I sette problemi di Allegri: perché la Juve di oggi non è da Scudetto - Calcio News 24
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2017

I sette problemi di Allegri: perché la Juve di oggi non è da Scudetto

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Sette motivi non permettono alla Juve di poter stare tranquilla per lo Scudetto: Allegri sa che la squadra deve dare di più, altrimenti le avversarie comincerebbero a prendere troppa fiducia

Le vittorie sono sempre utilissime per rinvigorire il morale. E la Juve, con il roboante successo strappato in casa dell’Udinese in inferiorità per l’espulsione di Mario Mandzukic, ha ricaricato l’autostima in vista dei prossimi delicatissimi impegni fra campionato e Champions League. Nella notte della Dacia Arena i bianconeri, nonostante le mille difficoltà incontrate in una gara molto spigolosa, hanno tirato fuori l’orgoglio della grande squadra, della squadra che sa sempre come uscire dalle situazioni più difficili. Lo ha fatto con autorevolezza e con la prepotenza tipica di chi è consapevole di avere una marcia in più rispetto all’avversario.

Allegri ha sottolineato l’importanza che ha assunto la sfida di Udine, dal momento in cui la Juve è rimasta con un uomo in meno: serviva vincere una partita così, perché i tre punti sono la miglior benzina per poter costruire delle grandi stagioni. Ma i problemi, nonostante il netto 6-2, sono ancora troppi. Troppi per una corazzata abituata ad andare sul velluto in quasi tutte le partite. Nel dettaglio ci sono sette motivi che stanno rendendo molto più problematica del previsto la rincorsa della Juve al settimo Scudetto consecutivo.

1) La tenuta del reparto difensivo

Anche contro l’Udinese la Juve ha mostrato delle fragilità difensive molto preoccupanti. La squadra difende male e prende troppi gol con la difesa schierata, sintomo di una mancanza di organizzazione palese già dalle gare di agosto. Rugani (al di là del gol e dell’assist di ieri), Alex Sandro e Lichtsteiner stanno vivendo una preoccupante fase di involuzione della quale Allegri deve tenere conto. E le alternative, soprattutto dietro, latitano: De Sciglio e Howedes, quando rientreranno, saranno utilissimi.

2) Il nervosismo

Forse è l’aspetto più preoccupante, che aveva attanagliato Gonzalo Higuain prima di sbloccarsi contro l’Olympiacos in Champions League. L’espulsione di Mandzukic ne è un chiaro esempio: il croato perde la testa mentre la Juve stava faticando terribilmente a regolare la modestissima Udinese. Il gesto di stizza nei confronti del direttore di gara non è da giocatori esperti e su questo serve la mano di Allegri: riuscirà a domare le esuberanze di alcune sue pedine?

3) La condizione di Dybala

Saranno i due rigori sbagliati contro Atalanta e Lazio, saranno le due panchine consecutive con la Nazionale argentina, sarà la causa milionaria del suo ex sponsor. Di sicura c’è una cosa: Dybala sta attraversando il momento più difficile da quando è in Italia. Non gioca con la mente sgombra e tenta troppe volte di spaccare il mondo da solo. Per di più, se Allegri gli risparmia qualche minuto di fatica, reagisce come un bambino capriccioso. La Juve spera di ritrovarlo, perché una Joya così è sacrificabile.

4) I nuovi stentano ancora

Nel momento agrodolce della Juve c’è un fattore che sta diventando una fonte di preoccupazione notevole, soprattutto per la società. Tutti i nuovi arrivati, fatta eccezione per Matuidi, non si sono ancora espressi ad altissimi livelli e faticano a trovare una dimensione. Bernardeschi e Douglas Costa stanno avendo fortune alterne, ma i veri guai sono in difesa, visto che Howedes e De Sciglio continuano a non dare un contributo significativo alla causa. Il rischio che la Juve abbia sbagliato tutte le operazioni di mercato diventa uno scenario sempre più allarmante.

5) La qualità delle rivali

Napoli e Inter rappresentano due spine nel fianco per Allegri, che sa perfettamente che quest’anno la qualità delle rivali è nettamente superiore rispetto alle ultime tre stagioni. La gara del San Paolo, giocata su ritmi altissimi, rende entrambe le squadre le più accreditate a dare fastidio ad una Juve che ancora non ha trovato la quadratura del cerchio. Che, nelle prime nove giornate, Sarri e Spalletti sono riusciti ad avere. Il rischio che il campionato si possa decidere nel girone d’andata è altissimo: dicembre sarà un mese fondamentale per la Juve, forse anche di più rispetto a marzo/aprile.

6) La componente sfortuna

Non si può certo dire che la Juve, quest’anno, sia fortunata (come Inter e Napoli). Anzi. Lo dimostra la decisione del Var di non concedere il calcio di rigore a Mandzukic nella circostanza del contatto nell’area friulana con Ali Adnan, azione che ha generato l’espulsione del croato. Anche a Bergamo i bianconeri non erano stati baciati dalla Dea Bendata, con il gol annullato a Mandzukic che per alcuni grida ancora vendetta. Quando le grandi squadre cominciano a non avere un pizzico di fattore C arrivano i guai. Lo Scudetto si vince anche con un pizzico di fortuna che Allegri non sembra avere.

7) Troppa imprevedibilità

Quando la Juve scende in campo non si sa mai come possano finire le partite. E’ una sensazione che i bianconeri, negli ultimi sei anni, non avevano mai dato. Ogni gara è dettata da una piccola componente di imprevedibilità, che di fatto è un pregio, ma può anche facilmente trasformarsi in un difetto. La squadra spegne e accende la luce con troppa frequenza, finendo per dare fiducia a tutte le avversarie. La Juve ha, in generale, un problema molto serio da risolvere: non fa più paura come prima. E Udine lo ha dimostrato, nonostante il 6-2 finale.

 

 

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