2013
Udinese con vista sull?Europa: dopo lo choc Guidolin insegue l?ennesimo miracolo
La stagione dell’Udinese è nata sotto il segno sbagliato: dopo la cocente eliminazione subita nella passata stagione ai preliminari della Champions League dalla potenza Arsenal, la gente del Friuli questa volta ci ha sperato. Un avversario alla portata quale è il Braga, una squadra più matura e quella speranza che un dramma – sportivo, s’intende – non possa accadere due volte consecutive: eppure è andata proprio così, con l’Udinese ancora fuori dall’Europa dei grandi definitivamente castigata dall’indimenticabile cucchiaio di Maicosuel.
MORALE A PEZZI E POLITICA SOCIETARIA – Le dichiarazioni di Francesco Guidolin nel post gara e nei giorni che seguirono la delusione europea non lasciavano intendere orizzonti rosei: morale sotto i tacchi, complesso risollevare la squadra ancora una volta ed infonderle la necessaria determinazione. Fu evidente, seppur detto e letto tra le righe, qualche dissapore verso una politica societaria adottata con precisione meccanica: il processo scoperta talento – valorizzazione – cessione con plusvalenza non fa sconti di fronte ad alcuna circostanza ed opportunità. A dire il vero i Pozzo, per una sola estate ed essenzialmente dopo aver già mancato il colpo grosso un anno prima, avrebbero potuto temporaneamente virare dal proprio dogma per regalare e regalarsi un palcoscenico meritato; non si è scelto in tal verso, procedendo spediti alle milionarie cessioni di Handanovic, Asamoah, Isla e Cuadrado, calciatori di spessore assoluto che avrebbero probabilmente agevolato la rincorsa di un sogno sfiorato ma infranto.
PARTENZA BALBETTANTE E RIMEDI DI GUIDOLIN – La prima fase della stagione ha inevitabilmente risentito di tutto quanto esposto: tanti gli stop in campionato, da dimenticare l’esperienza in Europa League fatta eccezione per la magica notte di Liverpool. Il lungo infortunio occorso a Luis Muriel ha fatto il resto: Guidolin aveva impostato l’ossatura della nuova stagione sulla coesistenza tra il fenomeno colombiano e l’immortale Totò Di Natale, con un progetto tecnico e tattico obbligatoriamente rimandato a data da destinarsi. Da lì necessità virtù: il tecnico veneto ha lavorato con calma, valorizzando i giovani a disposizione – vedi Heurtaux, Allan e Pereyra su tutti – e consegnando maggiori responsabilità ad interpreti quali Lazzari e Pinzi, al centro di un disegno che cerca di abbinare una discreta solidità difensiva ad una proposta di gioco attiva e godibile. L’Udinese si è rimessa in carreggiata ed ora è distanziata di cinque punti – due senza la frittata di Valeri in occasione del rigore concesso a Balotelli – dal Milan, al quinto posto, ultimo utile per la qualificazione alla prossima Europa League qualora la Roma dovesse conquistare la finale di Coppa Italia.
L’UDINESE CI PROVA – L’immediato futuro della squadra friulana è in gran parte concentrato nei piedi del tandem Di Natale-Muriel. L’attaccante colombiano dal suo rientro ha disputato sei gare realizzando quattro reti: impensabile farne a meno, tocca a Guidolin trovare il giusto amalgama generale tale da far coesistere una delle migliori coppie offensive del panorama italiano senza che la squadra smarrisca il suo equilibrio. Il tutto da aggiungere al ritrovato rendimento casalingo: nelle ultime sette gare disputate al Friuli sono arrivate cinque vittorie e due pareggi, mentre risulta ancora rivedibile il bottino esterno. Va in questa direzione il lavoro di Guidolin: conservare la tenuta di squadra e sfruttare le devastanti accelerazioni di Muriel e l’innato fiuto del gol di un interprete quale Di Natale può regalare punti anche lontano dalle mura amiche, per inseguire una riconferma europea che avrebbe del miracoloso ricordando le nuvole sotto le quali è nata l’Udinese 2012-2013.