourinho esonerato dal Chelsea: la storia di un personaggio che non conosce vie di mezzo

Impensabile trovare qualcuno che lo giudichi approssimativamente bene o approssimativamente male: Josè Mourinho divide la critica e lo fa nettamente, la spacca fino a creare due partiti. I pro Mourinho, i contro: non c’è una via di mezzo, non esiste con quelli come lui. Ed è qualcosa che, nel bene e nel male, spetta davvero a pochi.

IL PARTITO DEI PRO – Stanno con lui a prescindere. Quando vince un campionato o una Champions League a prescindere dalla panchina in cui sieda, così come quando è ad un passo dalla zona retrocessione: senza indugio, ma con il personaggio. Eclettico, coraggioso, a tratti guida spirituale: c’è chi ha detto – suoi ex calciatori – che per lui si sarebbe buttato nel fuoco. Josè Mourinho sa tirare fuori ogni briciola dall’anima del suo gruppo, fino a spingerlo ben oltre i limiti preventivati: in tanti infatti asseriscono – ma questo è più roba da partito dei contro – che carica talmente tanto i suoi calciatori fino a scaricarli definitivamente ad obiettivo acquisito. Pena una continuità in effetti spesso mancata. Ad ogni modo figura unica nel creare le condizioni adatte per il tutti contro uno: il mondo attorno contro la propria squadra. E pare che questo sistema abbia reso.

IL PARTITO DEI CONTRO – Lo contestano innanzitutto per l’antipatia, proprio per questa sua infinita ricerca di nemici che ovviamente non può creargli, appunto, amici. Poi per la qualità del gioco: non gradito ai palati fini, troppo basato secondo il parere di tanti su difesa arcigna e ripartenze. Insomma non un modello di calcio avvolgente che punti a dominare l’avversario quanto invece ad attenderlo per poi punirlo al primo errore. Il resto lo fa il curriculum: vincente, come pochi altri attualmente, e per questo inviso. A maggior ragione se aggiungiamo tutto quanto appena asserito: fosse stato un perdente gli avrebbero perdonato ogni cosa, al contrario ogni appiglio diventa ideale per attaccarlo.

ESONERO – L’attuale sedicesimo posto in Premier League con appena un punto di vantaggio sulla zona retrocessione gli è costato l’esonero (regge poco la storiella della rescissione consensuale) dall’amata panchina del Chelsea: qualcosa che, con le stesse modalità (ufficialmente di comune accordo), era accaduta nella sua prima esperienza alla guida dei Blues e dunque nell’allora ultima stagione 2007-08. La bandiera John Terry lo ha ricordato come il miglior allenatore con cui abbia lavorato, Cesc Fabregas lo ha ringraziato per tutto quello che ha fatto per lui dichiarandosi in debito di riconoscenza. E via discorrendo. Perché, a prescindere da tutto, resta una sorta di rivoluzionario del calcio: Josè Mourinho ha alzato due Champions League di cui una con il Porto che nella sua storia ne ha vinta una sola altra, ed una al timone dell’Inter che nella sua storia ne ha vinte altre due negli anni ’60, tre Premier League alla guida dei Blues che nella loro storia ne hanno vinte altre due di cui una nel ’55, il solo scudetto portato a casa dal Real Madrid negli ultimi sette anni e da totale 8 dei 14 campionati disputati da tecnico di Porto, Chelsea, Inter e Real Madrid. Insomma vince ma non solo: riesce dove gli altri non sono arrivati.

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