Serie A

Turco (Repubblica): «Juric ha ridato solidità al Torino, poi sono emerse alcune difficoltà. Vi racconto il Grande Torino»

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Fabrizio Turco ha analizzato l’addio di Juric dal Torino, anticipazioni poi sul libro ‘The day after, Il grande Torino dopo il grande Torino’

Ivan Juric lascerà il Torino al termine del campionato. La notizia era nell’aria ormai da mesi e – a scanso di equivoci – il patron alessandrino Urbano Cairo l’ha confermato a gran voce ai cronisti lo scorso quattro maggio. L’operato dello stratega di Spalato divide e avvampa la piazza granata. La frattura tra chi elogia l’ex Verona per la solidità portata alla società calcistica piemontese dopo un biennio difficile, e chi invece gli rimprovera il mancato raggiungimento di una competizione europea, sembra insanabile. 

Di questo ha avuto modo di disquisire Fabrizio Turco. Il giornalista di Repubblica ha così fotografato la situazione che attualmente gravita intorno alla figura di mister Juric ai microfoni di Orgoglio Granata su GRP Televisione. Commento poi sull’ultima fatica letteraria dello stesso Turco (coadiuvato da Vincenzo Savasta):“The day after, Il grande Torino dopo il grande Torino”. Ecco un breve estratto dell’intervento. 

I MERITI DI JURIC – «Il Toro prima di Juric era arrivato una volta sedicesimo e l’altra diciassettesimo. E forse in almeno una delle due circostanze di stagioni legate al Covid ha veramente rischiato di retrocedere. Le cose con Juric sono andate meglio sotto questo aspetto. In questo senso Juric ha operato bene per quanto riguarda la quadratura della squadra, che non ha mai subìto una vera imbarcata in tre anni».

SE IL CROATO HA COMMESSO ERRORI? – «Certamente ci sono stati anche dei passaggi a vuoto, non legati alle singole partite ma ad alcune fasi della gestione del Torino. Soprattutto nel secondo e all’inizio del terzo anno. Fasi che hanno lasciato certamente a desiderare, ma che hanno lasciato a desiderare oltre che Cairo e Vagnati probabilmente anche lo stesso Juric per primo».

LE SCELTE TECNICHE – «Secondo me si è reso conto anche lui di aver sbagliato qualcosa. Probabilmente il suo errore sta nella difficoltà di muoversi e di gestire un percorso tattico diverso da quello imbastito dal primo allenamento. Lui non a caso era abituato a giocare con una punta. Ricordiamoci che nel primo anno quando giocavano Sanabria e Belotti – salvo per gli infortuni del Gallo – Sanabria il campo non lo vedeva mai. Insieme non giocavano mai. Il fatto delle due punte credo che lui l’abbia recepito per forza di cose.

Quando sì è trovato con un Sanabria reduce dalla doppia cifra ed un Zapata che nonostante la soglia dei trentaquattro anni è un giocatore di caratura, di personalità, di spirito…evidentemente non poteva che provare a farli provare a giocare insieme. Ma lì sono emerse alcune difficoltà».

THE DAY AFTER, IL GRANDE TORINO DOPO IL GRANDE TORINO – «Siamo partiti dal 4 maggio 1949. Da quel che è successo quando i ragazzi del Grande Torino partirono da Lisbona…lo scalo a Barcellona, Superga, fino ad arrivare al 1965. Abbiamo trovato un editore che è Luca Turolla di Bradipo Libri che ci ha dato grande mano, nel senso che ci abbiamo messo una vita, ma alla fine siamo riusciti a reperire del materiale che secondo me è veramente interessante».

DA DOVE NASCE L’IDEA DEL LIBRO – «Il primo libro (con Savasta, ndr) lo abbiamo scritto sulla storia del Torino prima del Torino. E abbiamo scoperto che il Torino esisteva già prima. Il secondo lo abbiamo scritto sul Filadelfia, ma su quello che c’era prima del Filadelfia…ci siamo fermati al giorno dell’inaugurazione del Filadelfia. Qui abbiamo voluto scrivere quello che c’è dopo Superga. Ed è da lì che abbiamo cercato la documentazione».

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