2017

Ulivieri difende Tavecchio: «Il suo programma non è legato ai risultati della nazionale»

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L’Italia non andrà ai Mondiali e nessuno sembra ancora essersi dimesso, ma Ulivieri scherma le critiche: «Il futuro? Un nome ce l’avrei…»

L’Italia è fuori dai Mondiali. Eppure, come raccontato a “Il Corriere dello Sport”, Renzo Ulivieri aveva sensazioni positive nel pre-gara: «Guardavo gli uomini prima, durante e li ho guardati anche dopo. Ho visto gente provata, ai giocatori ho detto due parole: “Grazie per quello che avete dato”. Il critico più onesto è stato il tifoso, che è rimasto accanto alla squadra 90 minuti su 90». Qual è stato il vero errore commesso da Ventura? «Non c’è stata solo la Spagna, ma anche gli infortuni di Belotti, di Immobile, di Zaza quando è arrivato in ritiro. Così fai alla svelta a ritrovarti in una situazione difficile. Ho cercato di stare vicino all’uomo, ho fatto di più: ho detto che l’Under 21 e anche la Nazionale femminile devono giocare come la Nazionale A e a dirlo adesso mi tiro addosso gli strali di tutti. Un limite? Forse un ct deve lasciar perdere il lavoro che richiede tanto tempo, perché di tempo non ce n’è. Forse in tutte e due le partite abbiamo ricercato poco l’attacco centrale, scegliendo vie che erano intasate».  A giugno l’Italia resterà senza il Mondiale. «Staremo male, sarà sofferenza, anche atroce. Non voglio metterla in modo drammatico, ma è così».

SUCCESSORI – Al prossimo ct, verrà affidato un programma quadriennale che comprenda Europeo e Mondiale? «Al momento del contratto a Conte, è stato commesso un grossissimo errore: due anni e poi poteva liberarsi. Due anni vanno bene ma l’opzione deve essere a favore della federazione. Sennò perdi la continuità. Perché il dubbio comunque resta sempre: un allenatore di club può diventare un allenatore da Nazionale?». Allora, chi deve essere il ct della Nazionale italiana? «Un allenatore che capisca ciò che si può insegnare in breve tempo. Che sappia di calcio, e ci mancherebbe, che faccia calcio col poco tempo a disposizione. Deve avere personalità, presenza, deve saper reggere alla critica perché il ct è sovraesposto da un punto di vista mediatico. Non ci si può stizzire per le critiche». Uno così ha solo un nome e cognome… «Carlo Ancelotti, ve lo dico io. Però al tempo stesso uno col suo nome rientra nella categoria degli “ombrelloni”, di quelli che ti parano il sedere, mentre qui non c’è nulla da salvare: è una situazione critica da cui si esce con soluzioni ponderate e coraggiose».

DIMISSIONI – Cosa si aspetta da Tavecchio dopo le bordate di Malagò? «So che anche questo è antipatico dirlo, ma nel programma elettorale su cui abbiamo lavorato, approvato da tutti, non si parla dei risultati della Nazionale maggiore. Ci confortano semmai quelli delle giovanili e della Nazionale femminile». Nel programma non si parla di Nazionale perché si dà per scontato che una squadra che ha vinto quattro volte il Mondiale, quanto meno vi partecipi. «Ma cosa ha a che fare la Nazionale con la federazione?». Tanto, visto che è il presidente federale a scegliere il ct. «Io non sono alla ricerca di colpi ad effetto, non sono per le operazioni-tampone, non sarò mai di questa idea. Ci salviamo presentando un nome forte, no, non sono per questo tipo di operazione. Una dirigenza non può funzionare in questo modo».

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