2015

Colantuono: «Non sono da big, chi lo dice?»

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Il tecnico dell’Udinese: «Sono romanista, ma mi voleva la Lazio»

A stare dietro alle voci non si finisce più: Stefano Colantuono, da quest’anno allenatore dell’Udinese, è convinto che siano le voci ad avere influenzato un certo giudizio nei suoi confronti. Qualcuno dice che lui, romano di nascita e romanista di fede, non sia un tecnico di primissima fascia: uno da big, insomma. Un’etichetta che fatica a togliersi di dosso Colantuono, che non ha mai negato la propria fede giallorossa e che alla Roma, magari un giorno, a piccoli passi vorrebbe arrivarci. «Ti dicono che non sei da big perché non l’hai mai allenata, ma se non cominci mai?», le parole di Stefano, che ormai non si pone nemmeno più il dilemma circa l’eventuale grande chiamata: «Se mi chiameranno mai? Ma non lo so, è una domanda che non mi sono mai posto, o forse non più. Credo che nel calcio si vada dietro spesso ai cliché, ai luoghi comuni, alla scia di profumo che qualche allenatore si porta dietro, e non parlo dei miei colleghi italiani, dico in generale. Poi arriva un presidente come Aurelio De Laurentiis che ascolta solo sé stesso e punta su Maurizio Sarri e i fatti gli danno ragione. Se sai lavorare sul campo, puoi allenare anche una big. Un po’ come successe a Luciano Spalletti, quando da Udine andò alla Roma». Un percorso che lui, che adesso allena non a caso l’Udinese, si augura di fare uguale e identico. 

UDINESE, COLANTUONO: «TIFO ROMA, MI VOLEVA LA LAZIO» – Colantuono tifa ancora Roma («Assolutamente. La passione me la trasmise mio padre. Io da ragazzo andavo in Curva Sud, l’amore resta»), però qualche anno fa (nel 2005) poteva approdare alla Lazio: «Io ero al Perugia. Claudio Lotito mi volle incontrare, una notte d’estate, parlai con lui e l’allora direttore sportivo, Walter Sabatini, ma erano già in parola con Delio Rossi, che poi si rivelò una scelta vincente. Mi contattò perché, se non sbaglio, erano sorti piccoli problemi, e lui voleva tutelarsi nel caso», racconta Colantuono al Corriere dello Sport. Chissà se avrebbe mai accettato quella proposta. Evidentemente sì. 

«CON DI NATALE RAPPORTO DIVERSO DAGLI ALTRI» – Tornando ad Udine: quale sarà il futuro di Antonio Di Natale, che aveva minacciato il ritiro proprio alla fine del 2015? «Stiamo parlando di un fuoriclasse, di un ragazzo intelligente. Con quelli come lui e Francesco Totti conta molto il modo con cui ti relazioni, non puoi trattarli come qualsiasi altro elemento della squadra, ma loro sono i primi ad aiutarti. Se andrà avanti ancora? Penso di sì. A Torino ha fatto una grandissima partita, con il Bologna ce l’ha fatta vincere, con il Chievo è stato decisivo. Credo che la sua voglia di smettere sia coincisa con un momento di down che durante la stagione e in coda a una lunga carriera può succedere». Colantuono racconta poi dell’amicizia con il commissario tecnico Antonio Conte: i due si conobbero nel 2010 e da allora fanno coppia fissa, calcisticamente parlando. 

«IN INGHILTERRA È TUTTO DIVERSO» – Chiosa sul Watford, squadra della famiglia Pozzo e, teoricamente, l’Udinese d’Inghilterra: i londinesi erano molto vicini (ma forse lo sono ancora) a Juan Manuel Iturbe, un acquisto che per una media squadra italiana sarebbe semplicemente utopia al momento. Colantuono è chiaro sull’argomento: «Lì incassano il doppio di diritti tv, poi hanno lo stadio sempre pieno». In Inghilterra poi il calcio si vive più serenamente, il tecnico dell’Udinese però non farebbe mai a cambio: «Io amo il calcio che si fa qui da noi, è tatticamente migliore. Forse non più bello, ma più difficile». Tanto vale allora sognare la chiamata della Roma, a meno che i giallorossi non decidano di iscriversi in Premier League… 

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