Le 8 gaffe memorabili dei commentatori tecnici - Calcio News 24
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2016

Le 8 gaffe memorabili dei commentatori tecnici

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trapattoni

Talenti col pallone tra i piedi, funamboli col microfono in mano

Orco zio. Esiste un commento tecnico più efficace per descrivere un’azione finita male? No. Tanti bei giri di parole, conditi da riferimenti da intenditori e da gergo tecnico, scompaiono solo al confronto. Orco zio rende di più, soprattutto se detto da Giovanni Trapattoni, al secolo il Trap.

APPENDI LE SCARPE AL CHIODO – Quando arriva il momento di appendere le scarpe al proverbiale chiodo un calciatore ha davanti un bivio: o resta nel mondo del pallone o scappa via lontano. A quel punto c’è chi apre un ristorante, una linea di abbigliamento dal nome tamarro e c’è anche chi alleva le mucche nelle pampas. Dall’altro lato c’è chi non riesce proprio a lasciar scorrere quel pallone una volta per tutte. Ma, anche ponendo il caso che uno scelga di restare nel mondo del calcio, rimane un cruccio: niente può ripagare anni di sacrifici e di allenamenti come la possibilità di tirare giù santi e Madonne dopo un retropassaggio sbagliato di Montolivo. Quella è l’essenza del calcio: il commento da bar, le cose che scappano anche se non andrebbero dette, l’imperfezione che resta indelebile nella memoria e diventa una poesia. Ecco le 8 gaffe memorabili di ex calciatori ed allenatori, divenuti ancor più funambolici una volta impugnato il microfono.

APRO UNA PICCOLA PARENTEJosè Altafini ha trovato nell’Italia calcistica il terreno fertile per far esplodere tutto il proprio talento: non quello che gli ha permesso di mettere a segno più di 200 gol con le maglie di Milan, Napoli e Juventus nell’arco di quasi vent’anni, non quel talento. Con Altafini le partite non conoscono fasi di stanca, non contemplano momenti di noia. In un Fiorentina – Juventus di qualche anno fa, nelle vesti di commentatore tecnico di Sky, Josè iniziò ad urlare a gran fiato: «Iaquinta! Attenzione amici, Iaquinta!». Peccato che l’ex bianconero si trovasse a centrocampo, da solo, con otto difensori avversari davanti e col resto dei compagni ancora in area a difendere. Ma non fa niente, in quel momento serviva entusiasmo e Altafini non poteva tirarsi indietro. Come quella volta in cui, tra voglia di parlare e macabri riferimenti alla medicina legale, l’ex attaccante brasiliano si lasciò scappare un memorabile: «Scusate, apro una piccola parente».

FUORI TEMPO MASSIMO – Forse i numeri di Salvatore Bagni non impressionano tanto quanto quelli di Altafini, parlando di mera statistica, ma quando si tratta di affiancare un telecronista l’ex centrocampista del Napoli non ha niente da invidiare a nessuno. L’abilità di iniziare una frase parlando di Messi e di finirla trovandosi a ragionare della situazione politica del Gibuti, senza saper spiegare come sia successo, è prerogativa dei migliori. E gli esempi sarebbero infiniti: Messi che gioca “puzza avanzata”, Stankovic che ha la continuità nel “cercare il pallone di sbagliare”, e altri grandi successi. Niente però potrà mai sopravanzare il commento al gol di Pepito Rossi contro gli USA:  «Fuori tempo massimo! Guarda guarda, facciamo PiPirlo! Guarda cosa fa: ha la luciditade di vedere Rossi in mezzo all’area, poi poi poi ci va la qualità anche. Tocca di sinistro lui, inconclude di destro Rossi, però tutti vanno ad abbracciare Pirlo». Una vera fotografia dell’azione.

TROPPO TECNICOFulvio Collovati, nei primi anni ’80 in concomitanza con un periodo buio della storia del Milan, attirò su di sé le ire rossonere passando ai rivali cittadini dell’Inter ma, non contento, l’ex difensore ha deciso più di recente di farsi odiare da una Nazione intera: la Grecia. In occasione del commento tecnico della sfida tra la Russia e la Grecia stessa, durante Euro 2012, Collovati si lasciò andare ad una disamina probabilmente troppo densa di tecnicismi e persino pretenziosa per gli ascoltatori: «Una squadra di merda, la Grecia è una squadra di merda». Lo stesso Collovati spiegò successivamente come il suo parere fosse, alla fine, solo un modo per sottolineare quanto la partita fosse priva di spunti. Il messaggio era sicuramente arrivato, forte e chiaro.

