2014

Trapattoni: «Conte sulla mia strada. Lazio e Udinese? Vi spiego…»

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L’ex ct dell’Irlanda ha parlato del tecnico bianconero e delle sue opzioni per il futuro.

JUVENTUS CONTE TRAPATTONI – Venne accolto il 5 novembre 1991 da Giovanni Trapattoni, che era tornato alla Juventus per il suo secondo ciclo: si tratta di Antonio Conte, di cui l’esperto tecnico ha parlato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”: «Sicuro che mi rivedo in Antonio. Soprattutto per come è attento nella preparazione delle partite. Se non si offende mi sembra proprio sulla mia strada… Giocava nel Lecce, lo seguivamo da tempo. Era duttile e intelligente. Una forza della natura nella fase difensiva e in quella offensiva: non è un caso che sia diventato allenatore. Giocando in mezzo capisci meglio le dinamiche di tutti i reparti. Si capiva che sarebbe diventato allenatore? Lui ne aveva tutte le caratteristiche come altri miei ragazzi, vedi Gasperini».

PROLUNGAMENTO – L’ex commissario tecnico dell’Irlanda ha parlato anche del possibile rinnovo di contratto del suo ex centrocampista, ora vincente condottiero dalla panchina: «Esiste lo stile Juve che richiede equilibrio, concretezza e valori etici e comportamentali. E poi è anche una scelta tecnica, perché ha dimostrato di vincere e non sedersi sugli allori. Un’ottima scelta. Lui se lo merita. Lui Ferguson italiano? Mah, in Italia siamo italiani… e creativi. Mentre in Inghilterra e Germania la tradizione è importante, prima di cambiare ci pensano due volte. Noi siamo sempre in cerca di cose nuove. E poi è diversa la struttura delle società: da noi c’è un proprietario che decide, non un consiglio d’amministrazione. Diciamo che un allenatore padre-padrone, alla Ferguson, è molto difficile».

ATTEGGIAMENTO – Trapattoni ha parlato poi dell’atteggiamento di Conte: «Rabbia? Fa parte della tensione della partita. Una tensione utile. Un perfezionismo esasperato. Anch’io con Gentile e Causio… ma non a risultato acquisito. La miglior dote? L’attenzione continua. Che ti permette di vincere ed evitare sconfitte. In cosa deve migliorare? Si migliora con l’esperienza. Non è vero che il calcio è sempre uguale. Balle. Solo il pallone è sempre rotondo. Il calcio cambia e ogni anno impari qualcosa. Per restare lì devi aggiornarti: aggiornamento meticoloso, attenzione ai particolari che cambiano la vita. Vedo troppi allenatori seduti in panchina che dicono sempre “va bene, va bene”. Ma quando mai. Per fortuna in Italia no. Moduli? Antonio ha dimostrato di essere elastico, di saper cambiare e adeguarsi».

FUTURO – Sui suoi piani futuri, invece: «Ho tante offerte che sto valutando. Pensando di non sbagliare mossa. Se avessi voluto, oggi sarei già in panchina all’Est oppure in Africa o in Centroamerica. Diciamo che penso a qualche esperienza curiosa e molto interessante. Italia? No. Avevo richieste ma… Lazio e Udinese? Non capisco come sia venuta fuori la voce dell’Udinese: non è vero. Altre sì e magari con compiti diversi da quelli dell’allenatore. Ma io non mi sento a posto né portato. Mi piace stare sul campo. Se mi propongono sei mesi da rinnovare in caso di risultati, no grazie: avrei già una panchina ma non mi interessa. Ho bisogno di un progetto, almeno biennale, per lavorare bene. E non è detto che non succeda: mai mettere il carro davanti a buoi…».

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