2013

Italia, Trapattoni: «Prandelli può fare bene. Balotelli? Mi ricorda Edmundo…»

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TRAPATTONI SERIE A  – Intervenuto a Radio Rai, durante la trasmissione ‘Radio Anch’io Sport’, Giovanni Trapattoni, storico tecnico italiano, ha parlato della sua ultima esperienza da commissario tecnico: «Con l’Irlanda ci siamo lasciati in modo amichevole, purtroppo non abbiamo raggiunto gli obiettivi e si è deciso di interrompere il nostro rapporto. La difficoltà più grande è data dal fatto che la metà dei giocatori gioca nelle leghe minori e a volte non giocano nemmeno, per cui mettere insieme una squadra che avesse anche ritmo non era semplice. Molti mi hanno anche ringraziato di averli fatti giocare in Nazionale, per cui…».

MONDIALE 2014 – Al Mondiale non ci sarà, ma il Trap prevede un buon torneo da parte dell’Italia: «Credo che il Brasile possa essere una delle favorite, ma anche l’Italia può fare bene. Abbiamo creatività e genialità, e in queste manifestazioni facciamo bene: oltre ai giocatori di valore, c’è anche il senso tattico, una dote non comune a tutti. Prandelli può davvero puntare in alto. Il mio futuro? Ho molte richieste, da America e Giappone, ma non devo sbagliare la scelta. Tra un po’ di giorni avrò qualche incontro, e deciderò se andare a est o a ovest. Ma ho ancora entusiasmo, voglio andare avanti».

DIFESA – «Noi – ha proseguito – abbiamo seguito l’onda di Arrigo Sacchi, che ha vinto tantissimo. Io ai miei giocatori l’ho sempre detto: quando abbiamo la palla bisogna cercare di segnare, ma appena ne si perde il controllo la prima cosa da fare è difendersi. Ricordo ancora che vincemmo una partita con Bettega che faceva quasi da stopper».

NAZIONALI – «Molte nazionali sono cresciute: penso alla Cina, alle squadre africane e a tante altre ancora. Il calcio è cresciuto e si è evoluto, ma la differenza la fanno ancora i giocatori di qualità. In più oggi s’è raggiunto anche il massimo per quanto riguarda la perfezione tattica: l’equilibrio è fondamentale e, a volte, va anche a discapito dello spettacolo».

ITALIA – Ritorno in Italia? Molto difficile: «Nel passato ho avuto anche richieste dall’Italia, sia come allenatore che responsabile tecnico. Ho rifiutato ma il problema non è mai stato economico: ho chiesto quanto volessero darmi e ho sempre accettato. Questo lo garantisco senza dubbio. Il nostro calcio è stato ed è tra i primi quattro, piace anche se qualche volta capitano delle partite brutte».

STORIA – «A Torino, nonostante fossi un ‘giovane allenatore’, trovai un impianto già importante. Mi è bastato mettere il rossetto per rendere ancora più bella la Signora. All’Inter, invece, è stato diverso: sono andato a prendere i vari Klinsmann e Matthaus a casa, e quello scudetto è quello più gratificante. Quello che ho imparato è che per poter raggiungere i risultati bisogna ‘esportare’ le proprie abitudini, insegnadole agli altri. Alla Juventus ho avuto un presidente che mi ha fatto crescere, ma non c’è una squadra particolare a cui sono legato: le porto tutte nel cuore».

CONTE – «Conte da buon mediano sa cosa vuole, ha già fatto esperienza e farà molto bene. A Torino, poi, l’ambiente è più semplice rispetto a Roma per esempio: c’è la possibilità di chiudersi e isolarsi dalle pressioni. Detto ciò, però, in chiave Scudetto dovrà stare attento alla Roma, che sta giocando un grande calcio. Tevez e Llorente sono fortissimi e hanno dato alternative ai bianconeri».

ARBITRI – «Io sono convinto della buonafede degli arbitri, sono loro che ci mettono la faccia e quindi non ho dubbi. Sono migliorati molto, grazie anche ai confronti con giocatori e allenatori. Gli errori, se proprio, capitano all’inizio di una competizione come il Mondiale: lì ci sono arbitri da tutti i continenti, ma poi dagli ottavi alla fine restano solo i migliori».

GALLIANI &EDMUNDO – «E’ venuta fuori l’instintività del dirigente, che si è sentito offeso. Io ho avuto la fortuna di trovare Agnelli, che ha saputo darmi fiducia anche nei momenti più difficili e poi lo abbiamo ripagato vincendo altri titoli. Balotelli? Mi ricorda Edmundo. Io parlavo fino all’una o due di notte con lui, per confessarlo e capire quale fosse il problema. Lui mi diceva «si si» poi andava in campo e litigava con Batistuta e Rui Costa. Prandelli è bravo ma deve stare attento: alcuni giocatori rischiano di spezzare l’equilibrio».

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