SVIZZERA IMPIETOSA – In Svizzera, si sa, non ne fanno passare una. Stefano Eranio, ex centrocampista di scuola genoana che ha diviso la carriera tra i rossoblu, il Milan e l’esperienza inglese al Derby County, ha vissuto in prima persona l’intransigenza degli svizzeri pagando addirittura col licenziamento una frase poco felice scappata commentando l’operato di Rudiger in Bayer Leverkusen-Roma: «I giocatori di colore, quando si trovano sulla linea difensiva, molto spesso commettono certi errori perché non sono concentrati. Sono potenti fisicamente, ma quando c’è da pensare spesso e volentieri fanno questi errori». La RSI non perse tempo: nemmeno il tempo che Eranio finisse di parlare che fece partire la lettera con tanti saluti nei confronti dell’ex centrocampista.

LA RETROGUARDIA – Da talentuoso attaccante a tecnico energico e carismatico, Paolo Di Canio ha saputo reinventarsi ancora nel ruolo di istrionico commentatore, attento osservatore della Premier League. E proprio nel commentare il campionato inglese, una disfatta interna del Tottenham contro il Liverpool, Di Canio individuò il vero problema della retroguardia degli Spurs, un problema di coraggio da parte dei due difensori del club londinese di fronte all’attacco dei Reds: «Nessuno dei due centrali va a prenderlo nel sedere» fu l’attenta osservazione dell’ex attaccante di Lazio e Juventus, ormai perfettamente integrato nei severi meccanismi del calcio inglese.

ORCO ZIO – Quando riesci a tirar fuori qualcosa da citare ogni volta che apri bocca, anche per dire la cosa apparentemente più banale, significa che hai una marcia in più e che pensarti solo come tecnico od ex calciatore significa farti un torto. Giovanni Trapattoni è diventato un creatore di linguaggio, un rivoluzionario della lingua, non solo italiana, senza avere nessuna pretesa di farlo. Quando tutti pensavano che l’ormai leggendario “Strunz” fosse l’apice, quando tutti erano fermi ai proverbi reinventati ed alle metafore ardite, il Trap ha saputo andare avanti, molto avanti. Ecco che l’appuntamento con le sfide della Nazionale, una Nazionale da più parti indicata come povera di talenti, ha trovato nuova linfa nei «Sì sì sì sì sì» e nei «Porca puttana» con cui Trapattoni accompagna ogni azione degli azzurri. Un accompagnamento che, in caso di sconfitta, può diventare anche drammatico.

NON HO L’ETA’ – Anche nel calcio inglese abbondano i mostri sacri che, una volta lasciati campo e panchina, hanno scelto di dedicarsi all’arte del commento e dell’analisi. Kevin Keegan, forte delle sue 230 presenze con la maglia del Liverpool e di una carriera di allenatore che lo ha visto anche guidare l’Inghilterra, ha voluto ad esempio trasmettere tutta la propria conoscenza ad uso e consumo di chi è arrivato dopo di lui:  «I giocatori che adesso hanno 33 o 34 anni avranno 36 o 37 anni quando arriveranno i prossimi Mondiali, se non staranno attenti». Quindi occhio, un atleta non dovrebbe permettersi certi eccessi. Un vero maestro del nonsense, Keegan, capace di mandarti in fumo il cervello in pochi istanti: «La Germania ha un solo giocatore al di sotto dei 22 anni, e ha 23 anni» o «Non penso che ci sia mai stato qualcuno più grande e più piccolo di Maradona».

O ITALIA O SPAGNA – Glenn Hoddle, leggenda del Tottenham e CT inglese dal ’96 al ’99, dal canto proprio, ha recentemente deciso di avallare l’usanza italiana di naturalizzare talenti: «Morata mi piace, l’ho visto qualche anno fa in Inghilterra – Italia». L’ex uomo simbolo degli Spurs si è preso a cuore i problemi di Conte: dopo Eder, Thiago Motta e Jorginho la Federazione potrebbe mettere le mani sull’ex attaccante del Real che, a quanto pare, avrebbe già collezionato una presenza in azzurro.

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