2016

Trapattoni: «Ranieri è un grande». E su Allegri…

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Il pallone una passione, l’allenatore un mestiere affascinante. Questi ovviamente gli argomenti dell’intervista a Trapattoni

Un esperto di calcio, chi meglio di lui per parlare di questo fantastico sport. Giovanni Trapattoni si è concesso ad una lunga intervista per il Corriere dello Sport. Eccola di seguito.

Qual è il segreto della scuola italiana?
«L’arma in più dei nostri è la minuziosa attenzione che mettono nel loro lavoro. Sono favoriti dall’avere alle spalle una carriera da calciatori di alto livello internazionale, ma come conoscenze tecnico-tattico e soprattutto come abilità nella gestione del gruppo non temono confronti. Sanno quello che bisogna fare per vincere e si adattano al Paese dove vanno».

Un po’ come ha fatto lei…
«Io ho avuto anche la fortuna di avere molti nazionali e ho avuto i risultati dalla mia parte. Sono questi che contano più di tutto il resto. L’avvocato Agnelli, quando con la Juventus non giocavamo bene, dopo la partita veniva da me e mi diceva: “Trapattoni, oggi non mi sono divertito, ma l’importante è aver vinto. Bravo”».

Conte è arrivato a 12 successi di fila in Premier League. Sorpreso?
«Antonio ha vinto con me alla Juventus e poi come allenatore si è fatto da solo, partendo dalla Serie B. In Inghilterra è arrivato dopo l’esperienza alla Juve e alla Nazionale. E’ concreto e pratico, il perfetto esempio della filosofia “Piuttosto che niente, è meglio… piuttosto” (ride, ndr)».

Ancelotti che guida la Bundesliga non è una novità.
«Dopo aver vinto tutto in Italia, ha trionfato in Inghilterra, in Francia, in Spagna e ora lo farà in Germania. Mi ha superato, senza dubbio. La sua bravura è stata quella di aver assorbito in tutte le nazioni quello che serviva senza però stravolgere il suo credo calcistico. Il fatto di essere stato uno straordinario centrocampista lo ha aiutato. Lo avrei voluto nelle mie squadre, ma non me lo hanno mai venduto».

Carrera che sta facendo così bene allo Spartak, invece, lei l’ha allenato.
«Massimo è una bella sorpresa. Da calciatore l’ho fatto esordire io e adesso sta mettendo in pratica tutto quello che ha imparato dai tecnici che ha avuto in carriera. In Russia ha dimostrato di avere stoffa».

Conte e Carrera quanto devono ringraziarla?
«Non voglio appropriarmi di meriti loro. Io ho fatto tesoro degli insegnamenti di Nereo Rocco, Liedholm e tutti gli altri. Loro magari adesso si ricordano di qualcosa che dicevo io».

Perché le nostre squadre faticano nelle coppe europee e gli allenatori italiani all’estero, anche in Champions, vincono?
«Sul mercato internazionale ci sono nazioni che possono permettersi spese che le italiane non possono fare e i miracoli li compiva solo nostro Signore. Puoi essere bravo a non far risaltare un gap economico, ma di solito chi spende di più, vince. Le idee invece gli allenatori non le comprano: o le hai oppure… La nostra è una scuola all’avanguardia».

Il prossimo “cervello” in fuga sarà Allegri?
«Penso di sì e gli auguro di trovare una società che gli dia tempo di lavorare e di dimostrare il suo grande valore perché Max è uno che può far bene ovunque. Sia che scelga la Premier League sia che vada in Spagna».

Altri allenatori italiani che le piacciono?
«Nell’ordine dico Montella, Gasperini e Di Francesco. “Montellino” è un passo avanti agli altri perché è un ragazzo eccezionale e al Milan ha fatto qualcosa di speciale. Anche Gasperini e Di Francesco però sono bravi e stanno tirando fuori il massimo dal materiale che hanno a disposizione».

Giusto dare il premio di tecnico italiano del 2016 a Ranieri?
«Claudio ha ottenuto un risultato eccezionale perché ha portato a vincere il titolo una squadra che lottava per la salvezza. Vorrei fargli i complimenti per telefono, ma intanto sfrutto questa intervista per dirgli che è stato grande».

Mancini invece è fermo dopo l’esperienza all’Inter…
«Roberto ha già vinto all’estero con il City. Lui è un fuoriclasse e non si può discutere»

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