2016

Tutto sul Porto, avversario della Roma in Champions League

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Roma, Nyon ha detto Porto: punti forti e debolezze

Poteva andare decisamente meglio: peggio di fatto soltanto se la Roma avesse pescato dall’urna di Nyon il Manchester City di Pep Guardiola, la seconda fascia dei giallorossi – oltre allo spauracchio inglese – imponeva una tra Porto, Villarreal, Ajax e Borussia Moenchengladbach. La sorte ha optato per i lusitani: il playoff di Champions League – 16/17 e 23/24 agosto – spedirà alla fase a gironi della massima competizione internazionale per club soltanto una tra Roma e Porto.

SITUAZIONE GENERALE – L’altra, la perdente della doppia sfida di andata e ritorno con quest’ultimo da disputare all’Olimpico di Roma, retrocederà in Europa League. Come toccato a Napoli e Lazio nelle due recenti stagioni: dunque un crocevia tutt’altro che banale per i club italiani, storicamente in difficoltà al cospetto di impegni del genere. Sgombriamo il campo dai dubbi e procediamo a debita premessa: la Roma è più forte del Porto. E se fa quel che deve avrà vita in Champions League: squadra più forte nelle individualità e dunque con più frecce nel proprio arco. I dubbi: la condizione precaria con cui il pacchetto difensivo giallorosso ha vissuto questa tormentata estate di calcio e mercato, l’attitudine del Porto ai confronti internazionali, sfide che il club lusitano vive senza particolari pressioni e con l’esperienza di chi, in un modo o nell’altro, si iscrive comunque all’appello.

PUNTO FORTE – Il Porto prosegue da anni nella sua strategia: scovare talenti in patria così come in giro per il mondo, particolarmente sul versante sudamericano, valorizzare come solo da queste parti accade, rivendere dopo aver generato una plusvalenza da capogiro. Questa catena è però condotta in maniera virtuosa, tanto da presentare sempre e comunque una squadra altamente competitiva. Il valore aggiunto è il centrocampo: l’ossatura composta dal tandem Danilo Pereira – Hector Herrera garantisce la fisicità del primo e la funzionalità del secondo, alla cui abilità negli inserimenti va prestata particolare attenzione. La ciliegina si chiama Yacine Brahimi: nasce centrocampista di ruolo ma si è oramai specializzato da tuttofare, preziosissimo sulla trequarti dove può sfruttare la sua varietà di soluzioni per far male alle linee avversarie. Altro sfogo del gioco del Porto è inevitabilmente Jesùs Corona: agisce su entrambe le corsie, gol ed assist – rispettivamente 8 e 5 – nella sua prima annata portoghese, ennesima scoperta di una dirigenza che in tema lavora come poche altre al mondo. Tra i pali Casillas: che se ne dica, è sempre Iker Casillas.

DEBOLEZZE – Il Porto nell’ultima stagione ha tutt’altro che brillato: terzo posto in Primeira Liga e ben lontano dal duetto di testa BenficaSporting Lisbona, la gestione Lopetegui non ha funzionato. Tanto da costargli l’esonero: l’avvicendamento con Peseiro non ha poi portato i frutti sperati. Sotto accusa una difesa ballerina – il percorso di crescita di Martins Indi non ha tuttora aderito alle aspettative, sulle corsie l’approdo di Miguel Layun ha valorizzato la sinistra ma sulla destra Maxi Pereira non garantisce affidabilità piena – ed un attacco non in grado di capitalizzare la mole di gioco a tratti espressa. Il pur emergente Aboubakar, classe ’92, si è fermato a 13 reti in campionato e 18 complessive: non bastano ad elevare le ambizioni di un club che sotto la rinnovata guida di Nuno Espìrito Santo vuole tornare a primeggiare in Portogallo e ben figurare in Europa. Il calciomercato può ancora alterare il quadro e portare in dote un centravanti di spicco che possa rassicurare l’allenatore. Porto avversario tosto insomma, ma assolutamente alla portata della Roma di Spalletti: che dovrà indossare il suo vestito migliore, ma senza lasciarsi prendere dall’ansia.

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